L’Angolo Tattico - Molti duelli, grande equilibrio. Dal basso, e da destra a sinistra, arriva la trama vincente
Dopo due trasferte consecutive, e altrettanti pareggi, l’Inter ospita l’Hellas Verona, con l’obiettivo di avvicinarsi ancor di più verso la conquista dello scudetto. Antonio Conte conferma l’11 titolare visto anche sul campo dello Spezia. Hakimi e Perisic i ‘quinti’, Brozo in cabina di regia, Eriksen e Barella mezzali. Con Lukaku-Lautaro in attacco, e Skriniar-De Vrij-Bastoni davanti ad Handanovic. Sponda gialloblù, Juric conferma il 3-4-2-1: Tameze e Ilic in mediana, Faraoni e Lazovic sugli esterni; Magnani al centro della difesa, affiancato da Ceccherini e Dimarco. Con Bessa insieme a Barak alle spalle di Lasagna.
PRIMO TEMPO - Nel confronto tra i due schieramenti emergono i duelli individuali, che raccontano un match molto fisico e per larghi tratti equilibrato. Sul palleggio nerazzurro, l’Hellas lascia poco respiro e campo ai giocatori in possesso, scalando nelle marcature sulla costruzione a 4 avversaria. Bessa e Lasagna seguono Skriniar e De Vrij, Barak deve allargarsi su Bastoni (molto aperto a sinistra), mentre Lazovic esce spesso su Barella (pronto ad abbassarsi sulla destra), con Dimarco a ‘prendere’ Hakimi. Faraoni attende Perisic, Ceccherini e Magnani accorciano su Lautaro e Lukaku. Eriksen e Brozovic, molto vicini per la doppia regia in mezzo al campo, vengono aggrediti da Tameze e Ilic. A parti invertite, è Barella ad affiancare Lautaro e Lukaku nell’opposizione ai tre centrali gialloblù. L’Inter non alza subito la pressione, tenendo più bassi i ‘quinti’ e preoccupandosi di coprire le linee di passaggio. Con il Toro pronto a supportare il centrocampo, stringendo la posizione sullo sviluppo dell’azione avversaria a sinistra e scalando lateralmente sull’avanzare della catena destra (così come Barella per la corsia opposta). Gli uomini di Conte rallentano e arretrano il palleggio ospite, alzando il baricentro a palla coperta. Forzando qualche giocata e causando qualche errore tecnico. Una volta in possesso, è la verticalizzazione immediata per Lukaku l’opzione di gioco più ricercata. L’ottima prestazione individuale di Magnani nel duello con il belga, e il poco apporto di un Lautaro impreciso nei tentativi di triangolazione, allontanano i nerazzurri dall’opportunità di sfruttare l’iniziale profondità concessa dai gialloblù. Guadagnando metri di campo, senza tuttavia costruire grandi occasioni da gol. L’Hellas, nella fase centrale, fatica a contrattaccare, sbattendo su De Vrij, Skriniar e Bastoni. E, rimanendo alta per l’immediata riconquista, la squadra di Conte aumenta la percentuale di palleggio. A ritmi non altissimi e all’interno di un confronto molto spezzettato. Brozo ed Eriksen rimangono vicini in regia, mentre Barella svaria continuamente tra le linee, proponendosi a sostegno di esterni e attaccanti, per trame nello stretto e cambi gioco. Hakimi trova più spunti rispetto a Perisic, alimentando la spinta sulla destra, ma per vie centrali rimangono i difetti di precisione e coraggio nell’ultima giocata. Contro un avversario sempre reattivo e aggressivo. E all’intervallo è 0-0.
SECONDO TEMPO - Al rientro dagli spogliatoi, Juric sostituisce i due difensori ammoniti - Ceccherini e Magnani - con Dawidowicz e Gunter. Gli ospiti mantengono un atteggiamento propositivo, crescendo in intensità e aggressività nella fase di non possesso. Alzando la pressione sulla costruzione dal fondo nerazzurra e accorciando le marcature con i difensori. I padroni di casa provano, più volte, la verticalizzazione immediata per una delle due punte - impegnate spalle alla porta nei pressi del centrocampo -, per provare ad attaccare la profondità e accompagnare a sostegno. I gialloblù si mostrano, però, maggiormente reattivi, prevalendo in diversi contrasti e sulle seconde palle. Conquistando, nella prima parte della seconda frazione, il pallino del gioco. Con l’Inter paziente e compatta a creare densità a protezione della propria trequarti difensiva. Hakimi e Perisic attendono bassi, Lautaro e Barella stringono o scalano lateralmente in base alla corsia d’azione avversaria, con Eriksen e Brozovic in mediana (a duello con Tameze e Ilic). Coprendo le linee di passaggio e dominando negli interventi - anticipi o chiusure - dei difensori su Lasagna e compagni, i nerazzurri concedono pochissimo. Trovando qualche transizione positiva potenzialmente pericolosa, ma priva di precisione nelle triangolazioni e nelle giocate individuali a campo aperto. Contro un Verona sempre ‘asfissiante’. Conte cambia la catena mancina, inserendo Sensi e Darmian al posto di Eriksen e Perisic, mentre Juric cambia Tameze con Salcedo, abbassando Barak al fianco di Ilic. I padroni di casa ritrovano minutaggio nel palleggio, impossessandosi della sfera sui rinvii lunghi di Silvestri. Arrivando diverse volte a concludere, anche grazie ai calci piazzati conquistati, con Hakimi il più pericoloso dalla distanza. Dentro Sanchez per Lautaro e Udogie per Dimarco. E il cileno, al 76’, si rende decisivo nell’azione che sblocca il match. La costruzione dal basso sulla destra trova Lukaku, prima del movimento a sostegno del numero 7, bravo a premiare l’inserimento per vie centrali di Hakimi. Eluse le marcature, con Faraoni ‘costretto’ a stringere la posizione, l’esterno marocchino completa la manovra trovando Darmian sul centro-sinistra, puntuale nel concludere a rete. Juric sceglie Colley per Bessa, mentre Conte si affida a Gagliardini e D’Ambrosio (fuori Brozovic e Hakimi) nel tentativo di preservare il vantaggio, spostando Barella vertice basso. Il forcing finale gialloblù non porta i risultati sperati. E la Beneamata,fallendo anche qualche ripartenza, esce dal campo con i tre punti. Abbassando la quota dei pochi ancora necessari per la conquista dell’obiettivo stagionale.
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