Tanto rumore per nulla. Dopo un percorso da applausi, la monoposto guidata da Piero Ausilio va in testa coda proprio all'ultima curva e arriva faticosamente al traguardo dopo aver gettato al vento tanto del vantaggio accumulato nell'ultimo mese e mezzo. Davvero un peccato, perché fino all'ultima settimana la campagna acquisti orchestrata dal diesse era stata ingegnosa e finanziariamente intelligente, con l'arrivo di giocatori mediamente giovani e motivati, utili per riempire le caselle rimaste vuote dopo l'addio dei fine contratto. Però in questi ultimi giorni il meccanismo si è rotto e a fronte delle cessioni in prestito di Ruben Botta e Ricky Alvarez, non è arrivato alcun giocatore offensivo che li sostituisse, riducendo a soli tre elementi il parco attaccanti. Pochi, per tre competizioni. 

Ovviamente, a mettere un freno alle buone intenzioni di Ausilio è stato l'annoso problema della cessione importante. Nella fattispecie, il solito Fredy Guarin che dopo due giorni di trattative estenuanti con il Valencia e un tentativo last minute del Real Madrid, rispedito al mittente, è rimasto mestamente a Milano. Offerte troppo rischiose, entrambe di prestito, che non garantivano all'Inter la sicurezza di salutare definitivamente il colombiano e remunerare degnamnte. Un timore che non va escluso anche con Ricky Alvarez e che si è concretizzato con Saphir Taider, problematica risolta fortunatamente con un prestito al Sassuolo. Ebbene, Guarin sarebbe partito solo a fronte di una proposta economicamente importante, ma nonostante le centinaia di sondaggi da tutta Europa (reali o mediatici?) nessuno si è presentato da Ausilio con il portafoglio gonfio (solo lo Zenit, rifiutato dal giocatore). E senza quei soldi, necessari in ottica autofinanziamento, Mazzarri non avrà quella seconda punta dal gol facile che, e la partita di Torino lo ha confermato, gli servirebbe eccome per spaccare gli equilibri contro avversari chiusi in difesa. Nulla di fatto, dunque, il colombiano continuerà a rimanere a Milano anche se è dura considerarlo un rinforzo. 

Il vero problema però è l'assenza di quel profilo che sarebbe arrivato dopo la sua cessione. Restano pertanto in rosa, nel reparto d'attacco, i soli Icardi, Osvaldo e Palacio, gli ultimi due già con problemini fisici. E con il senno di poi forse il prestito gratuito di Botta al Chievo non si è rivelato una mossa strategicamente vantaggiosa. A corredo dell'empasse offensiva, il ritorno non previsto di Ibra Mbaye e il mancato rientro di Rolando, graditissimo a Mazzarri, che doveva essere a un certo punto una formalità ma che non si è mai concretizzato. Ergo, alle spalle dei tre titolari restano i soli Andreolli e Campagnaro, con il secondo non totalmente in sintonia con l'allenatore. A loro si aggiungono Mbaye e Donkor, non certo delle garanzie vista la giovane età, e al caso anche Medel, da adattato. Inoltre, nella difesa a tre manca il cambio di Juan, a sinistra: un gap non da poco. A centrocampo, poi, c'è persino eccessiva abbondanza e il rischio di musi lunghi alla lunga è dietro l'angolo. 

In questo momento probabilmente Walter Mazzarri sta pensando di tutto, compreso il modo in cui potrà ovviare ai buchi rimasti dopo questa sessione estiva. Chi si aspetta un'Inter più offensiva, dovrà fare i conti con l'assenza di alternative lì davanti. Sperando che la salute sorregga i tre argentini almeno fino a gennaio, traguardo che oggi sembra lontanissimo. E che anche i tre difensori titolari non incappino in infortuni o squalifiche (Vidic, falsa partenza...) per non dover ricorrere a troppi salti mortali o esperimenti. Insomma, complessivamente dopo tanto giustificato entusiasmo resta un retrogusto amaro per questi ultimi giorni di mercato, che non sono andati come Ausilio, Mazzarri e tutti i tifosi si sarebbero aspettati. Permane, insomma, un senso di incompiutezza che solo il campo potrà spazzare via. 

Sezione: In Primo Piano / Data: Mar 02 settembre 2014 alle 00:05
Autore: Redazione FcInterNews.it
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