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Alessia Fabiani a FcIN: "Che piacere intervistare Recoba. Magari tornasse Mourinho. Vorrei El Shaarawy all'Inter"

di Simone Togna

Attrice, showgirl, modella. Forse la Letterina più amata dal grande pubblico. Successivamente conduttrice di programmi televisivi e inviata. Oggi Alessia Fabiani è mamma di due gemelli, Kim e Keira, ed è un’apprezzatissima attrice di teatro. Una carriera in continua ascesa per la ragazza nata a L’Aquila, che sebbene abbia cambiato più ruoli e tipi di lavoro, riesce sempre a farsi apprezzare dai propri fan. Cosa non si è modificato negli anni? Semplice: il suo tifo per l’Inter, come da lei confessato in esclusiva a FcInterNews.

Come procede la sua vita? Cosa fa?
“Cosa non faccio! Mi chiamano Wonder Woman per come organizzo al millesimo di secondo le mie giornate. Adesso mi sto cimentando nelle prove di 'SoleDonne', uno spettacolo teatrale suddiviso in sei atti del quale sarò una delle protagoniste. Nello specifico si tratta di un esperimento di testo-teatro, un’opera molto impegnata e profonda. La prima andrà in scena il 23 maggio al Teatro Le Salette di Roma”.

Perché ha intrapreso questa strada?
“Il teatro mi fa stare bene e fa stare bene. È una forma di cultura che deve essere esaltata. Che si tratti di commedie o di testi impegnati. Poi le persone non per forza devono uscire per andare a vedere me. Ma assistere ad un’opera ben strutturata può essere un toccasana per tutti”.

Cambiamo argomento e parliamo di calcio. Perché è interista?
“Per un tifo che si tramanda da generazioni. Mio nonno, il padre di mio padre, era davvero un supporter accanito della Beneamata. Uno di quelli che si rigirava sulla sedia tipo Satana durante le partite. Stesso discorso per mio papà. Guai a chiamarlo al telefono se gioca l’Inter. Non ci si deve neanche provare. E poi grazie al grande calore ricevuto dalla Curva dei nerazzurri. Pensi che persino durante le partite i tifosi intonavano cori solo per me”.

Cosa cantavano?
“Ce l’abbiamo noi. Ce l’abbiamo noi. La Fabiani ce l’abbiamo noi! Ho potuto davvero capire il significato di coro da stadio. E cosa provino i calciatori quando si sentono omaggiati in tal senso. Provi un’emozione pazzesca”.

Lei ha lavorato anche in vari programmi sportivi. Quindi pure per lavoro doveva essere necessariamente informata sull’Inter. E non solo.
“Sicuramente. Non ho mai fatto mistero del mio tifo per la Beneamata. Io ho sempre apprezzato giocatori come Javier Zanetti, ma quando sei in un determinato contesto devi essere sempre sul pezzo. E a quei tempi, seppur con un po’ di sofferenza, la squadra nerazzurra era riuscita ad ottenere grandi risultati. E per me è tutto più bello quando c’è sofferenza e poi centri l’obiettivo che ti sei prefissato”.  

Chi è stato il giocatore che le ha dato maggior soddisfazione intervistare?
“Alvaro Recoba. Simpatico, dolce, carino. Non banale. Con risposte precise e sincere. Mi resta però il rammarico di non aver incrociato mai dal vivo Josè Mourinho”.

Rivorrebbe lo Special One alla guida nerazzurra?
“Assolutamente. Lo adoro. A parte che Spalletti non mi fa impazzire, ma mi dica un tifoso interista che non rivorrebbe il tecnico portoghese a Milano! Sa cosa dice sempre mio padre Maurizio? L’Interista si riconosce dal garbo, dal sorriso e dalla perspicacia. E tutti i grandi del mondo nerazzurro hanno queste qualità. Josè Mourinho, Paolo Bonolis e mi ci metto dentro anche io. Last but not least”.

Quale è stata la partita più emozionate che ha visto a San Siro?
“Con Mou in panchina ovviamente. Milan-Inter 0-4. Non ho parole per quel Derby. Fantastico! Al termine dell’incontro festeggiamo tra gli interisti che lavoravano in società e i tifosi comuni. Uno spettacolo. Zero distinzioni. Contava solo l’appartenenza ai nostri colori”.

C’è un giocatore che le piacerebbe vedere nella prossima Inter?
“Risponderei Francesco Totti, peccato che non giochi più. Ma vedere lui a Milano sarebbe stato un sogno. Degli atleti attuali rispondo El Shaarawy. Tra Milan e Roma ci ha segnato un bel po’ di gol. Almeno la smetterebbe. E poi ritroverebbe il suo amico Radja Nainggolan”.

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