L'ex interista Marco Livaja, ha parlato a La Gazzetta dello Sport, vista l'amichevole che il suo Rubin giocherà contro il Torino. Il giocatore croato è tornanto sui motivi del suo burrascoso addio all'Italia. Ecco le sue parole: "Non sono scappato. Si sono dette e scritte tante bugie, storie montate. Non sono io che non ho rispettato le regole ma altri, che hanno usato i tifosi. Arrivavo dall’Inter - spiega Livaja - mi hanno preso di mira, c’era invidia tra i compagni. E Colantuono non mi ha aiutato, anzi. In un allenamento ci siamo presi, se non ci dividevano i compagni non so come sarebbe finita. È iniziato tutto a gennaio, sono rientrato dalla Croazia con un virus, non mi sono allenato, dopo 4 giorni è passato. Erano venuti a trovarmi i miei genitori, mi hanno visto a pranzo con loro al ristorante e - spiega Livaja -  sui giornali mi hanno massacrato: “Non si allena e va al ristorante”. Immaginate i tifosi. Insulti su facebook, alla mia famiglia anche dopo Atalanta-Verona. L’allenatore mi aveva sostituito dopo 6’ nel secondo tempo, ero arrabbiato, dietro la panchina i tifosi mi hanno dato dello zingaro, insulti razzisti, minacce alla famiglia: ho detto basta. Sì - conclude Livaja -  ho scritto italiani bastardi ma ce l’avevo solo con quei quattro tifosi, io la faccia la metto sempre".

Sezione: Ex nerazzurri / Data: Gio 24 luglio 2014 alle 14:58 / Fonte: La Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Storino / Twitter: @lostor83
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