"Simeone era già allenatore quando giocava. Di più, mi azzardo a dire che il Cholo, quando giocava, era più allenatore che calciatore. Ovviamente non perché non giocasse bene, ma per la sua gravitazione tattica ed emozionale sul resto dei compagni, per come viveva il calcio e per ciò che trasmetteva. Con lui ho giocato poche partite ma furono sufficienti per togliermi ogni dubbio sul fatto che sarebbe diventato un allenatore. Zidane era più introverso. E magari per questo la sua decisione di diventare allenatore sorprende di più, sorpresa figlia di un pregiudizio: era talmente forte come giocatore che durante la sua carriera ci si è sempre concentrati su questo senza intuire ciò che poteva essere Zizou dopo il ritiro". Lo dice Santiago Solari, ex interista e oggi allenatore delle giovanili del Real Madrid. Lui conosce benissimo entrambi. 

Com’è Simeone?
"Una persona speciale, un grande motivatore. Legge perfettamente le partite e non perde tempo in discussioni sterili: si concentra nel cercare di ottenere il massimo profitto dal materiale che ha disposizione. Questo è il suo stile".

Quanto pesa il passaggio in Serie A dei due tecnici?
"Sicuramente l’esperienza italiana lascia un’impronta importante. In ogni giocatore, e quindi in ogni allenatore, c’è un prima e un dopo il passaggio in Serie A. Io personalmente in Italia ho appreso tantissimo. Penso anche al tempo passato con i vostri allenatori qui in Spagna, Sacchi e Ranieri. Sono tante le carriere di allenatori nate in Italia, poi ci sono altri che invece vengono respinti: non tutti i giocatori sono adatti alla Serie A e la Serie A non è adatta a tutti".

Memorie di San Siro?
"È un posto strano. Ho grandi ricordi visto che ci ho vinto 3 scudetti però a me continua a sembrare peculiare il fatto di giocare in uno stadio che ospita due squadre".

 

Sezione: News / Data: Ven 27 maggio 2016 alle 10:27 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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