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Benevento-Inter - La squadra nerazzurra vince ma dimostra di non essere ancora matura

di Matteo Serra

L'Inter prima della sosta e di concentrarsi a pieno sul derby, fa visita al Benevento. Partita sulla carta semplice perché i padroni di casa le hanno perse tutte finora, segnando un solo gol. La semplicità però è solo teorica, perché la squadra di Spalletti scende in campo in un Vigorito che è pieno di entusiasmo. Tra i titolari torna Nagatomo, che conferma la staffetta a sinistra con Dalbert, che dopo aver giocato contro il Genoa siede in panchina. In mezzo al campo invece c'è una conferma: quella del duo Vecino-Borja Valero, con Gagliardini ancora eslcuso. Conferma anche per Brozovic, che gioca nuovamente alle spalle di Icardi, Perisic e Candreva. I padroni di casa invece si presenta con un 4-3-3 che diventa 4-5-1 in fase di non possesso, con Iemmello unico riferimento offensivo. D'Alessandro e Lombardi hanno il compito di provare a impensierire la difesa interista. 

PRIMO TEMPO - L'Inter scende in campo determinata e con un buon piglio: un avvio che ricorda quello della sfida interna contro il Genoa, con Candreva che prova subito ad imbeccare Perisic, questa volta con meno efficacia della settimana passata. Il Benevento si chiude subito a difesa del proprio portiere, l'ex Inter Belec, difendendo con 11 uomini nella propria metà campo. L'Inter ne approfitta e alza la pressione, cercando di far girare la palla velocemente per trovare spazi. La squadra di Spalletti è molto attenta, tanto che è sempre la prima ad arrivare sui palloni vaganti, impedendo di fatto agli uomini di Baroni di imbastire ogni forma di contropiede. Candreva spesso lascia la sua fascia destra per accentrarsi e cercare scambi stretti con Vecino e Borja Valero, liberando la corsia per D'Ambrosio. Anche Icardi prova a togliersi dalla marcatura di Costa e Djimsiti venendo a cercare palla anche fuori dall'area di rigore. La pressione alta dell'Inter porta addirittura alla conclusione Skriniar, che dopo aver rubato palla si trova praticamente già al limite dell'area, prima di calciare malamente. Al 19' l'Inter passa in vantaggio con quello che nelle precedenti 6 partite era quasi totalmente mancato: l'inserimento del centrocampista. Perisic becca Nagatomo che è rapido a tenere in gioco una palla altrimenti lunga; arriva per primo Candreva, che proprio perché al centro riesce ad agire anche sul centro sinistra. La finta che lo libera al cross è ottima, così come il tempo di inserimento di Brozovic che, arrivando da dietro, è indisturbato nel momento di insaccare di testa. Il croato non fa in tempo a finire di esultare che deve ricominciare da capo, dato che 2 minuti dopo sigla il raddoppio con una bella punizione. L'Inter al 21' del primo tempo mette in archivio la pratica Benevento. Peccato però che ci siano ancora 69 minuti da giocare. La squadra di Spalletti, fin dal gol del 2-0, inizia ad abbassare il ritmo, smettendo di giocare come fatto fino a quel momento. Ne seguono una serie di leggerezze che denotano come quella di Spalletti non sia ancora una squadra matura. Prima Borja Valero si fa ammonire per fermare una ripartenza, Nagatomo fa uno scellerato passaggio all'indietro. Perisic prova un cambio di gioco in orizzontale, errore da matita rossa. Il Benevento prende una traversa, D'Alessandro prima sfiora il gol e poi lo trova. Assolutamente da condannare l'atteggiamento difensivo nel gol del 2-1: in una ripartenza 5 contro 2 a favore dei nerazzurri, la difesa permette a Iemmello di servire D'Alessandro. Miranda cerca di chiamare il fuorigioco invece di preoccuparsi di coprire correttamente la linea di passaggio. Il risultato è il gol dei padroni di casa e una botta di nuovo entusiasmo per il Benevento. 

SECONDO TEMPO - Nella ripresa l'Inter scende in campo non per chiudere la partita ma per gestirla. L'idea è quella di controllare il possesso palla, cercando di tenere il ritmo basso e magari sfruttare lo spazio che il Benevento può concedere. Se è vero che l'Inter dà la sensazione di poter fare male ogni volta che verticalizza, lo è altrettando il fatto che adesso sia il Benevento a schiacciare l'Inter nella propria metà campo. D'Alessandro prende un altro palo, l'Inter fatica a ripartire. Perisic pian piano si eclissa dalla partita, scivolando prepotentemente in una di quelle giornate in cui risulta impalpabile. La regia di Borja Valero cade di lucidità, dato che anche lui si rende protagonista di leggerezze che possono costare care, come l'errore in impostazione che porta all'ammonizione di Vecino, costretto al fallo per bloccare la ripartenza dei padroni di casa. L'Inter del secondo tempo trasmette un'immagine di sè a due facce: se da una parte dimostra qualità nelle ripartenze, dall'altra spesso si macchia di arroganza, facendo con sufficienza alcune giocate che la sua storia recente gli impedirebbe di fare. Aumentano le distanze tra i reparti, i giocatori offensivi smettono di aiutare i difensori, che spesso devono chiudere singolarmente alle ripartenza del Benevento. Spicca ancora una volta Skriniar, davvero impeccabile, mentre Miranda torna a essere il giocatore distratto e assente visto troppo spesso l'anno scorso. Spalletti mette prima Joao Mario per Candreva: il portoghese, nonostante gli elogi nel post partita di Spalletti, non entra con la voglia di chi si vuole riconquistare una maglia da titolare. Trova spazio anche Gagliardini, che come al solito dà il cambio a Borja Valero non appena scatta l'ora di gioco. Anche l'italiano entra male, sbagliando molti appoggi e non dando la freschezza che l'ex allenatore della Roma sperava. E' vero che blocca un contropiede con un bell'intervento da dietro, ma spesso rallenta la manovra e sbaglia totalmente la scelta del passaggio. Da un suo cross debole, parte una ripartenza che solo l'ottima diagonale di Dalbert, entrato al posto di Nagatomo, vanificia. Il terzino brasiliano entra bene, fornendo una prestazione attenta in una partita dove era richiesta precisione difensiva. Alla fine l'Inter vince, fa 6 su 7 e arriva al derby con una classifica che permette di lavorare con serenità. Quello che non convince ancora è l'atteggiamento, che troppo presto si è seduta sugli allori, quando invece avrebbe bisogno come il pane di trovare confidenza e magari gol. Andare sul 2-0 dopo 20' era lo scenario adatto per farlo, invece ha tenuto aperta la partita fino al triplice fischio. La crescita passa anche se non soprattutto da partite del genere. 


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