Rita Guarino, allenatrice dell'Inter dall'estate 2021, ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni di Pirelli.it: "Io un simbolo del calcio femminile? Mi sento parte del percorso compiuto dal calcio femminile, fin da quando non era sotto i riflettori e viveva all'ombra di quello maschile. Ho vissuto anche momenti di stallo, momenti privi di grandi investimenti. Ora c'è un po' di crescita, ma in realtà secondo me il percorso è appena iniziato”.

Quando sono iniziati i veri cambiamenti?
“Direi a partire dal 2015, quando si è determinato il coinvolgimento dei club maschili. All'inizio hanno dovuto adempiere a degli obblighi, ovvero creare delle squadre Under 12 femminili, poi pian piano la cosa si è evoluta: le società hanno potuto acquisire il titolo sportivo di una squadra dilettantistica femminile. Da quei giorni, il calcio femminile è diventato parte integrante del sistema professionistico. Con annessi strumenti e competenze. Con mezzi e ambizioni completamente diversi”.

C'è qualcosa che non è cambiato, magari in positivo?
“Quello che non è cambiato, e che mi auguro non cambierà mai, sono i valori che il calcio femminile si porta dietro. Si parte sicuramente da un'enorme passione da parte delle giocatrici, ma poi si arriva alla lealtà sportiva, all'etica comportamentale, a tutta una serie di manifestazioni legate a una reale vicinanza con il pubblico. Anche i tifosi stessi, devo dire, non sono ancora cambiati: chi segue il calcio femminile sostiene la propria squadra più che insultare quella avversaria, il pubblico fa un tifo sano”.

Che caratteristiche aveva Rita Guarino da calciatrice?
“Ero un'attaccante veloce, tecnica, altruista. Mi mancava qualcosa nel colpo di testa”.

E che allenatrice è diventata?
“Come allenatrice mi piace definirmi flessibile: non sono ancorata a dei modelli o dei sistemi personali, cerco di adattarmi alle qualità delle giocatrici che ho a disposizione”.

Dopo averne vinti cinque da calciatrice, hai conquistato quattro scudetti in panchina. Cosa si prova a vincere da allenatrice?
“Da giocatrice sei uno strumento musicale che suona bene quando il gruppo ti permette di farlo. Da allenatrice devi valorizzare il suono di tanti strumenti, di tutti gli strumenti, in modo che possa venire fuori una bella sinfonia. Quando alleni, mi viene da dire, è tutto estremamente amplificato”.

E dal punto di vista dei pregiudizi e degli stereotipi stiamo davvero riuscendo a sconfiggerli?
“I pregiudizi, gli stigmi, gli stereotipi continueranno a esserci. Almeno finché non si finirà di paragonare il calcio femminile a quello maschile. Se vogliamo fare dei passi in avanti, dobbiamo riconoscere il calcio femminile per quello che è, non per quello che forse potrebbe essere. D'altra parte va anche detto che le cose stanno iniziando a cambiare: è arrivato il professionismo, sono arrivate delle tutele importanti, le nuove generazioni possono sentirsi attratte da questo mondo. Sarebbe fantastico, ma dobbiamo continuare a lavorare, a crederci tanto”.

Sezione: Inter Femminile / Data: Ven 03 maggio 2024 alle 21:49
Autore: Redazione FcInterNews.it / Twitter: @Fcinternewsit
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