Icona dell’Uruguay. Saracinesca della porta della Nazionale Celeste per un decennio. Doppio ex di Juventus e Inter, estremo difensore che in Italia non ha trovato molto spazio solo perché davanti a sé aveva icone mondiali come Buffon o Toldo. Fabian Carini, in esclusiva per FcInterNews.it, torna con la mente alle sue esperienze italiane con bianconeri e nerazzurri. Tra retroscena di sessioni di calciomercato già concluse e consigli su quelle a venire.
Che cosa fa dopo aver appeso le scarpe al chiodo?
"Mi sono ritirato lo scorso gennaio. Adesso lavoro con Fox Sport Uruguay e sono opinionista di questa televisione. Mi piace e vengo apprezzato. Sono contento".
Che ricordi le vengono in mente delle sue tappe in Italia?
"Tutti molto belli. Arrivai alla Juve a 21 anni, molto giovane. C’erano Van der Sar prima e Gianluigi Buffon poi. E la rosa della Vecchia Signora era composta da parecchi uruguayani. Montero, Zalayeta e O’Neill. Un’esperienza meravigliosa. Giocai la Coppa Italia e la Champions League, ero sempre a disposizione di Lippi e Ancelotti. Non scesi in campo quanto avrei voluto, ma davanti a me si trovavano delle vere e proprie icone, che non a caso hanno avuto una brillante carriera".
Si può dire lo stesso dell’Inter?
"Certamente. Arrivai in nerazzurro a 24 anni, dallo Standard Liegi. Ero un po’ più maturo e in cerca di una rivincita. Volevo dimostrare di essere all’altezza di un’istituzione come la squadra meneghina. E si verificò più o meno la stessa situazione vissuta in bianconero. Trovai due grandi portiere come Francesco Toldo e Julio Cesar. Venivo sempre convocato e scesi in campo in Coppa Italia. Ma non trovai continuità in campionato., per questo poi presi la decisione di andarmene. Avevo bisogno di minuti per essere convocato dalla mia Nazionale. Altrimenti sarei rimasto tutta la vita all’Inter o alla Juve".
Il suo esordio in nerazzurro è stato indimenticabile…
"Sì, è vero. Toldo venne espulso. Io entrai e parai subito il rigore calciato da Amoruso nella partita poi vinta contro il Messina per 5-0. Tra l’altro pochi giorni fa Francesco e Javier Zanetti hanno mandato un video per una trasmissione in Argentina in cui mi hanno ricordato proprio quell’episodio. Che dire… i primi minuti con la camiseta dell’Inter, così come quelli con quella della Juve, sono stati memorabili. A San Siro faceva davvero freddo, non mi ero riscaldato. Ma nonostante tutto neutralizzai ebbi la fortuna o la capacità di neutralizzare il tiro del mio avversario".
Cosa provò in quel momento?
"Diciamo che uno solo adesso può capire quello che possa aver significato, perché allora era concentrato sulla partita. E non su quella parata, che fondamentalmente rappresentò i primi applausi per me dal pubblico nerazzurro. Iniziarono allora ad apprezzarmi. Ha parlato di Toldo e Zanetti. Vuol dire che li sente ancora… L’Inter era una squadra composta da molti sudamericani. Per questo fu facile ambientarmi. Divenni amico del Capitano o di Cambiasso. E anche con Francesco andavo molto d’accordo".
Aneddoti particolari?
"Mah, posso raccontarle che in ritiro, prima della partite, ci trovavamo nella camera di uno di noi per bere il mate e disquisire di calcio e sugli avversari che avremmo incontrato. Normalmente c’erano tutti i sudamericani e anche Toldo. Che però ci guardava e basta. Una buena onda per tutti noi".
Lei è arrivato in nerazzurro tramite uno scambio con Cannavaro…
"Sinceramente io me ne sono reso conto solo quando sbarcai in Italia. A me avevano solo comunicato la possibilità di giocare per l’Inter. E ovviamente avevo risposto in modo positivo. Ero interessato al trasferimento, non mi immaginavo si trattasse di uno scambio con Fabio. Un giocatore incredibile che ha avuto una brillante carriera. Per me si trattò di una grande responsabilità. Per questo mi ripromisi che ogni qual volta fossi stato chiamato in causa avrei dovuto rispondere presente ed essere all’altezza".
Che pensa dei suoi connazionali Betancur e Vecino?
"Sono due giocatori molto forti. Giovani ma con margini di miglioramento. L’Uruguay in questi ruoli è ben coperto. Entrambi hanno portano capacità e allegria nei propri club e nella Celeste".
E di Gimenez dell’Atletico Madrid?
"Anche lui è giovane e ha un gran potenziale. Con i Colchoneros non sta trovando molto spazio. Sarebbe positivo per lui trovare maggiore continuità. E credo sia un giocatore che si adatterebbe alla perfezione allo stile di gioco del calcio italiano".
Le consiglia di trasferirsi in Italia? Magari alla Juve o all’Inter che lo seguono con interesse…
"Io posso dire che se dovesse firmare per una squadre del Bel Paese potrebbe migliorare notevolmente. Dal punto di vista tattico e da quello personale. Quindi sì, gli consiglio di scegliere la Serie A qualora non dovesse trovare spazio e volesse cambiare aria. Almeno io non ci penserei due volte nel farlo. Poi attenzione. Ognuno ha la propria situazione personale. Immagino che lui attualmente stia molto bene a Madrid. Nel suo club e con la sua famiglia. Ci sono molte cose da mettere sulla bilancia".
Un altro prospetto seguito sempre dai nerazzurri è Carlos Benavidez. Gli addetti ai lavori assicurano che avrà brillante carriera dinnanzi a sé…
"Si tratta di un giocatore in ascesa. Forte sia in fase difensiva che in quella offensiva. Bravo nel gioco aereo. Col fiuto del gol e le giuste capacità quando sono gli avversari ad attaccarlo. Sta crescendo proprio bene".
Sabato ci sarà Juve-Inter. In porta tra i bianconeri c’è ancora Buffon. Nei nerazzurri ci sarà Handanovic…
"Ho avuto la fortuna di condividere lo spogliatoio con Gianluigi e per me lui è il numero uno. Sto aspettando il momento giusto per mandargli un messaggio perché immagino sia ancora scottato per l’eliminazione dell’Italia per mano della Svezia. Handanovic ha dimostrato di essere un portiere da Inter. Sobrio, con tante virtù. Che quando deve parare, lo fa. Buffon per me è davanti a tutti, ma con Samir l’Inter è davvero buone mani".
Quanto finisce il Derby d’Italia? E lei per chi fa il tifo?
"È una situazione difficile per me. Che vinca il migliore. Io porto dentro di me un gran ricordo di entrambe queste due istituzioni e nutro un profondo rispetto per queste due squadre".
Ma entrambe possono vincere lo Scudetto?
"Direi di sì. La Juve forse alla lunga potrebbe avere un vantaggio. Ma il campionato italiano è talmente duro che tutto può succedere. Ad oggi credo che lo scudetto se lo contenderanno nerazzurri e bianconeri. Insieme al Napoli, che però è sempre lì per intromettersi nella vittoria finale ma a cui è mancato ogni volta qualcosa per poter trionfare".
Autore: Simone Togna / Twitter: @SimoneTogna
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