"Vogliamo costruire partendo da una base, speriamo non ci sia bisogno di vendere ma è molto complicato perché per rispettare l'impegno del FFP ci devono essere sacrifici". Nel mare magnum delle dichiarazioni politically correct e rassicuranti, il vice president dell'Inter Javier Zanetti ha espresso un concetto nudo e crudo, che pone fine alle illusioni di chi sperava in un mercato autofinanziato da piccole/medie cessioni di calciatori non particolarmente importanti. Invece no, mentre dal punto di vista societario si va verso il rispetto dei parametri imposti dall'UEFA (#fiuuuu), sul mercato bisognerà accettare il compromesso: via uno (o due...) dei calciatori più quotati, dentro quella/e pedina/e che, si spera, possa/no aiutare la squadra a fare quel salto di qualità che a lungo si è intravisto nella precedente stagione.

Dopotutto, è accaduto anche la scorsa stagione, quando l'Inter rinunciò a Mateo Kovacic e Xherdan Shaqiri, aggiungendo anche la cessione last minute di Hernanes per portare a compimento un'autentica rivoluzione. Le entrate forse hanno mascherato le uscite a livello di impatto, però per pareggiare il bilancio sono state fondamentali. A un anno di distanza la storia si ripeterà, inutile girarci intorno, e i calciatori con il cartellino indicante il prezzo sono già stati messi in vetrina, in attesa di qualche cliente disposto a pagare prezzo pieno. Facile intuire i loro nomi, Marcelo Brozovic e Jeison Murillo. Che, tra un'uscita infelice dell'agente e una dichiarazione sviante dal Sudamerica, non fugano certo i dubbi sul loro futuro. Allineandosi così alle parole del vice president.

Finora la dirigenza si è mossa bene, ultimamente il grande pubblico si è accorto che Ever Banega è un gran bel giocatore, bloccato dall'Inter da diversi mesi. Su Erkin il giudizio merita una sospensione, vuoi perché ancora non ci si può sbilanciare sul suo arrivo, vuoi perché è difficile farsi un'idea per chi non ha seguito costantemente il Fenerbahçe tra Super Lig ed Europa League. Ma essendo un parametro zero (dote eccellente in casa nerazzurra), invito tutti a non aspettarsi il Roberto Carlos turco. Il resto verrà un po' alla volta, non essendoci la necessità di dover rivoluzionare 9/11 dell'undici titolare ci si può anche muovere con cautela, checché una buona fetta di tifosi si stia lamentando dell'immobilismo nerazzurro al 25 maggio.

Think positive, mi dico. Anche se non è facile. L'idea di dover rinunciare a un giocatore come Brozovic non mi stuzzica, ho la sensazione che tra un paio di anni potrebbe essere uno dei centrocampisti più completi del panorama internazionale. E mi spiace che con l'entourage si sia creata una crepa in merito alle cifre dell'ingaggio, anche se è un film abbondantemente visto in casa Inter. In un modo o nell'altro la querelle si risolverà, anche se le necessità del club mi portano a pensare che il croato maturerà altrove. Su Murillo il mio giudizio è simile. Il colombiano ha vissuto un finale di stagione al ribasso, con errori e distrazioni da mettersi le mani nei capelli. Ma nella prima fase della stagione lui e Miranda sono riusciti a convincermi di un affiatamento fuori dal normale che non può essere un caso. Inoltre, come coppia di centrali hanno caratteristiche che ben si sposano tra loro. Separarli sarebbe pericoloso, ma la dirigenza non può concedersi il lusso di scegliere se arrivassero proposte ritenute giuste.

Handanovic e Jovetic meritano un discorso a parte. Il primo non necessariamente deve essere ceduto, soprattutto in assenza di offerte meritevoli. Ma se fosse lui a chiedere di partire, nessuno gli metterebbe i bastoni tra le ruote. Sempre che convenga all'Inter oltre che a lui. Il mio grande rammarico è invece JoJo. Un anno fa ero entusiasta del suo arrivo, l'impatto col mondo nerazzurro è stato spettacolare. Poi il buio, disturbato solo da qualche lucina di tanto in tanto. Vorrei che gli venisse concessa un'altra chance, ma con l'arrivo di Banega (che in un 4-2-3-1 prenderebbe tatticamente il suo posto) e con il peso di 14,5 milioni da sborsare per acquistarne il cartellino, dubito fortemente che ciò avvenga. Checché lui continui a sostenere di voler rimanere a Milano. Lo diceva anche Shaqiri, e sappiamo tutti com'è andata a finire.

Ammetto, ad oggi, di faticare a capire quale sarà la strategia di rafforzamento dell'Inter al di là del concetto basilare di autofinanziamento. Ad occhio servono un paio di innesti a destra e, magari, un altro a centrocampo/difesa se uno tra Brozovic e Murillo partisse come prevedibile. Di nomi se ne leggono tanti, paradossalmente le voci abbondano proprio nel periodo di maggiore debolezza finanziaria. Quindi è consigliabile non dar loro troppa retta. Non dico che Ausilio e Mancini non abbiano già individuato i rinforzi necessari, mi piacerebbe però capire qualcosa di più sulle intenzioni, non solo sugli auspici. Credo però che per questo dovrò attendere, così come bisognerà aspettare che arrivi quell'offerta che intaccherà la base su cui bisognerebbe costruire la nuova Inter.

Sezione: Editoriale / Data: Gio 26 maggio 2016 alle 00:00
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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