Credo sinceramente che se Sabatini entrasse dal mio fruttivendolo, la mattina dopo qualcuno si prenderebbe la briga di inventarsi che l’Inter vuole comprare non solo il negozio, se possibile tutta la via. Ormai siamo arrivati, di fatto, a questo. Esempio, senza nemmeno andare troppo lontano nel tempo; viene avvistato Ramadani a Milano e, immantinente, c’è chi cerca di montare un inesistente duello di mercato col Milan per Nicola Kalinic, modello sfida all’OK Corral mica pizza e fichi a proposito di fruttivendolo e già che ci siamo pure di panettiere. Il potente procuratore serbo di origini turche cura gli interessi del centravanti viola ma in realtà, sotto la sua ala, l’Inter annovera tre dicansi tre giocatori neppure di secondo piano; Handanovic, Jovetic, Perisic. E mi vien difficile pensare che Ausilio abbia chiacchierato con Fali del ragazzone croato - poi, per carità, tutto è possibile nel fantasmagorico mercato ricco di colpi di scena teatrali - e non del futuro degli atleti attualmente in rosa destinati, a fronte di offerte importanti o giudicate congrue, a lasciare Appiano Gentile. Se con rimpianti o meno questo sta alla percezione che ciascuno di noi ha del pallone; a me, opinione personale pertanto assolutamente confutabile, spiacerebbe un pochino per Ivan - comunque troppo discontinuo ed il cui atteggiamento non mi è proprio piaciuto -, meno per Samir – che non ha mai pienamente convinto i tifosi, pur essendo uno dei top five europei tra i pali (sulle uscite stendiamo un velo) -, zero per Jovetic - del suo periodo milanese ricordo solo malumore e malcontento creati nello spogliatoio, scommessa mancata di Roberto Mancini che sul montenegrino aveva puntato forte ricevendo in cambio poco o nulla. Così, mentre altri club si muovono in maniera incessante e compulsiva durante questo inizio di mercato, la calma apparente che circonda l’Inter pare provocare una sorta di nervosismo in chi deve, per contratto, trovare ogni giorno qualcosa di credibile da raccontare. Il concetto è in realtà molto semplice; nessuno, davvero nessuno sembra, sa e conosce realmente le mosse che Sabatini, Spalletti ed Ausilio stanno concertando. Di qui la necessità di accostare un nome nuovo ogni 12/24 ore; almeno si può parlare, sempre dei si dice e si racconta, intendiamoci, ma si può parlare. A parte il discorso mercato, la seconda cosa che spiazza chi segue i nerazzurri da tempo, abituato di default a gole profonde e a sapere quando e quante volte faceva pipì tizio o caio, è il fair play finanziario; segreto di Pulcinella, F.C. Internazionale entro il 30 giugno deve coprire una trentina di milioni per pareggiare il bilancio e poter operare con una certa libertà (a me sembra meno ma dovrei stare a far di conto e c’è un caldo tremendo). Che non significa dal primo luglio compriamo Cristiano Ronaldo come sentito qua e là. Cristiano Ronaldo l’Inter attuale non può permetterselo per una questione di fatturato, costi e ricavi. Così, quando leggo interviste rilasciate a muzzo in cui si spinge Suning di acquistare grandi calciatori non so se ridere o piangere; evidentemente c’è ancora chi, nonostante questi anni figli di gestioni disgraziate dal punto di vista economico, non ha capito come funziona il FFP e sogna Messi. Pure io lo sogno, con la consapevolezza che non si può comprare; quindi evito di parlarne, discorso fine a se stesso e non in linea con la realtà attuale del club. Se non si afferra questo piccolo particolare allora è inutile chiacchierare di mercato. Se non si afferra questo piccolo particolare si continua a blaterare del nulla cosmico seguendo un’aria non informativa che di tanto in tanto ammorba Appiano Gentile e di cui la nuova proprietà vorrebbe liberarsi definitivamente. Chiunque oggi sia il proprietario dell’Inter, compreso Bill Gates che con i suoi 86 miliardi di dollari di patrimonio personale stimato è l’uomo più ricco del pianeta Terra, deve operare seguendo determinati parametri. Se si comprende bene, il concetto non è complesso e lo ha afferrato perfino mio nipote Andrea di anni sette; a chi non ha ancora compreso e fantastica sparando nomi irraggiungibili peccato per lui, al massimo posso consigliare una rapida lettura al regolamento del FFP - si trova gratis su internet - ed un corso di aggiornamento in economia e finanza a livello elementare. Ricordando che il tifoso ormai l’anello al naso non l’ha più e certi spottoni elettorali, a vantaggio di chi non si capisce, servono a riempirsi la bocca ma hanno valenza fattiva zero. Detto ciò – e sperando comunque in qualche bella sorpresa durante luglio - la calma con cui i dirigenti nerazzurri stanno gestendo l’attuale situazione mi fa pensare a due ipotesi: la prima è che Jindong sia in realtà milanista o juventino, vedete Voi, e che stia operando per cancellarci dalla faccia della terra. La seconda è che l’Inter abbia già sistemato il tutto e dorma sonni tranquilli, dall’alto della consapevolezza del non aver problemi. Facciamo che la prima la scarterei, non si sa mai qualcuno legga queste righe e ci creda davvero, a volte l’ironia scatena problematiche esistenziali. Ultimo punto è l’atteggiamento di Luciano Spalletti; quest’uomo (a me piaceva prima, piace ancora di più adesso) parla di Inter come se fosse nato nerazzurro. Esprime concetti che quelli con la puzza al naso potranno dire…sì, ma lo fa per portare i tifosi dalla sua parte, cosa credi, è un professionista e sai cosa gliene frega. Per lui Inter, Roma, Juve, Milan o Napoli è lo stesso, dipende da chi lo paga…Ussignur, inappuntabile come ragionamento; di certo lo stipendio percepito potrà anche stimolare il buon Luciano a promuovere la causa nerazzurra, ma ci sono concetti che o li hai dentro o no. Quando sento Spalletti dire che i suoi giocatori li martellerà fino all’esaurimento sul concetto di appartenenza, quando lo sento dire che i Murillo o i Brozovic devono smettere di pensare da Murillo o Brozovic e cominciare a farlo da Inter, mi rendo conto che ci ha messo un nanosecondo a capire che questi non sono una manica di incapaci ma ragazzotti che l’anno scorso da uno a dieci si sono impegnati zero. Finalmente uno che parla chiaro, uno che non protegge i giocatori - multimilionari nascosti al pubblico ludibrio anche a fronte di prestazioni indecorose, che la colpa è sempre dell’allenatore, loro al massimo si fanno selfie ai piedi – che vuole trasformare un insieme di guitti in un gruppo di attori protagonisti. Anche se non ne aveva bisogno, vista la stima che ho sempre nutrito nei suoi confronti, Spalletti ha trovato un tifoso in più. In attesa dell’inizio del nostro mercato, lontano assai dalle attuali storie che somigliano più ad una soap opera che alla realtà nuda e cruda. Amatela, sempre. E buona domenica a Voi!
Sezione: Editoriale / Data: Dom 25 giugno 2017 alle 00:00
Autore: Gabriele Borzillo / Twitter: @GBorzillo
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