Angolo Tattico di Genoa-Inter - Il lavoro a tutto campo di Barella, la dinamicità di Thuram, il trequartista
Riparte la Serie A. E l’Inter scende in campo con lo scudetto sul petto per provare a difenderlo con le solite vecchie certezze. La formazione scelta da Inzaghi è quella “tipo” della passata stagione, fatta eccezione per Bisseck al posto di Pavard come braccetto di destra. Il solito 3-5-2 fluido insomma, dove l’interscambio di posizioni è benzina per la manovra nerazzurra.
Nei primi minuti di gara però l’Inter è un po’ compassata e sulle gambe. Gli interpreti sono statici e lenti nel far girare palla, soprattutto a centrocampo con Calhanoglu e Mkhitaryan. Il Genoa ne approfitta piazzandosi uomo su uomo con uno speculare 3-5-2 e si difende ordinata, per poi andare in transizione veloce con le due punte Vitinha e Messias una volta recuperata palla. Serve l’ingresso in partita di Barella, con la sua elettricità ed intraprendenza, per fare alzare il baricentro a Lautaro e compagni e rendersi più pressanti verso l’area di rigore presidiata da Gollini. Non solo. Il vice capitano è colui che accelera e fa viaggiare la palla di prima con traccianti in profondità dopo uno-due con la punta che viene in contro. Dimarco e Darmian sulle fasce giocano molto larghi e tentano di chiudere le azioni da quinto a quinto tagliando al centro come facevano spesso la scorsa stagione. Il 32 non si accentra troppo da terzo attaccante masi mantiene largo per evitare il traffico in mezzo e dialogare con un Thuram in splendida forma. Il francese lavora praticamente da solo davanti. Riempie l’area di rigore ma esce a legare il gioco quando serve. Fa il doppio movimento in contro - in profondità per tutta la partita, sia palla al piede che senza. Il centrocampo continua a essere sorretto da Barella mentre la difesa a 3 con il passare dei minuti prende le misure ai due attaccanti rossublu. Genoa che dal canto suo fa una partita ordinata soprattutto in fase difensiva, puntando sulla densità in mezzo al campo. Badelj si piazza da filtro e si interscambia spesso con Malinovskyi come play per far iniziare l’azione. Frendrup invece è la mezz’ala che più corre in avanti per allungare la squadra e dare una mano alle due punte. Anche i quinti Martinez e Zanoli sono molto disciplinati nel tenere gli avversari ma anche intraprendenti, soprattutto nella prima frazione, ad allungarsi e provare a scambiare con Vitinha o Messias. Il Genoa è poco altro dal punto di vista offensivo.
Nel secondo tempo la variante tattica messa in campo da Inzaghi per cercare di vincere la partita è il trequartista dietro le due punte con il doppio centrocampista. Lautaro, ancora in ritardo di condizione, si piazza sulla tre quarti alle spalle di Taremi e Thuram, per cercare di legare il gioco e rendersi pericoloso. Quello non è il suo ruolo, ma il capitano si mette a disposizione. L’entrata di Frattesi al posto di uno spento e impalpabile Mkhitaryan rende l’Inter ancor più tambureggiante di quanto già lo fosse dalla metà del primo tempo. Anche Taremi si muove bene in fase d’attacco creando apprensione a Bani e De Winter con i suoi attacchi in profondità improvvisi e la sua forza nel gioco aereo. Il 3-4-1-2 di Inzaghi dà i suoi frutti con il secondo gol di Thuram ma l’infortunio di Bisseck nel finale regala il rigore e il pareggio alla squadra allenata da Gilardino che, nel secondo tempo, si era limitata a difendere ordinatamente senza proporre praticamente nulla dal centrocampo in avanti. L’Inter esce con un punto da Marassi. La maratona è appena cominciata.
Riccardo Despali
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