L'assoluzione di Francesco Acerbi dopo il presunto insulto razzista verso Juan Jesus continua a far discutere. Ma perché è arrivata questa decisione da parte del Giudice sportivo? A spiegarlo nel dettaglio ci pensa La Gazzetta dello Sport, partendo dalle audizioni con la Procura FIGC in cui i due protagonisti della vicenda hanno ribadito le loro versioni: l'interista si è presentato con l’a.d. Beppe Marotta e il legale del club Angelo Capellini, mentre il brasiliano ha voluto compiere questo percorso da solo, appoggiandosi solo al suo agente Roberto Calenda e senza ritenere necessaria l'assistenza di un avvocato del Napoli.

A determinare l'assoluzione di Acerbi, ribadisce la rosea, è stata la mancanza di indizi, più che di prove. "È chiaro che se fosse stato trovato un audio o un video in grado di accertare l’insulto razzista del nerazzurro, si sarebbe immediatamente proceduto con le «almeno dieci giornate di squalifica» previste nell’articolo 28 del Codice di giustizia sportiva sul “comportamento discriminatorio” - si legge -. È vero pure che in passato ci sono stati dei casi - quello di cui si parla più spesso in questi giorni è la squalifica di Santini del Padova per gli insulti razzisti a Mawuli della Sambenedettese - in cui il gesto discriminatorio è stato punito con dieci turni di stop anche in assenza di prove certe, ma c’era quantomeno un indizio, come la testimonianza di un compagno". Fattori che nel caso Acerbi invece son del tutto mancanti. Ecco perché, giuridicamente parlando, l'assoluzione del centrale dell'Inter è giustificata, conclude la Gazza

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Sezione: Copertina / Data: Ven 29 marzo 2024 alle 15:45
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
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