Prima che la partita cominciasse ero convinto che l’Inter, coerentemente, avrebbe perso e giocato male l’ennesima gara in trasferta. A maggior ragione una priva di importanza ai fini della classifica. Nonostante questo l’Inter è una squadra importante e, per un'inspiegabile fiducia sommersa, credevo in fondo di essere smentito. Coerentemente la squadra ha chiuso come peggio non poteva, subendo tre gol dal Sassuolo, la dodicesima espulsione della stagione e giocando l’ennesima partita senz’anima.

Nel primo tempo a squadra tentava di imbastire qualche manovra ma non appena il Sassuolo superava la metacampo si percepiva il pericolo e quel senso di desolazione che fornisce la retroguardia nerazzurra. Politano non credeva ai suoi occhi quando trovava spazi per tirare e inserirsi, causando con una conclusione dalla distanza l’autogol dell’1-0 e sfruttando la sistemazione, modello subbuteo, dei due centrali e gelando di testa Carrizo. A centrocampo le solite scelte sbagliate, una manovra discreta culminata nelle consuete incertezze e leziosismi inspiegabili. In mezzo ai tre gol del Sassuolo, un “golletto” trovato sfruttando un errore di Magnanelli. Poca cosa e infatti i neroverdi chiudevano la frazione con due reti di vantaggio.

Nel secondo tempo l’Inter giocava sempre peggio, sempre più distaccata. Nemmeno provava ad affondare o a tentare qualche iniziativa. Si accontentava di amministrare una sconfitta, comportandosi da squadra perdente e senza pretese. 
Kondogbia, dopo diverse partite convincenti, fa la peggiore di tutto il 2016 sbagliando di tutto e chiudendo male questa stagione. Facile prevedere che la prossima stagione sarà per lui migliore.

In tutto questo, il finale di stagione passa da dichiarazioni ambigue di Mancini, riferite a  società e alcuni giocatori, ad altre sconcertanti come quelle di Jovetic, Perisic e Handanovic. Quelle di Mancini sembrano voler sferzare la società, invitare a una maggiore convinzione e a chiedere garanzie, non risparmiando frecciate ai giocatori che hanno parlato alla stampa usandola come lettino dello psicanalista. Mi fanno inorridire le interviste dei giocatori slavi e mi convincono una volta di più che hanno talento ma non attecchiscono. Talento diluito da una personalità priva di empatia per l’ambiente e carico di ambizioni permanentemente personali. 

La costruzione della prossima Inter dovrebbe tenere conto di fattori slegati anche dal mero aspetto tecnico. Lo ripeto e lo scrivo nel vuoto da anni: una squadra vincente si edifica scegliendo principalmente il carattere e la motivazione. Ljajic, Perisic, Jovetic, Handanovic hanno talento e numeri per poter trasformare una squadra. Invece la sensazione è che siano soggetti unici, corpi estranei e mai parte di un collettivo. Mi sono sempre chiesto come un portiere di 31 anni, in nerazzurro da cinque, con l’anzianità per fare il capitano (come Palacio), non sia mai stato preso in considerazione per quel ruolo. Parliamo però dello stesso sloveno che ogni anno chiude la stagione dicendo che potrebbe giocare altrove. 

Oggi parliamo di un Inter migliore di quella vista negli ultimi anni, più progettuale e meno estemporanea. Io temo invece che meglio di così non possa fare con questa ossatura. Miranda è una certezza ma non è stato perfetto tutta la stagione. Murillo ha fatto un girone di ritorno disastroso, ribaltando tutti i giudizi positivi rilasciati su di lui. Felipe Melo era quello che si pensava fosse: un giocatore temperamentale ma senza la lucidità necessaria. Degli slavi interisti dicevo che rispecchiano quello che, ad esempio si pensa della Croazia: nazionale zeppa di talenti ma individualista e dunque incapace di vincere.

I nuovi possibili arrivi invece? Erkin è un buon esterno che costa meno di Telles ma non aggiunge nulla. Banega ha piedi straordinari e grande capacità di palleggio in mezzo al campo ma non è un trascinatore. La verità è che all’Inter, più che parametri zero, occasioni a buon mercato e prestiti, servono acquisti importanti, servono campioni forti con i piedi e mentalmente all’altezza. La società invece non può permetterselo, Roma e Napoli avranno più soldi anche quest’anno (della Juve nemmeno parlo) e, visto che i soldi sono quasi tutto per restare a livelli alti, non si capisce come si possa raggiungere rivali più ricche solo perché il nome che si porta è Inter e l’opinione pubblica lo pretende. Oltretutto con un debito tanto alto da risanare. Tuttavia qualcosa di buono può ancora succedere e aspetto di essere smentito, ma sarà dura.
Amala.

Sezione: Editoriale / Data: Dom 15 maggio 2016 alle 00:02
Autore: Lapo De Carlo / Twitter: @LapoDeCarlo1
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