C'è uno sport particolarmente praticato in Italia, che vanta un numero di appassionati superiore addirittura al calcio: lo sminuire i meriti dell'Inter. Attenzione, qui non si parla solo dell'Inter attuale, giusto per evitare i prevedibili attacchi di quelli che ti danno del piangina o complottista. No, qui parliamo di una tendenza radicata, con alle spalle anni e anni di storia.

Ripensando all'alba dell'Inter vincente, impossibile dimenticare gli attacchi a Mancini ("Eh ma in Europa non vince mai") e perfino a Mourinho ("E' solo catenaccio moderno"). Sfrangiando il racconto di ulteriori dettagli (ci vorrebbero 725 editoriali per completare il quadro) e saltando avanti di qualche anno, ecco che si arriva all'Inter di Spalletti.

Una squadra che stasera si giocherà un'ulteriore fetta di credibilità al cospetto di una signora formazione come la Sampdoria. Finora, si è parlato nell'ordine di: fortuna; rigori col Var; San Palo; zona CesarInter; Sant'Handanovic. Meriti? Macché. Al limite qualcuno viene dato a Spalletti, ma per il resto pare che i nerazzurri siano lassù per grazia ricevuta.

Dai voti nelle pagelle ai salotti post-gara, passando per le immancabili interviste a ex giocatori, ex allenatori, approfondimenti tattici e puntualizzazioni varie: pochissimi sono i messaggi corretti che nascono da coloro i quali incidono nel pensiero comune. Eh già, perché anche i votanti del nostro Pallone d'Oro Nerazzurro – verosimilmente in grandissima quantità interisti – confermano la tendenza. Al momento di redigere questo editoriale, i voti totali sono 1121. Il miglior nerazzurro nella sfida del San Paolo, secondo i votanti, risulta essere Handanovic con il 38,18%. Secondo Skriniar col 31,58%. A seguire Candreva (12,04%) e Vecino (10,35%).

Poi vai a rivedere le famigerate parate di Handanovic e viene fuori che quella sul tiro di Callejon non è così straordinaria (forse, addirittura, la conclusione dello spagnolo era fuori dallo specchio) e la respinta corta serve a Mertens una facile palla-gol poi sventata dallo stesso numero 1. Poco prima, il buon Samir aveva regalato un angolo ai partenopei con una dinamica che fa tornare in mente l'autorete nel derby. La reale parata decisiva, quindi, risulta essere quella su Miranda, che va in anticipo su Mertens e rischia l'autorete. Il precedente tiro di Zielinski, infatti, era stato potente ma piuttosto centrale.

Certamente una buona prova quella dello sloveno, ci mancherebbe. Ma da qui a dire che l'Inter sia uscita indenne dal San Paolo solamente per le parate di Handanovic (concetto forzato ad arte da Sarri nel post-gara e propagatosi poi dai media fino agli stessi tifosi interisti) è falso. Falsissimo. L'aspetto antipatico che viene a galla è l'evidente intendimento di gonfiare i meriti del portiere non per simpatie specifiche verso quest'ultimo, ma per rimarcare ancora di più le presunte mancevolezze di squadra. Ne deriva, quindi, la solita sintesi tesa a sminuire i meriti dell'Inter. Che quando perde, perde punto e basta. E quando fa risultato ci riesce così, un po' a caso.

Madrid, 22 maggio 2010: Bayern-Inter 0-2. Milito, Milito. "Sì, va beh... Senza Milito sarebbe finita 0-0!". E gli appassionati, di questo sport particolarmente praticato in Italia, aumentano.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 24 ottobre 2017 alle 00:00
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
vedi letture
Print