Centrocampista completo, tecnica e sostanza al servizio della squadra. Perno per anni della mediana del Portogallo. Incluso nell’All-Star Team del Mondiale 2006. Vincitore con il Porto di tutti i trofei che si possono conquistare, incluse Champions League e Coppa Intercontinentale. Maniche all’Inter ha disputato solo parte una stagione, nel 2008, segnando tra l’altro alla Juventus. Il lusitano al termine dell’annata ha potuto esultare nuovamente, con i nerazzurri proclamati Campioni d’Italia. L’ex calciatore, in esclusiva per FcInterNews.it, ripercorre la sua avventura meneghina.

Di cosa si occupa attualmente?
"Sono un investitore. Ho comprato un club sull’isola di Madeira".

Quali sono i suoi ricordi legati al periodo nerazzurro?
"Ho vissuto dei momenti fantastici. Abbiamo vinto lo Scudetto, ho trovato molti amici dentro e fuori dal campo. Sono stato accolto alla grande anche dai tifosi. Il risultato finale è quello di una grande esperienza".

Il suo mister era Mancini. Cosa pensa di lui?
"Mi ha dato la possibilità di aggiungere un ulteriore titolo al mio curriculum. Anche se credo pure che avrei dovuto giocare più spesso".

Cosa pensa dei suoi ex compagni di squadra?
"Sono arrivato durante il mercato d’inverno. La squadra era praticamente già tutta costruita. Non era facile entrare nell’undici titolare anche perché nella mia posizione militavano grandissimi calciatori. E devo dire che è stato un privilegio giocare accanto a loro".

Cosa ha provato con la conquista del Tricolore? E quando ha segnato alla Juventus?
"È sempre un privilegio e un onore indossare la casacca dell’Inter. E avere l’opportunità di segnare al miglior portiere del mondo (Buffon, ndr). Una soddisfazione immensa".

Cosa mancava all’Inter per vincere la Champions League?
"Una mentalità più forte, un impegno diverso. Anche se credevo fosse possibile arrivare fino in fondo grazie ai grandi campioni in rosa".

Che pensa di Mourinho? Con i nerazzurri ha vinto la Coppa dalle Grandi Orecchie e tutti i tifosi nerazzurri lo idolatrano…
"Mourinho è speciale per il modo con cui lavora mentalmente e fisicamente con i suoi giocatori. È molto intelligente. Sa come far fruttare al massimo le qualità dei suoi calciatori. Ed è normale che tutti i supporters abbia un ricordo fantastico di lui. L’Inter non vinceva la Champions da anni…".

Perché all’epoca lasciò l’Atletico Madrid per firmare con i nerazzurri?
"Avevo avuto dei problemi con il mister dei Colchoneros. E il Presidente Moratti voleva ingaggiarmi dai tempi del Porto".

Ha avuto mai paura di non poter vincere il campionato italiano e che la Roma potesse recuperarvi? Trionfare all’ultima giornata contro il Parma vi avrà fatto provare un’emozione pazzesca…
"Diciamo che è stata una lotta fino alla fine. Poi Ibrahimovic con il suo talento ci ha fatto conquistare il campionato. Ed è stato davvero bello e emozionante. Abbiamo vinto la partita nel secondo tempo, quando Zlatan è entrato e ha risolto il match".

Chiudiamo con un suo connazionale: Joao Mario. Cosa gli consiglia, restare all’Inter o di andare via?
"Lui è un giocatore di talento. Ma a volte alcuni calciatori hanno bisogno di tempo per adattarsi al nuovo club. Alla cultura. Alla mentalità. Per poi dimostrare le proprie capacità e il motivo per cui sono stati ingaggiati".

Sezione: Esclusive / Data: Ven 08 dicembre 2017 alle 20:35
Autore: Simone Togna / Twitter: @SimoneTogna
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