“Help, I need somebody. Help, not just anybody. Help, you know I need someone. Help!”. Era il 1965 quando quattro ragazzi provenienti da Liverpool regalarono al pubblico questo singolo che raggiunse la vetta di numerosissimi Paesi nel mondo (come molti altri di questo gruppo, i Beatles), ma queste parole sono tornate d'attualità nella conferenza stampa di ieri ad Appiano. A 'cantare' non c'era John Lennon, ma Xherdan Shaqiri che con altri termini e in un'altra lingua ha trasportato la richiesta d'aiuto ai giorni nostri inoltrandola, indirettamente, allo stato maggiore nerazzurro.

“Un paio di nuovi innesti di livello ci aiuterebbero”. Con queste parole lo svizzero esemplifica e rende chiaro quello che servirebbe all'Inter per tornare competitivi l'anno prossimo. È quantomeno singolare come Shaq sia il secondo ad invocare rinforzi per la prossima stagione e che quelli che l'hanno fatto sono due nuovi arrivi del mercato invernale (il primo fu Brozovic che ne chiese 5 di innesti. Anzi, 4 più il vero Kovacic). È come se il fatto di essere arrivati 4 mesi dopo l'inizio della stagione permetta a Shaqiri e Brozovic di rendersi conto di quello che manca a questa rosa per farlo notare a tutti nella speranza che qualcuno possa recepire il messaggio e agire di conseguenza per riportare l'Inter in zone più nobili della classifica. Esulando dalle parole di Shaqiri, o meglio, dal fatto che le abbia dette lui, è ormai stato sdoganato il fatto che la rosa dell'Inter di questa stagione non sia quella che tutti auspicavano. Questa cognizione, però, è arrivata troppo tardi con una squadra al decimo posto in classifica che dovrà giocare una delle stracittadine con meno appeal degli ultimi anni (peggio forse quello pareggiato 1-1 con le reti di Schelotto ed El Shaarawy nell'ultimo anno di Stramaccioni). Troppo tardi ambiente e tifosi hanno appurato che buona parte della stagione negativa dei nerazzurri è imputabile alla qualità della rosa, ma adesso è da capire se il reale problema è il livello tecnico o la mentalità dei giocatori.

I limiti a livello tecnico di alcuni elementi della rosa sono evidenti, ma quello che più preoccupa guardando e analizzando la stagione nel complesso è la scarsa attitudine mentale a rimanere ad alti livelli: nelle gare che potevano imprimere una svolta alla stagione (si pensi all'andata con il Parma che poteva essere la terza vittoria consecutiva dopo Cesena e Sampdoria o al doppio confronto con il Wolfsburg) è mancato quello scatto che non dipende dai mezzi tecnici dei giocatori, ma dalla testa. È mancata l'abitudine di molti elementi della giovane rosa dell'Inter a sopportare la pressione di un determinato tipo di gare ed è mancata, anche negli elementi di spessore, la capacità di prendere per mano la squadra e guidarla. Per intenderci, in queste partite all'Inter è mancato l'Higuain che con gol e assist risolve la partita a favore del Napoli, il giocatore con il carisma necessario per tranquillizzare i compagni e caricarli di energia positiva allo stesso tempo. Qui l'Inter deve agire da giugno in poi.

Non si deve pensare al mercato come a una raccolta di figurine da attaccare sull'album, ma al momento in cui aggiungere quelle qualità che nella rosa attuale non ci sono. È quello il tipo di top player a cui fa riferimento Shaqiri, quello che possa togliere pressione dalle sue spalle facendolo diventare da uomo chiave un comprimario di primissimo livello nell'ottica di alzare il livello medio della squadra. A questo gruppo servono leader silenziosi, servono personalità forti che sappiano toccare le giuste corde nelle partite che contano. È questo il tipo di giocatore che prima Brozovic, poi Shaqiri hanno invocato e, prima che a questi due si aggiungano altre richieste d'aiuto, sarebbe il caso di dar seguito a queste invocazione e far sì che a urlare Help siano quei quattro ragazzi provenienti da Abbey Road, non da Appiano Gentile.

Sezione: Editoriale / Data: Sab 18 aprile 2015 alle 00:00
Autore: Gianluca Scudieri / Twitter: @JeNjiScu
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