Benjamin Pavard è il protagonista di oggi di un'intervista a La Repubblica. Che parte con i complimenti a Simone Inzaghi. "Li merita, da parte dei fan e anche della squadra. Era importante che fossimo noi calciatori a gridare per primi il suo nome. La seconda stella è arrivata grazie al lavoro di tutti, ma è lui il mister”, dice il francese, uno dei più convinti nel ripetere i cori indirizzati al tecnico durante la parata in città.

Pavard, nell'intervista, ricorda di quanto sceglieva l'Inter alla playstation (“Era davvero forte, mi ricordo ancora i tiri di Adriano”), del desiderio di sua madre di vederlo giocare a basket, di quando è andato via di casa da piccolo (“Molto difficile, il giorno in cui avrò figli non consiglierò loro di fare la mia stessa scelta") e del periodo difficile durante il Covid. "Non è stato facile. Ho voluto esternare quello che sentivo in quel periodo, in segno di vicinanza alle tante persone che potevano rivedersi in me. È un fatto di condivisione”.

E della festa vissuta a Milano. "Se ne avevo vissuta un'altra simile? A Stoccarda sì, per la promozione in Bundesliga. Al Bayern Monaco, meno. Poi c’è il Mondiale con la Francia. È stato incredibile, ma il pullman a Parigi viaggiava più spedito, non ci abbiamo messo otto ore come a Milano - dice - I miei connazionali rossoneri? Prima della partita con il Mlan li avevo stuzzicati, dicendo loro che saremmo diventati campioni contro il Milan. Siamo amici, ma il derby è il derby. In campo con Theo ci siamo affrontati, scontrati, spinti”.

Quindi la scelta dell'Inter, dopo il Bayern Monaco. “Avevo vinto tutto e ho capito che era il momento di cambiare. A 27 anni cercavo una nuova avventura, dopo sette anni in Germania. Volevo conoscere l’Italia, vivere la passione della Serie A. Poi c’è la tattica. A Monaco giocavo terzino, qui centrale, il ruolo che preferisco. Inzaghi ci lascia molta libertà. Avevo già giocato in difese a tre, ma si trattava soprattutto di coprire. Qui è un continuo dai e vai. Dobbiamo salire, creare spazio, dialogare con il regista. Quando mi piacerebbe fare il primo gol con l'Inter? Nel derby, ovviamente. Ma sarebbe bello anche in Inter-Juve”.

Un affetto per i nerazzurri che è nato da subito, dall'idea del video con "Benji l'interista". Uno spunto venuto fuori "in aereo, venendo a Milano, chiacchierando con un amico. Avevo forzato per lasciare Monaco. Volevo l'Inter, che mi seguiva da tempo”. Di Lautaro dice solo bene, "una super persona, un vero leader e un grandissimo giocatore. Spero rimanga con noi a lungo”. E così anche di Inzaghi. "Non sottovaluta niente. E la sua mentalità è condivisa da tutti alla Pinetina. Per questo stiamo così bene insieme. Tiene tantissimo a ogni particolare. Lo si capisce da come si agita in panchina. All’inizio lo guardavo con stupore, non avevo mai visto niente del genere. Poi ho capito. Anche dopo la vittoria del campionato, ci ha detto che è importante vincere le gare che restano. Non ci poniamo limiti. Dobbiamo restare campioni d’Italia, pur sapendo che è molto difficile confermarsi. In Italia negli ultimi anni il vincitore del campionato è cambiato spesso. Ma siamo sulla buona strada. E abbiamo tifosi fantastici, a San Siro e in trasferta”.

Sezione: In Primo Piano / Data: Mer 08 maggio 2024 alle 08:42
Autore: Redazione FcInterNews.it
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