Icardi e Perisic aprono il Chievo. Ma la cattiva gestione viene punita
A Verona, l’Inter di Luciano Spalletti è chiamata alla prima delle tre prove che chiuderanno il 2018, con l’obiettivo primario di consolidare il terzo posto in classifica. Nei nerazzurri, fuori lo squalificato Asamoah, dentro dal 1’ sia Vrsaljko (a destra) che D’Ambrosio (a sinistra), così come Joao Mario e il rientrante Nainggolan a centrocampo. Politano-Icardi-Perisic il tridente offensivo. 4-3-1-2 in casa Chievo, reduce da 5 pareggi consecutivi (quattro dall’arrivo di Di Carlo): De Paoli e Barba i terzini, Giaccherini dietro la coppia d’attacco Pellissier-Meggiorini.
PRIMO TEMPO - I padroni di casa partono coraggiosi, alzando le mezzali sui terzini ospiti e chiudendo le linee di passaggio con i due attaccanti sul possesso in favore di Skriniar o De Vrij. I due centrali nerazzurri (l’olandese più dello slovacco) sbagliano qualcosa in fase di uscita, concedendo il recupero palla in zona avanzata ai ragazzi di Di Carlo. Giaccherini a uomo su Brozovic complica ulteriormente le trame di gioco degli 11 di Spalletti. È la catena di destra, con le iniziative di Politano accompagnate dall’allargamento di Joao Mario e dalla spinta di Vrsaljko, a mettere in crisi Barba e Kiyine e a far crescere l’Inter, con il passare dei minuti sempre più padrona del campo. Dall’altra parte, Perisic gioca più vicino a Icardi, mentre l’accentramento di Nainggolan viene controllato da Rigoni. Nel Chievo, Hetemaj e Kiyine (ammonito) si scambiano di posizione, diminuendo le uscite su D’Ambrosio e Vrsaljko e soffrendo sempre più le verticalizzazioni tra le linee, a trovare quasi sempre la tecnica di Joao Mario, da parte di un Brozo bravo a eludere la pressione di Giaccherini con velocità d’esecuzione. Il duello tra i due risulta importante anche a parti invertite, dove è il regista croato a marcare stretto il trequartista italiano. Ed è quando quest’ultimo si allarga per portare superiorità numerica (da una parte o dall’altra) che i padroni di casa solleticano la porta difesa da Handanovic. È la crescita ospite però, manifestata sul terreno di gioco da un baricentro sempre più alto, a caratterizzare l’ultimo capitolo della prima frazione. È il lavoro Icardi, a smuovere la linea difensiva e a dialogare precisamente con i compagni, ad esaltarne la manovra e la sua esecuzione. E così, lo spazio concesso ai terzini nerazzurri dal modulo avversario, la partecipazione al gioco del capitano e l’accentramento di Perisic portano all’assist vincente di D’Ambrosio per l’esterno croato. E gli ultimi minuti, prima di rientrare negli spogliatoi, regalano altre situazioni simili, dove la trequarti schierata da Spalletti non concede punti di riferimento e per centimetri non chiude il match.
SECONDO TEMPO - Di Carlo cambia, con l’inserimento di Jaroszynski per Kiyine e il passaggio al 3-4-1-2. Ma, nei primi minuti, continua la crescita ospite: le sponde di Icardi, il movimento tra le linee di Joao Mario e Nainggolan, e la posizione stretta sui centrali avversari di Perisic e Politano regalano superiorità in zona offensiva e occasioni importanti, che i nerazzurri non riescono tuttavia a trasformare nella rete del raddoppio. Se il nuovo atteggiamento clivense, con la nuova disposizione, apre più spazi nella propria trequarti per lo sviluppo delle azioni dell’Inter, garantisce ai padroni di casa più imprevedibilità in fase di possesso. Il movimento ad allargarsi dei due attaccanti, la spinta degli esterni e lo svariare lungo tutto il fronte di Giaccherini accennano a qualche momento di sofferenza per la retroguardia in maglia bianca. Le due ali (Politano più di Perisic) faticano a dar sostegno ai terzini, così come le due mezzali schierate da Spalletti non garantiscono lo stesso apporto offerto nella metà campo opposta, lasciando Brozovic in inferiorità. La fisicità di Stepinski, entrato all’ora di gioco per Meggiorini, aumenta anche il lavoro per De Vrij e Skriniar. Più di tanto l’Inter non soffre la reazione aggressiva del Chievo, ma Spalletti decide comunque - in concomitanza con l’ingresso di Vecino per Nainggolan e, soprattutto, di Lautaro per Politano - di passare al 3-5-2, affidando a Perisic l’intera corsia mancina. La mossa del tecnico di Certaldo porta i suoi frutti in fase difensiva, meno in quella offensiva, dove vengono a mancare idee e trame di gioco pulite. Anche e soprattutto per una gestione del pallone frenetica e imprecisa, con Vecino massimo esponente. La consueta “costruzione da dietro” viene invece ostacolata dal posizionamento dei clivensi, che alzano il baricentro e costringono spesso Handanovic al rinvio lungo. Per l’ultimo quarto d’ora di gara, Birsa prende il posto di Giaccherini, mentre Lautaro sostituisce Politano. L’argentino porta ulteriore confusione al match e nei dialoghi d’attacco utili a sfruttare le costanti discese di Vrsaljko e gli 1vs1 vincenti di Perisic contro De Paoli. Borja Valero, subentrato a Joao Mario, porta più palleggio e libera maggiormente Vecino, contribuendo con Brozovic a un finale di gara di apparente tranquillità. Il gol di Pellissier, bravo a sorprendere la difesa nerazzurra sulla sponda di Stepinski (nella quale De Vrij conferma la giornata negativa) punisce la Beneamata, poco cattiva nel chiudere la gara e a tratti troppo disordinata per poterla gestire.