Da sacrificio all’altare dell’autofinanziamento a due partite giocate dal primo minuto. La vita sportiva di Fredy Alejandro Guarin Vazquez è cambiata rapidamente nelle ultime settimane. Rimasto in rosa con un ruolo ritagliato su misura, il colombiano ha ricevuto il primo tangibile attestato di stima entrando nella ripresa di Inter-Sassuolo e ripagando la fiducia di Mazzarri: assist e gol nella scorpacciata contro gli emiliani. Quattro giorni dopo, un posto da titolare e addirittura la fascia da capitano in quel di Kiev, la prima della sua carriera nerazzurra. Ieri, 94 minuti al Barbera, nel deludente pareggio, nella posizione che predilige e che sembrava non potesse più occupare.

Prestazione agrodolce per il Guaro, che ha iniziato a rilento un po’ come (quasi) tutti i compagni, faticando non poco a trovare spazi nell’ermetica retroguardia organizzata da Iachini. Il numero 13 raramente, ricevendo il pallone sulla trequarti o al limite dell’area, è riuscito a districarsi alimentando la manovra d’attacco. Anzi, a volte ha sfiorato livelli d’irritazione per la testardaggine con cui cercava di farsi largo tra le maglie rosanero, ritardando i tempi del passaggio ai compagni. A questo si aggiungono i numerosi palloni persi proprio cercando dribbling complicati, molti dei quali nel secondo tempo hanno permesso al Palermo di scattare in contropiede, rendendosi pericoloso.

Soliti limiti, insomma, gli stessi che hanno invitato spesso e volentieri Mazzarri a cambiargli posizione in campo per evitare rischi all’equilibrio tattico della squadra. Eppure il Guaro ha mostrato tante cose interessanti  ieri al Barbera, al punto da risultare a tratti tra i migliori in campo. E i livelli più elevati della prestazione sono arrivati da metà primo tempo, quando l’allenatore gli ha chiesto di partire più arretrato permettendogli di sprigionare tutta la sua potenza in accelerazione. Ai suoi proverbiali errori nella gestione del pallone, il colombiano ha poi unito spunti da applausi, guadagnandosi due ammonizioni e rendendosi pericoloso in zona offensiva (3 dribbling riusciti, 5 passaggi chiave: al top tra i compagni in entrambe le voci) e sfiorando il gol con un destro a fil di palo. Un mancato intervento sotto porta, un destro da posizione angolata respinto da Sorrentino e l’assist al bacio a Osvaldo al 94’ sono l’apice della sua ripresa che, considerando quanto prodotto dai compagni, lo rendono tra i più pericolosi in campo.

Bicchiere mezzo pieno  o mezzo vuoto, dunque? I 18 palloni persi (fonte: InterData) non lascerebbero dubbi, ma alcune giocate potevano essere decisive per la vittoria dell’Inter. Guarin è questo, prendere o lasciare. A prescindere dal ruolo, non cambierà mai il suo atteggiamento, che da una parte esalta e dall’altra innervosisce il tifoso. Però se riesce a entrare in partita, è sempre in grado di fare la differenza. Se Osvaldo avesse messo in porta quel colpo di testa, oggi i giudizi sul conto del Guaro sarebbero stati unanimemente positivi. Invece per pochi centimetri il bilancio è sempre contraddittorio. In attesa della prossima puntata di questa imprevedibile storia tra l'ex Porto e l'Inter.

Sezione: In Primo Piano / Data: Lun 22 settembre 2014 alle 23:14
Autore: Redazione FcInterNews.it
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