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I cambi gioco di Bastoni, le posizioni di Ferguson, i 2 contro 3 in fascia grazie all'aiuto delle mezzali nerazzurre nella ripresa

di Redazione FcInterNews.it

Bologna-Inter è una partita divisa in due, con un filo conduttore ben preciso: la maturità della squadra di Simone Inzaghi, che non riesce mai a perdere in questo 2024 e pur subendo l’impeto degli emiliani nel secondo tempo, non rischia quasi nulla e difende benissimo il prezioso gol di Bisseck.

Il primo tempo è uno spettacolo orchestrato da Barella e compagni. I nerazzurri normalizzano il Bologna di Thiago Motta dettando ritmi di gioco e linee di passaggio. I tre tenori a centrocampo salgono subito in cattedra al Dall’Ara, con Calhanoglu che si abbassa molto sul centrosinistra tra Acerbi e Bastoni per ricevere palla e impostare, cercando sulla verticale Mkhitaryan. Se il 20 si abbassa, Barella occupa la mediana come play per offrire lo scarico o il dai e vai. Sulla sinistra il piede educatissimo di Bastoni pennella cambi di gioco per Barella che corre nello spazio o traccianti alti a scavalcare il centrocampo per gli inserimenti sulla stessa linea di Thuram e Sanchez a turno. Darmian che lavora vicino a Bisseck nell’altra fascia, rimane bloccato quando la palla gira dalle sue parti o è il Bologna a salire con le incursioni di Salemaekers, ma si sgancia e si porta sulla linea degli attaccanti, restando sempre molto esterno, quando la palla è tra i piedi di Bastoni o Carlos, che spesso cambiano il gioco con lanci precisi di 40 metri. Bisseck da una mano ad Acerbi in raddoppio e Zirkzee è tagliato sempre fuori dagli anticipi dei due difensori dell’Inter. Quando il talento del Bologna esce a lavorare palla sulla tre quarti, uno dei due lo segue come un ombra e si francobolla a lui non lasciandogli il tempo di pensare la giocata. L’altro invece rimane a presidiare l’area e a proteggere Sommer, attento ad eventuali inserimenti dei trequartisti. Ma l’area è poco affollata da maglie rossoblu perché l’azione bolognese parte sempre da dietro con tanti uomini e la presenza in area di rigore per concludere l’azione è leggera o inesistente. Davanti Thuram e Sanchez giocano in verticale alternandosi. Se uno va in contro per gestire la palla, l’altro offre il tracciante in profondità con una corsa a stressare la linea a 4 della difesa del Bologna, e viceversa. In fase d’attacco l’Inter è fluida e si permette licenze che nessun’altra squadra si può permettere, come Acerbi da 9 davanti a Skourupski pronto a concludere, o il gol da terzo a terzo Bastoni-Bisseck.

Nel secondo tempo la musica cambia. Il Bologna, spinto anche da uno stadio caldissimo, si riversa nella metà campo interista in cerca del pareggio. L’impeto è forte, la qualità del gioco anche. Il giro palla di Zirkzee e compagni è fluido e veloce, con Odgaard che parte largo a destra ma si accentra spesso palla al piede e Salemaekers dall’altra parte che fa la stessa cosa. Il direttore d’orchestra è Ferguson, che con le sue posizioni negli spazi lasciati vuoti e le sue scelte palla al piede sulla tre quarti fa girare tutto il Bologna. Freuler è l’equilibratore davanti alla difesa ed è il deputato a recuperare palla più velocemente possibile e far ripartire l’azione con il primo passaggio di qualità. I terzini della difesa a 4 Kristiansen e Posch alzano di una ventina di metri il loro raggio d’azione, di fatto diventando dei centrocampisti esterni a tutta fascia. L’Inter aspetta e si chiude nei propri 25 metri creando densità in mezzo e non concedendo mai l’imbucata centrale. Il Bologna allora lavora sulle fasce, provando a creare superiorità numerica sia a destra che a sinistra con gli inserimenti dei centrocampisti. Ma le mezze ali dell’Inter Mkhitaryan e Barella e poi Klaassen e Frattesi sono bravissime ad abbassarsi e raddoppiare facendo il doppio lavoro di diga centrale e di aiuto ai braccetti e agli esterni molto bassi sulla propria fascia difensiva. Di fatto dunque si crea sempre un 2 contro 3 a favore dei nerazzurri su entrambi i lati. Così il Bologna, pur facendo soffrire l’Inter a livello di gioco, non riesce a incidere negli ultimi 20 metri e la diga interista con le giuste distanze tra gli uomini, regge fino al 90esimo. 

Riccardo Despali


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