Qual è stato il giocatore più intelligente allenato da Stefano Pioli? "Io non faccio mai distinzione tra un giocatore alto, un giocatore basso, un giocatore sinistro e un giocatore destro, io faccio distinzione tra un giocatore intelligente e un giocatore poco intelligente - puntualizza il tecnico nerazzurro al Corriere dello Sport -. I giocatori intelligenti ti permettono di sviluppare le tue idee, ti permettono di avere una squadra in campo che si sa muovere. Nel calcio oggi è molto importante sapersi muovere sia quando la palla l’abbiamo noi che quando l’hanno gli avversari e quindi l’intelligenza è il fattore determinante nel calcio moderno. Se proprio dovessi scegliere il giocatore più intelligente che ho allenato è sicuramente Klose. Klose aveva un’intelligenza calcistica di altissimo livello. E’ un giocatore che sa stare in campo, che sa muoversi, si sa smarcare. Secondo me il giocatore intelligente è quello che fa sempre la scelta giusta, che poi può sbagliare il passaggio o può sbagliare il gesto tecnico, ma che sa sempre leggere la situazione in anticipo, che fa la scelta giusta. Klose, in questo, è un fenomeno". 
 
Se lei avesse il potere assoluto, quale è la riforma che farebbe nel calcio italiano per renderlo migliore? 
"Direi cambiare la cultura e la mentalità con la quale si affronta questo bellissimo sport. In Italia credo che spesso ci si riduca alla partita della vita, al risultato del momento. Una cultura che parte dal basso, non mi riferisco solo ai nostri livelli. Mi colpisce anche nelle partite dei più giovani. Io ho avuto dei figli che giocavano, mi piace vedere le partite di qualsiasi livello. La mentalità: dovrebbe essere più sportiva, più rispettosa, più gioiosa. In Italia è tutto troppo enfatizzato e credo che tutti, anche noi professionisti, potremmo rendere di più se ci fosse più serietà, più rigore, una cultura sportiva migliore. Da noi è sempre una partita da dentro o fuori, è sempre un risultato che può determinare tutto, non amiamo i progetti e non abbiamo la pazienza di attendere il loro sviluppo e la loro realizzazione. A me piacerebbe cambiare un po’ la cultura e la mentalità sportiva: troppa tensione, troppa pressione. Sarebbe molto più produttivo essere più equilibrati. Non siamo dei fenomeni quando le cose vanno bene e non siamo dei brocchi quando le cose non vanno bene". 

Sezione: News / Data: Sab 28 gennaio 2017 alle 12:35 / Fonte: Corriere dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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