Nuovo giro nuovo regalo, dicevano alle giostre quando ero bambino. Nuova estate solite chiacchiere inutili, mi vien da dire oggi. Tutti pronti, che arriva luglio; e con luglio il mercato. E col mercato, perdindirindina, le solite beffe che caratterizzano la squadra coi colori del cielo e della notte; che poi attenzione, perché io tutte queste beffe non è che le percepisca.

D’accordo, in questo momento i più si divertono a raccontare una specie di notte dei lunghi coltelli in seno alla Società. Un tutti contro tutti. Quotidianamente. Poi vai a vedere da vicino, leggasi Riscone ad esempio, e questo bailamme, queste lotte intestine, queste insicurezze, queste disgrazie calcistiche non è che si notino tanto. Anzi. L’atmosfera che ho visto io era serena, scherzosa, giocosa a volte. In allenamento i ragazzi scherzavano e ridevano tra loro, salutavano la gente assiepata sulle tribunette del centro sportivo, chiacchieravano amabilmente. Non parliamo del mulino bianco, quella è una prerogativa dei nostri dirimpettai e sono ben contento di lasciare a loro anche la gallina e il divo spagnolo, ma di un gradevole contesto dove allenarsi e preparare la stagione nel miglior modo possibile. Poi è normale, in un gruppo così numeroso ci sono litigi e scazzi, ma fa parte dell’indole umana. Altrimenti vivremmo tutti in una sorta di Eden, circondati dalla pace e dalla felicità.

Bellissimo, per carità, ma non fattibile.

Ora, che qualcuno sguazzi perennemente alla ricerca del caso da sviscerare o del segreto da svelare fa parte del gioco. Il titolo bisogna pur farlo, altrimenti alla fine della fiera chi è che compra il quotidiano di turno o segue le varie trasmissioni - una volta si diceva - trasmesse dal tubo catodico? Perché se il titolo non è graffiante, se il servizio non ti lascia con il punto di domanda piantato come un chiodino nel cervello, nessuno si prende il disturbo di leggere o di guardare. Quindi, sapendo ciò, continuo a stupirmi quando i tifosi nerazzurri si preoccupano per quello che ascoltano, cadendo in pieno nel trappolone della centrifuga mediatica. Signori miei, ogni benedetta estate è così. Da che mondo è mondo. Da che sono bambino luglio ed agosto sono i mesi preferiti per attaccare l’Inter e quello che la circonda. Ultimamente devo dire che non è che si faccia molto per evitarlo, visti i comportamenti di certi procuratori o le dichiarazioni di taluni calciatori. Già, ci sono quelli che hanno la moglie in aereo alla disperata ricerca di un’offerta (vera) in giro per l’Europa, altri che hanno il mal di pancia e vorrebbero giocare la CL (magari un po’ di attenzione la stagione precedente e la si giocava, anch’io vorrei la Lamborghini da ranza di Maurito ma vado in giro con una utilitaria sgarrupata), altri ancora che si lamentano puntando i piedi come i bambini. E dunque, diciamocelo francamente, i primi a prenderci a martellate sulle palle siamo noi; l’ambiente Inter.

In questo popò di caos, come accennavamo, è normale che ci si butti e si sguazzi; in tre anni venduti per ben due volte - speriamo stavolta definitivamente - con debiti pesanti da sanare - per fortuna pian piano stiamo uscendo da un pantano nel quale ci avevano lasciato alcuni prodi - con l’allenatore più pagato della seria A e con risultati sportivi tra il triste ed il molto triste. Basti pensare che il quarto posto centrato dal Mancio è il miglior piazzamento dal 2011 ad oggi; cioè, tradotto in soldoni, per quattro stagioni consecutive abbiamo fatto, come dire, ridere? Lasciando perdere pioggia o dissenteria, oggi lontani ricordi di un tempo che fu. E per fortuna l’ironia e l’intelligenza sono virtù ben presenti nella tifoseria interista, perché in altri luoghi si sarebbero strappati le vesti chiamando nel frattempo un esercito di prefiche come contorno o avrebbero portato tutto lo staff da una fattucchiera per levare il malocchio, stile Alberto Sordi ne “Il Presidente del Borgorosso Football Club”. Il problema ad ogni modo, problema a cui anche molti tifosi nerazzurri non sanno trovare una soluzione, è che questi nuovi padroni, ricchissimi ma sembrerebbe col braccino corto, non comprano. Dettate da non si capisce bene cosa le aspettative che circondavano Suning erano del genere: adesso arrivano e compriamo tutto l’universo calcistico terracqueo. Purtroppo, non so come dirvelo ma è così, non lo possono fare; e non lo possono fare perché l’UEFA ci tiene nel mirino; non lo possono fare perché gestioni precedenti sono riuscite nel breve volgere di pochissimi anni a farci scivolare da un fatturato di 360 milioni di euro a meno di 160; non lo possono fare perché esistono delle regole, criticabili quanto volete (io sono il primo che ritiene il FFP la più grossa scelleratezza del mondo pallonaro) ma esistono.

E non c’è Re Mida che tenga; potrebbero comprarci pure Bill Gates (l’uomo più ricco del mondo), Amancio Ortega (il signor Zara, tanto per capirci, secondo in classifica) o chi preferite Voi; ma sempre a determinate regole dovrebbero sottostare. Se non si capisce questo concetto si continuerà a cadere nel trappolone di chi cerca di instillare nel cervello del tifoso quel chiodino di cui sopra; ma come mai da noi va sempre tutto male? Aspettiamo con fiducia che Jindong e soci (non scordiamoci che tra i soci ci sono altri paperoni, Robin Li ad esempio) si ambientino nell’universo calcistico italiota. Che prendano atto di chi può stare nell’Inter e di chi no. Che sistemino le pendenze ancora in essere. Dopo, solamente dopo, se le cose continueranno ad andare in un certo modo, saremo liberi di criticare. Farlo adesso non ha senso ed è controproducente; fa solo il gioco dei nemici (sportivi, sia ben chiaro).

Amatela. Sempre. 
E buona domenica a Voi!

Sezione: Editoriale / Data: Dom 24 luglio 2016 alle 00:00
Autore: Gabriele Borzillo / Twitter: @GBorzillo
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