Eppure Zhang era "sicuro che in campo la squadra saprà dimostrare lo spirito combattivo e la perseveranza che deve contraddistinguere l'Inter, uno dei club più prestigiosi del mondo". Questo il primo messaggio motivazionale della stagione inviato dal neo proprietario dell'Inter alle truppe nerazzurre. "Dobbiamo tutti insieme mostrare il nostro temperamento da combattenti": diktat condiviso - come veniva reso noto dal sito del club - con giocatori e staff da Zanetti, per essere certi che i concetti principali arrivassero anche alla squadra. Nel consegnare il messaggio, però, il vice president dell'Inter deve essere entrato nello spogliatoio sbagliato del Bentegodi, visto che gli unici combattenti scesi in campo sono stati quelli in maglia gialloblu, mentre tra gli uomini di De Boer si è visto l'atteggiamento opposto di quello invocato dalla proprietà. Ci sono poi i tifosi che hanno combattuto da casa: resistere alla tentazione di spegnere il televisore e vedere lo scempio fino al 90', questa sì che è la vera impresa.

Per fomentare uno spirito battagliero forse Zhang avrebbe fatto meglio a recapitare a ogni singolo uomo una copia di un piccolo libricino cinese risalente al VI secolo a.C., "L'arte della guerra", attribuito al generale Sun Tzu, un trattato famoso nell'ambito delle filosofie orientali e applicato per la conduzione e la strategia di molte aziende di caratura internazionale (supponiamo quindi anche Suning), le cui nozioni possiamo rivisitare anche in chiave calcistica e nerazzurra; pare infatti che dalla lettura di questo libro abbiano tratto ispirazione molti grandi personaggi del passato tra i quali Napoleone Bonaparte, Mao Zedong, il generale Douglas MacArthur e José Mourinho.

"La guerra è di somma importanza per lo Stato: è sul campo di battaglia che si decide la vita o la morte delle nazioni, ed è lì che se ne traccia la via della sopravvivenza o della distruzione. Dunque è indispensabile studiarla a fondo". Appena dodici giorni di lavoro a disposizione di De Boer per preparare la sua prima battaglia in campo italiano. Un tempo che, come si è visto, non è stato sufficiente per conoscere al meglio la propria rosa, mandare in campo una formazione adeguata, studiare e saper fronteggiare i pericoli e le insidie di un Chievo da sempre ostico in casa propria. Poteva andare peggio, se Ranocchia e D'Ambrosio avessero giocato discretamemente convincendo De Boer a schierarli in pianta stabile.

Zhang saprà inoltre che la strategia di ogni partita (e del futuro di un'annata) va preparata mediante "cinque elementi fondamentali" e che "chi li padroneggia, vince; chi non se ne cura, è annientato". Questi sono il Tao, il clima, il terreno, il comando e la dottrina. 1) "Col termine Tao, intendo tutto ciò che induce il popolo ad essere in armonia coi suoi capi, per la vita e per la morte, sfidando anche il pericolo estremo". Quanta sintonia c'è oggi tra il pubblico interista e chi è al comando del club? E tra i giocatori e il loro allenatore? In questo momento direi davvero poca, visti i cambi repentini di questa estate, i molteplici dubbi all'orizzonte e la distanza di provenienza geografica tra i vari reparti del club. C'è ancora tempo per rinsaldare l'unione, con Suning chiamato a battere almeno un altro colpo in questi ultimi giorni di mercato e De Boer che dovrà dare stimoli e nuove certezze al suo gruppo. Per fortuna l'olandese parla quattro lingue, anche se nessuna di queste è l'italiano.

2) "Col termine clima, intendo l'azione complessiva delle forze naturali: il freddo in inverno, la calura in estate e la necessità di condurre le operazioni in armonia con le stagioni". Ogni azione esige il suo momento, siamo sempre lì: si può cambiare tecnico a meno di due settimane dal primo impegno ufficiale della stagione? Una prima risposta l'ha data il campo. 3) "Col termine terreno, intendo la distanza, e se il territorio da percorrere è agevolo o arduo, se è ampio o ristretto, e le eventualità di sopravvivenza o di morte che offre". De Boer deve trovare la strada giusta nel tempo più breve possibile se vuole riportare la sua squadra in Champions League, obiettivo prioritario del club anche quest'anno. La Juve per ora resta irraggiungibile, ma le chance di potersela giocare alla pari con Roma e Napoli ci sono tutte: questa Inter non sarà una Ferrari ma non è nemmeno la vecchia 500 di Mancini.

4) "Col termine comando, intendo le qualità di saggezza, rettitudine, di umanità, di coraggio e di severità del generale". Doti applicabili ai migliori allenatori e con queste è chiamato a confrontarsi l'olandese, che dal debutto negativo contro il Chievo può solo aver imparato. 5) "Col termine dottrina militare, intendo l'organizzazione e il controllo, la nomina di ufficiali adeguati al grado, ossia la gerarchia, e la gestione dei mezzi di sussistenza necessari all'esercito, ossia la logistica". La "severità" di De Boer dovrà consistere anche nell'escludere chi oggi non può più essere titolare nell'Inter. Bisognerà poi dare un volto alla formazione: il 4-3-3? Bene, ma il generale deve conoscere al meglio pregi e difetti degli uomini che ha a disposizione, ognuno dei quali deve essere adeguato al ruolo assegnato. Per alcuni di quelli scesi in campo al Bentegodi forse il più adatto è la tribuna.

Sezione: Editoriale / Data: Gio 25 agosto 2016 alle 00:00
Autore: Daniele Alfieri / Twitter: @DaniAlfieri
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