Ogni tifoso nerazzurro che si rispetti (e non solo) si ricorda di Darko Pancev. Arrivato all’Inter come un Campione con la C maiuscola lasciò Appiano Gentile senza troppi rimpianti da parte del popolo nerazzurro. Negli anni sono circolate le più disparate “leggende” su di lui. Per conoscere la versione dei fatti dell’ex attaccante FcInterNews, in esclusiva, ha contattato il macedone.

Cosa fa adesso? Continua a lavorare nel mondo del calcio o ha cambiato totalmente vita? Sua moglie è una cantante e avete avuto due bambine. Immagino sia felice…
"Sono uscito dalla vita del mondo del calcio 10 anni fa, anche se sono stato Direttore Sportivo dell’FK Vardar nel 2007 e adesso dopo una lunga pausa sto tornando allo stesso impiego. Le mie figlie Nadica e Marija sono cresciute, quindi io e mia moglie Maja ci sentiamo più liberi per i nostri lavori, proprio perché le nostre bambine ora possono occuparsi da sole di molte cose".

Ha vinto la Coppa Campioni con la Stella Rossa (e lei ha segnato il rigore decisivo). Cosa ricorda a proposito?
"Prima di arrivare all’Inter ero uno dei primi 5 attaccanti in Europa. Ho raggiunto praticamente tutti gli obiettivi da conquistare per un calciatore. Sono stato Scarpa d’oro in Europa e insieme a Savicevic nel 1991 arrivammo secondi tra i giocatori in Europa (con 42 punti giunsero secondi al Pallone d’oro, ndr), portando a casa il Pallone d’Argento".

Qual è stato il gol più bello che ha segnato? E quello più importante?
"Ne ho segnati molti importanti. Ma la mia filosofia è che il portiere non può far nulla di fronte a un bel goal, ognuno deve essere considerata rilevante".

Come dicevamo ha vinto la Scarpa d’Oro, il che significa che tante volte ha buttato la palla in fondo al sacco…
"È vero che di reti ne ho segnate parecchie, così come è vero che iniziai la mia avventura all’Inter in modo fantastico, con 5 gol in due partite in Coppa Italia. Ma successivamente a causa di Bagnoli, di qualcuno che contava nel club e dei giocatori più anziani della squadra, percepii qualcosa che non andava, di sbagliato, e lo provai anche negli allenamenti, tant’è che capii che ci sarebbe stata qualche manipolazione per non farmi scendere in campo. E questo accadde molto velocemente e senza spiegazioni. Il mister mi mise ai margini della squadra ed è per questo che la mia avventura all’Inter iniziò e terminò male. I tifosi più giovani devono sapere come è andata, non mi importa se sono la delusione più grande dei nerazzurri, ancora, ma la verità è che non ho mai avuto una reale possibilità. Tutti i calciatori sanno che se giochi ogni 7/8 partite, puoi essere Pelé o Maradona, non puoi mai entrare in forma in questo modo. Tutto dopo questo è solo una storia".

Diciamo che ha firmato con l’Inter segnando subito 5 gol in due partite contro la Reggiana ma poi non fu fortunato…
"È assolutamente vero, per tutto ciò che ho menzionato poc'anzi. Perché quando passi da un team che gioca un grande calcio ad uno che ne pratica uno non buono e non attrattivo, è facile da capire come si sia trattato di un errore. Anche se vorrei aggiungere che per il comportamento della squadra nei miei riguardi, ed è molto strano per una società seria, si sia trattato di uno sbaglio catastrofico".

È vero che ha dichiarato: “L’Inter è stato il più grande errore della mia vita”? Per quale motivo?
"Assolutamente perché ai quei tempi sarei potuto andare anche al Real Madrid, al Barcellona o al Manchester United. In un club di quel tipo. È comprensibile il motivo per cui la mia carriera è stata rovinata".

Cosa ricorda della Serie A e dell’Inter?
"La Serie A tra il 1985 e il 2000 era il campionato migliore in Europa. E io giocai in quegli anni lì. Ai nostri giorni devo dire che il livello raggiunto è una delusione. La Lega inglese, spagnola, tedesca, francese e addirittura quella portoghese sono superiori alle qualità di quella italiana".

Continua a seguire le partite dell’Inter in tv? È un loro supporter?
"Assolutamente no. Sono un tifoso del Vardar e della Stella Rossa, tutto il resto sono solo suggestioni commerciali".

Si è sentito trattato male a Milano? I tifosi non l’hanno aiutata e non sono stati molto gentili con lei… Prima era il Cobra, poi il suo soprannome mutò in Ramarro
"Tutto quello che è successo è normale perché non ho mai veramente giocato. Sfortunatamente nella squadra molti giocatori arrivarono forti e consapevoli dei propri mezzi e diventarono dei ramarri…".

Pensa di essere stato rovinato dai media italiani?
"Comprendo perfettamente che non potevo essere sostenuto dai media e che questi parteggiassero per un colosso come l’Inter. La battaglia era persa in partenza ed è stato fatto di tutto per rovinare la mia immagine".

Pensa che se avesse firmato per un’altra squadra avrebbe potuto vincere il Pallone d’Oro?
"Assolutamente sì. Molti direttori sportivi, grandi allenatori e i media di tutta del Vecchio Continente mi consideravano tra i migliori giocatori d’Europa".

Le manca qualcosa dell’Italia?
"Come Nazione l’Italia non rappresenta un brutto ricordo per me. Per il Paese, la popolazione e le sue tradizioni. Ho dei ricordi memorabili. Parlo male solo dell’Inter e della parte professionale, perché sono queste le cose negative impresse nella mia mente. In ogni caso devo ammettere comunque di essere riconoscente anche a molti giocatori nerazzurri e ai loro tifosi".

Quindi ha ancora amici lì?
"Certo, anche oggi. Anzi ne approfitto per salutare tutti loro. Specialmente Nicola Berti, Alessandro Bianchi, Paolo Tramezzani e tanti altri".

Cosa ne pensa di questa Inter e di quella che ha appena concluso il campionato? Si può comparare con la sua Inter per i vari problemi avuti nella stagione?
"Dopo essere stato cacciato dall’Inter la società ha dimostrato di poter raggiungere il successo ma troppo spesso sono capitate situazioni scomode e di crisi. Anche oggi è lo stesso. Spalletti è un buon allenatore, è stato bravo alla Roma e mi auguro che riesca a far giocare bene la sua squadra come riuscì Mancini 15 anni fa (nella sua prima avventura in nerazzurro, ndr)".

Sezione: Esclusive / Data: Mer 21 giugno 2017 alle 15:40
Autore: Simone Togna / Twitter: @SimoneTogna
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