Va così, potremmo dire che va come il copione vuole. Dopo l'exploit di proporzioni quasi farsesche dello scorso turno, quando la scintillante Atalanta di Gasperini era uscita massacrata da San Siro, ogni interista che non si distinguesse per ottimismo prevedeva grandi difficoltà nella sfida di Torino. Nessuna sorpresa, dunque, ma molto rammarico, per una classifica che rischia di gettare già domani sera l'Inter nell'amara attesa di un'altra stagione in esilio dai palcoscenici che le competono. 

BALBUZIE - La gara, di per sé, si è rivelata anche meno bloccata del previsto, dal momento che il tecnico granata Mihajlovic ha rinunciato alla sua tradizionale prudenza, optando per una sorta di botta e risposta continuo con l'Inter, ben conscio del fatto che i nerazzurri giungevano a Torino con un solo risultato in testa. Ne è scaturito un match in cui il ribaltamento di fronte ha fatto da regola, una sfida priva di emozionanti colpi di genio e ricca di lanci lunghi e tocchi balbettanti nella zona centrale del campo. Il risultato finale non sorride all'Inter, che soprattutto nell'ultima parte del match ha sprecato più volte la palla del vantaggio con un Perisic stralunato e pasticcione. Capita. Tra le note positive, si segnala parzialmente un Kondogbia in ottima forma, autore di una rete superlativa nella preparazione, prima che il sempre gentile Hart non contribuisse al suo confezionamento; la partita del francese, impressionante se si considerano i tanti palloni recuperati, palesa però tutti i difetti del ragazzo nella gestione della sfera, sempre ben lontana dall'essere lucida e serena. Male, per una volta, Gagliardini, eppure crediamo che non si sbagli, se si afferma che la prossima Inter può serenamente ripartire dai suoi due corazzieri di centrocampo.

CALI DI ENTUSIASMO - Si sottolineava in precedenza come il sapore amaro di questo pareggio, che avrebbe trovato pieno diritto di cittadinanza nel corso di una stagione normale, risieda esclusivamente nella classifica: questa mattina, il tifoso interista non ha avuto un risveglio dolce, nell'attesa di scoprire se Napoli e Roma possano inopinatamente regalare un ulteriore barlume di speranza fallendo gli appuntamenti con Empoli e Sassuolo. A un posto Champions che si allontana inesorabilmente nell'orizzonte di marzo, però, non deve accompagnarsi il disfattismo: i 60.000 di San Siro che domenica scorsa hanno gioito delle sette meraviglie imposte all'Atalanta, uniti agli 8.000 tifosi nerazzurri in trasferta a Torino, non devono costituire un fuoco di paglia. Il rischio c'è, per carità, e quando le carte sul tavolo sono ormai svelate l'entusiasmo subisce un calo inevitabile. Nel 1991, per via delle pressioni del pubblico e sotto la spinta delle esigenze televisive della ABC, David Lynch fu costretto a svelare l'assassino di Laura Palmer nel bel mezzo della seconda stagione di Twin Peaks; ebbene, la celebre serie tv perse innumerevoli spettatori, che loro malgrado non hanno goduto del sublime finale di stagione. Guai a piombare nel disincanto, insomma, tanto più se si tiene conto che il rinnovato entusiasmo dell'ambiente nerazzurro può costituire un valore aggiunto, un clima ideale e fertile perché l'Inter del prossimo futuro possa venir su frondosa e rigogliosa. Sarebbe un peccato, dunque, se questo interesse abbandonasse la Milano nerazzurra, fugace come l'amore di una notte: Pioli non lo merita, la squadra nemmeno e lo stesso tifoso interista, affettuoso come pochi, ha il diritto/dovere di continuare a distinguersi

Sezione: In Primo Piano / Data: Dom 19 marzo 2017 alle 08:30
Autore: Antonello Mastronardi / Twitter: @f_antomas
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