La Gazzetta dello Sport racconta la storia del Qarabag, club azero prossimo avversario dell'Inter in Europa League. Una storia di guerra e sangue, con testimonianze che fanno capire l'importanza superiore che si cela dietro questa squadra.

"Se il Barcellona è «més que un club», il Qarabag è ancor di più. Squadra in esilio da 21 anni, simbolo di un popolo che ha perso tutto: persone, identità, casa. Agdam dal ’93 è la più grande città fantasma al mondo. «Non solo gli armeni l’hanno bombardata», dice Adil Nadirov, memoria del club, «ma hanno portato via tutto ciò che era rimasto in piedi: mobili, tubi, mattoni, travi. Hanno costruito le loro case con quel materiale». La guerra del Nagorno-Karabach, sud del Caucaso, conteso tra Armenia e Azerbaigian, tra il 1992 e il ’94 fece centinaia di migliaia di sfollati. «Il Qarabaq era tutto ciò che ci era rimasto», dice Nadirov. Nel 1992, dopo un feroce episodio di pulizia etnica a Khojaly, una delegazione di giocatori del Qarabag andò al comando militare di Agdam. Volevano ritirarsi dal torneo e arruolarsi. «I calciatori non combattono», fu la risposta. «Siete i soli che possano regalare un momento di svago alla nostra gente, il vostro posto è in campo». Concetto ripetuto dal tecnico Allahverdi Bagirov. Aveva giocato nel Qarabaq tra gli anni 70 e 80, col fratello Eldar e Nadirov. Poi Eldar aveva fondato il Fronte Popolare Azero, movimento indipendentista che vinse le prime elezioni libere del Paese, mentre Allahverdi si era arruolato, divenendo un comandante rispettato per le vite salvate in guerra. Nel giugno ’92 saltò con la sua jeep su una mina anti-carro. Due anni dopo fu proclamato eroe nazionale. Senza il suo tecnico, il Qarabaq riuscì comunque a centrare la doppietta coppa-campionato. «La squadra giocò ad Agdam fino a 2 mesi prima del crollo», ricorda Nadirov, «sospendendo gli incontri solo quando i missili si avvicinavano troppo. Mio fratello, generale, stazionava con le armate fuori dall’impianto, pronto a far fuoco. Suo figlio, Vugar, ha debuttato qui a 16 anni». Ci gioca tuttora. 
Un titolo dopo 21 anni. Agdam cadde il 23 luglio ’93. Una settimana dopo il Qarabaq si laureò campione azero, battendo 1-0 il Khazar con una rete di Hüseynov, uno di quelli che avrebbero voluto arruolarsi. Aslan Kerimov, oltre 150 gare qui, ricorda: «Non ci fu nessuna festa. Parte della squadra, in auto, corse ad Agdam, a cercare amici e familiari tra i rifugiati. Io e un compagno andammo a bere una Coca guardando il Caspio». Esiliato a Baku, il Qarabag ha ricevuto nuova linfa nel 2001, quando è stato acquistato dalla Azersun, corporation del governo nel settore alimentare. Il 23 luglio 2009 la Uefa ha negato il permesso di osservare un minuto di silenzio. Quel match col Rosenborg lo ha deciso Reshad Sadigov, oggi capitano. Che nel 2006, dopo un mancato transfer in Turchia, per non rimanere fermo 6 mesi firmò con un club di basket. A giugno Sadigov ha festeggiato il 2° titolo, dedicandolo alla madre. «È di Agdam»". 

 

Sezione: L'avversario / Data: Mar 30 settembre 2014 alle 12:26 / Fonte: Extra Time
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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