L'Inter e l'inverno, un binomio piuttosto problematico negli ultimi anni. Sul campo, i nerazzurri non son sfuggiti alla regola neanche in questa stagione, con un dicembre risoltosi in un mezzo disastro dopo il roboante successo sul Chievo di inizio mese; alla vigilia dell’Epifania, la prova opaca di Firenze, con annessa beffa subita proprio quando la testa dei nerazzurri sembrava finalmente riemergere a pelo d’acqua. Impantanarsi nella prima pozzanghera, che potrebbe essere qui riconosciuta nella sfida di Coppa Italia col Pordenone così come nella successiva sconfitta con l’Udinese, è un qualcosa in cui i nerazzurri si son dimostrati i soliti maestri. Come spesso accade, però, sopra le pozzanghere c’è un cielo che minaccia altra pioggia: le peripezie cui Sabatini e Ausilio son costretti sul mercato, quando pescano invano nel forziere nerazzurro, suonano a molti come brutti segni, nefasti presagi di un rafforzamento che rischierebbe di essere frenato ancora per numerose finestre di mercato.

L’Inter, insomma, ha trasformato ancora la pozzanghera in un pantano, ed ora è chiamata a uscirne da un duplice punto di vista. In campo, prima di tutto, ché la classifica va ravvivata e quale migliore occasione, per farlo, della sfida a una Roma che in forma non è. Negli hotel, in sede, sui cellulari, si lavora poi per smuovere ulteriormente il gruppo di Spalletti, nella speranza di completarlo e sferzarlo con le più opportune acquisizioni che l’Inter possa permettersi in tempi di vacche magre. I due piani – superfluo dirlo – si compenetrano o, perlomeno, la resa tecnica dei prossimi mesi risentirà inevitabilmente di quanto accadrà e non accadrà in queste ultime due settimane di mercato. Orecchie più possibili lontane dal soave canto delle sirene, però, e priorità al campo, come troppo spesso ci si dimentica di fare.

L’ingresso in pianta stabile di Joao Cancelo nel’undici titolare, con D’Ambrosio che pare destinato a restare ai box anche in occasione della sfida ai giallorossi, sembra aver consegnato a Spalletti un’arma insperata e una variante tattica non di poco conto. Dopo anni di terzini fatti di fisico, corsa e non poche amnesie, il portoghese è tornato a mostrare che la qualità può essere un’opzione fin dalla linea difensiva. Al di là delle grandi porzioni di campo che troppo spesso Cancelo si lascia ancora dietro le spalle, i suoi piedi raffinatissimi rappresentano senz’altro un dato eccentrico rispetto al comune compitino che ormai eravamo soliti attenderci da parte di un laterale difensivo. Desta qualche problema la sua non rodata affinità con Candreva, resa ancor più difficile dalla tendenza naturale che porta l’azzurro ad arare la fascia in solitaria, non consentendo pressoché mai la sovrapposizione a chi gli sta dietro. Ecco, dunque, la scelta di Joao Mario contro la Fiorentina, ecco il grosso limite da superare per consentire all’Inter di godere appieno delle notevoli capacità tecniche di Cancelo, quando il portoghese arriva come un treno e mette in mezzo palloni sempre velenosi: Candreva deve, insomma, ricordarsi com’era bello quando a inizio carriera agiva per vie centrali, trovando la porta con enorme frequenza e non ostinandosi a una prova di continue corse da bandierina a bandierina. In attesa che questo meccanismo sia sgrossato e migliorato, ciò che Cancelo può dare senz’altro nell’immediato è un enorme apporto in termini di palleggio e qualità: anche quando viene dentro il campo, l’ex Valencia sa essere utile, cercando sempre il dai e vai con un centrocampista e scegliendo sempre di far correre la palla e insieme i suoi piedi, senza per forza pretendere di correre palla al piede.

Questo passaggio, secondo chi scrive, è cruciale: la nuova svolta dell’Inter non può che passare dalla qualità. Lo suggerisce il curriculum di Spalletti, da sempre fautore di un calcio che arrivi al risultato tramite la superiorità qualitativa, lo impone il campo, laddove si è tornati a segnare troppo poco per non ritenere che una decisa variazione sul tema finirebbe per giovare enormemente all’incisività offensiva. In qualche modo, questa sembra essere anche la convinzione di chi la squadra nerazzurra ha il potere di farla e disfarla: al netto del necessario arrivo di Lisandro Lopez a completare la difesa, infatti, tutti i profili cercati dall’Inter in questo mese di gennaio si muovono tra centrocampo e attacco e hanno nelle proprie corde la qualità. È in quest’ottica lodevole ogni disperato tentativo che Sabatini farà per portare a casa Ramires, che sa abbinare alla tecnica un’andatura di prim’ordine; sarà cosa buona e giusta se Ausilio riuscirà a pescare un jolly offensivo in una spagnola, giocandosi le carte Brozovic e Joao Mario.

Soprattutto, però, appare particolarmente significativo il forcing intenso, e per nulla banale, che la dirigenza interista sta operando sul Barcellona per strappare un diritto di riscatto equo su Rafinha. Se il brasiliano davvero sta in piedi, come i blaugrana hanno voluto dimostrare inserendolo nel finale del derby di coppa con l’Espanyol, il suo sinistro e la scuola da cui proviene potranno senz’altro rappresentare un enorme passo sul sentiero della qualità. La trattativa, peraltro, stupisce anche per un'altra ragione: l’Inter non insiste a caso per limare la cifra del riscatto, ma pare davvero decisa a puntare sul brasiliano per gli anni a venire, una volta che questi avrà dimostrato che i suoi numerosi problemi fisici son meri compagni di merende della sfiga, e non sintomi di un suo particolare affetto per l’infermeria. Pensare al futuro anche quando si cerca in tutti i modi di tappare le falle del presente è segno di lungimiranza, e la lungimiranza è sempre intelligente, soprattutto se – come in questo caso – guarda alla qualità. A Rafinha, per ovvie ragioni, dovrà necessariamente accompagnarsi qualche arrivo più ‘qualificato’, su cui si posa contare sin da subito senza troppi patemi. Il profilo del verdeoro, più degli altri, mostra però che c’è speranza e respiro lungo quantomeno nelle idee, in attesa di capire bene quanto sarà piena la cassa negli anni a venire. Uscire dal pantano, insomma, è un’esigenza, ma poi c’è modo e modo di proseguire. Si può continuare a camminare sulla stessa via malmessa, rischiando di incappare nell’ennesimo fosso, oppure cambiare strada con un occhio al futuro. L’Inter pare decisamente orientata alla seconda opzione, e tanto basta per essere meno pessimisti di ieri.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 19 gennaio 2018 alle 00:00
Autore: Antonello Mastronardi / Twitter: @f_antomas
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