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Inter-Atletico Madrid - Lo spazio lasciato a Dumfries, gli anticipi di Witsel, la duttilità di Barella, la profondità di Morata

di Redazione FcInterNews.it

Una serata da grande Inter, con il rammarico di aver sprecato tante occasioni da gol, ma con la consapevolezza di giocarsi il secondo tempo di questo ottavo di Champions a Madrid con due risultati utili su tre per passare il turno.

La partita parte ad alti ritmi a centrocampo da entrambe le parti. Barella, Calhanoglu e Mkhiitaryan affrontano colpo su colpo De Paul Koke e Saul. Ci sono errori tecnici da entrambi i lati, data la grande intensità e l’aggressione uomo su uomo sia dell’Inter che dell’Atletico. Quando provare a riconquistare palla velocemente non porta i suoi frutti, allora tutti gli effettivi si abbassano dietro la linea del palleggio avversario, compattandosi, e non concedendo la supremazia territoriale nella propria metà campo. È una partita a scacchi ad alta intensità, con moduli speculari e l’intenzione di dominare il gioco a centrocampo. Darmian sulla destra fatica a proporsi ed è impreciso tecnicamente nel passaggi in avanti, preoccupandosi di più di Lino, uno dei migliori dell’Atletico, che lo punta spesso e lo fa abbassare sulla linea dei difensori. Dall’altra parte Dimarco è più libero e propositivo. Sale quando hanno palla i centrocampisti interisti, si propone per il dai e vai e ogni tanto si accentra sulla linea degli attaccanti lasciando il compito di impostare e inserirsi a Bastoni. Anche Pavard a destra inizia bloccato preoccupandosi di tenere Griezmann e Llorente, con il francese degli spagnoli che si stacca dalla marcatura di de Vrij e dello stesso Pavard e viene a giocare in mezzo, appena dietro a Calhanoglu, per dare un appoggio e provare a partire con transizioni veloci. Entrambe le squadre giocano un bel calcio. Due tocchi massimo, passaggi al compagno vicino e movimento senza palla per dare alternative al gioco, cambio di lato per i quinti che sono molto larghi. Sia l’Inter che l’Atletico provano a essere pericolosi dalle fasce, visto che il traffico in mezzo e la copertura attenta dei centrocampisti, non permettono un gioco fluido verticale in quella zona di campo. In zona d’attacco interista, il duello Witsel-Lautaro è sempre rude, con il belga spesso in anticipo sull’argentino che non riesce a lavorare con il solito gioco di raccordo tra centrocampo e attacco con precisione e costanza a causa della continua aggressione del numero 20 dell’Atletico. Anche Thuram è spesso anticipato da Gimenez e non riesce a scatenare la sua qualità in campo aperto, tranne in un’occasione dove manda in porta Lautaro che spreca il gol dell’1 a 0. 

Nel secondo tempo l’ingresso di Arnautovic rende l’attacco interista più statico ma più presente. L’austriaco riesce con la sua fisicità a proteggere palla e far salire la squadra, riuscendo a dialogare bene con i compagni con uno-due precisi che lo mandano anche in porta. Ma lui spreca due occasioni prima di firmare il gol vittoria. Anche la catena di sinistra comincia a macinare gioco con l’asse a tre Bastoni, Dimarco, Mkhitaryan, isolando sulla destra il subentrato Dumfries che è libero di correre in campo aperto ed entrare in area avversaria con la palla. Nel secondo tempo l’Inter alza i giri del motore e la qualità del palleggio. Questo è possibile grazie al cambio di ritmo di Calhanoglu (che nel primo tempo era stato lento e impreciso) e a un Barella tuttocampista e migliore in campo, che si fa dare palla con personalità e inizia l’azione, la sviluppa, e spesso si trova a ridosso dell’area avversaria per chiuderla o proporre un passaggio filtrante. In più è l’uomo che raddoppia sulle incursioni laterali dell’Atletico, dando una grande mano a Pavard e Bastoni. L’Atletico invece si abbassa con tutti gli effettivi a ridosso dell’area e non riesce a ripartire con qualità. Solo l’ingresso di Morata ridà un po’ di profondità alla squadra di Simeone, che riesce ad allungare e ritrova la forza di presentarsi nei pressi di Sommer. Ma di pericoli veri non ce ne sono e l’Inter ha l’occasione di aumentare il passivo grazie alle ripartenza in contropiede orchestrate molto bene dai subentrati Sanchez e Frattesi, che capiscono che la zona centrale del centrocampo dell’Atletico non è più presidiata come i primi 70 minuti, e si buttano nello spazio. Alla fine il tabellina recita 1-0. Poteva essere un passivo più pesante. Ma infondo va molto bene così. 

Riccardo Despali

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