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Bologna-Inter - Solida e ampia, l'Inter limita i rossoblu. E li supera con il gioco verticale

di Christopher Nasso

Nel posticipo della ventinovesima giornata di campionato, dopo il rinvio del match contro il Sassuolo e la pausa per le Nazionali, l’Inter fa visita al Bologna. Nei nerazzurri di Antonio Conte, con De Vrij inizialmente fuori, spazio a Ranocchia al centro della difesa, affiancato da Skriniar e Bastoni. Barella, Brozovic ed Eriksen in mezzo al campo, Hakimi e Young sugli esterni. Lukaku-Lautaro in attacco. Sponda rossoblù, Mihajlovic conferma il 4-2-3-1: Schouten e Dominguez in mediana; Skov Olsen, Soriano e Sansone alle spalle di Barrow in avanti. Danilo e Soumaoro al centro della difesa, Tomiyasu e Dijks i terzini, con Ravaglia in porta.

PRIMO TEMPO - Sul terreno di gioco del Dall’Ara, contro un Bologna sin da subito molto propositivo, scende in campo un’Inter - come di consueto - solida e determinata. La dinamicità dei due mediani rossoblù, e l’imprevedibilità data dai movimenti del quartetto offensivo, determinano - nei primi istanti - l’abbassamento del baricentro ospite, a protezione della trequarti difensiva. Corti e compatti, i nerazzurri mostrano tuttavia grande lucidità nelle scelte in fase di non possesso, tenendo lontani gli avversari dagli ultimi 16 metri, e i pericoli dalla porta difesa da Handanovic. Una volta in possesso della sfera, è la coppia Brozo-Eriksen a collaborare con i tre difensori per il palleggio iniziale. Con Barella pronto ad alzarsi sul centro-destra. La squadra di Mihajlovic è brava a spostarsi velocemente in zona palla, creando densità e lasciando poco respiro alla manovra ospite (la pressione parte spesso a metà campo). Lukaku e Lautaro, controllati rispettivamente da Soumaoro e Danilo, non trovano le giuste distanze, faticando nella prima parte di gara a collaborare e a costruirsi occasioni da gol. Sul palleggio avversario, la disposizione degli uomini di Conte porta alla creazione di molti duelli. Rimanendo più o meno bassi, alternando ‘attesa’ e aggressione, gli ospiti alzano Barella sulla destra al fianco dei due attaccanti (dalle parti di Soumaoro), con Lautaro largo a sinistra, in zona Tomiyasu (vs un Bologna con il 3-4-2-1 nella prima costruzione). Hakimi scala su Dijks, Young osserva Skov Olsen, Brozo ed Eriksen escono sui mediani opposti, con Skriniar a seguire Sansone, decentrandosi a tratti anche nel ruolo di terzino. E Ranocchia e Bastoni ad opporsi a Barrow e Soriano. La fase di equilibrio, caratterizzata da grande applicazione e organizzazione, viene ‘rotta’ dalla trama fluida e verticale a tinte nerazzurre. Importante il lavoro di Lautaro, bravo ad avvicinarsi a Lukaku, a raccordare il gioco sul centro-destra per liberare spazi sulla corsia opposta. Dove Young e Bastoni combinano in profondità. Pochi e precisi tocchi portano al cross del difensore italiano, e al colpo di testa da centro area di Lukaku. Prima ribattuto e poi deviato in porta dallo stesso 9 belga. Pochi minuti dopo, Tomiyasu è costretto a lasciare il posto a De Silvestri. Nel finale della prima frazione, i padroni di casa subiscono la crescita dell’Inter. Aumenta l’efficienza della LuLa, il pallone rimane maggiormente tra i piedi nerazzurri e nella metà campo rossoblù, con il pacchetto difensivo pronto ad accorciare e a favorire l’eventuale immediata riconquista.

SECONDO TEMPO - Al rientro dagli spogliatoi, nel Bologna riemerge un atteggiamento votato all’attacco, attraverso grande intensità e buona qualità nei fraseggi tra le linee. L’Inter risponde colpo su colpo, trovando continuità nello sviluppo delle proprie trame di gioco, una volta riconquistata la sfera o partendo in palleggio dal fondo (eludendo l’aggressione avversaria). Il pressing rossoblù, con le ali alte in opposizione a Skriniar e Bastoni - e i compagni impegnati ad accorciare - libera spazi alle spalle dei difensori, prontamente cercati e riempiti dai giocatori ospiti. Lautaro si avvicina a Lukaku per favorire la verticalizzazione della manovra sul centro-destra, dove non manca il costante apporto di Barella e Hakimi. Con l’esterno marocchino meno preciso del compagno in maglia numero 23. La velocità e la qualità mostrate nella transizioni, da entrambe le squadre, danno vita a una fase di match più ‘aperta’, con poco tempo per accorciare o ripiegare. Al netto di un’attenzione difensiva, soprattutto sponda nerazzurra, sempre molto efficace. Con Skriniar, Ranocchia e Bastoni ad emergere per la puntualità negli interventi, sia quando alti che nelle situazioni a ridosso della propria area di rigore. Lautaro avvicina gli ospiti al 2-0, prima dei cambi e di un ultimo quarto di gara caratterizzato dai tentativi rossoblù. Al 70’, Svanberg e Vignato sostituiscono Dominguez e Sansone nei padroni di casa, mentre Conte sceglie Darmian e Sanchez al posto di Young e Lautaro (dopo aver inserito Gagliardini per Eriksen al 61’). L’Inter riabbassa il baricentro, affidandosi alla verve del 7 cileno per legare i reparti e portare la sfera nella metà campo avversaria. La grande compattezza aiuta invece a correre pochi rischi, contrastando con successo la spinta degli uomini di Mihajlovic. Hakimi e Darmian garantiscono copertura in ampiezza, mentre i tre mediani lasciano pochi spiragli tra le linee. Gli ingressi di Orsolini e Juwara (fuori Skov Olsen e Dijks) portano il Bologna a disporsi con un 3-4-2-1 d'assalto. Le iniziative del giovane gambiano e di Vignato, esterni a tutta fascia, rappresentano le ultime speranze rossoblù. Handanovic è tuttavia poco impegnato, e la Beneamata conquista altri tre punti importanti, in una trasferta difficile. Al termine di altri 90’ e poco più (nel recupero dentro Vecino per Barella) riempiti da grande solidità e idee chiare.


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