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Inter-Fiorentina - Pressing e ripartenze: tra Inter e Fiorentina un tempo a testa. Brozo corre e dirige

di Christopher Nasso

Dopo Tottenham e Sampdoria, a distanza di pochi giorni, l’Inter ospita la Fiorentina con l’obiettivo di proseguire nella striscia positiva e ottenere il primo successo a San Siro in questo campionato. De Vrij torna al centro della difesa al fianco di Skriniar (Miranda out), Perisic riprende il suo posto sulla corsia mancina, con la conferma di Candreva, schierato a destra. Confermata la mediana Vecino-Brozovic. La novità più importante in casa viola è l’impiego dal primo minuto di Mirallas (in luogo di Pjaca), ala sinistra nel 4-3-3 di Pioli, con Chiesa a destra e Simeone punto di riferimento avanzato.

PRIMO TEMPO - L’inizio della Fiorentina spaventa l’Inter: coraggio e precisione nelle giocate tra le linee libera spazio agli avanti viola. I centrocampisti ospiti corrono alle spalle di quelli nerazzurri, nei primi minuti poco puliti in uscita una volta recuperata palla. D’Ambrosio in più di un’occasione è costretto a stringere e Mirallas, o Chiesa quando i due si scambiano di posizione, trovano maggiore libertà. I padroni di casa, però, prendono le misure e, grazie anche a un Brozovic padrone del centrocampo, superano con continuità la prima pressione gigliata, con giocate in verticale e vittorie nei duelli fisici. Quando i nerazzurri costruiscono dal basso, gli ospiti - molto proiettati in avanti - vedono Benassi attaccante aggiunto, Chiesa e Mirallas larghi sui terzini e Veretout scalare su Brozovic. Lo spazio aperto dal francese, con Nainggolan più libero di agire e venirsi a prendere il pallone, è quello più sfruttato dalla manovra interista, attraverso gli inserimenti dello stesso belga o di Vecino, le rare sponde di Icardi e l'accentramento di Candreva. Il modo di interpretare la gara del numero 87 favorisce le sovrapposizioni di D'Ambrosio, poco "inseguito" dal pigro - almeno nella fase difensiva - Mirallas (con Biraghi in difficoltà), mentre dall'altra parte un "bloccato" Milenkovic tiene a bada Perisic. A confronto con una difesa, quella in maglia bianca, molto attenta e pronta ad accorciare, la vera arma a disposizione dell'Inter è però quella del pressing: i ragazzi di Pioli, che a partire da Lafont non buttano mai via il pallone, arrivano a commettere diverse imprecisioni. La squadra di casa scala con i tempi giusti, lasciando inizialmente libera l'impostazione a Vitor Hugo e la giocata su Biraghi, per poi portare tanti giocatori in quella zona di campo, con Vecino pronto ad allargarsi sul terzino italiano e Nainggolan sempre attento su Veretout. Il rigore guadagnato da Candreva e trasformato da Icardi arricchisce un primo tempo giocato con grande ritmo da entrambe le squadre, prima di mandarle negli spogliatoi. 

SECONDO TEMPO - L’inizio, come nella prima frazione, è a tinte viola, con due grandi differenze: gli ospiti riescono a trovare il gol e la spinta si prolunga per un tempo non associabile a una situazione istantanea, oltre il pareggio firmato Chiesa (con la deviazione decisiva di Skriniar). Il numero 25 della Fiorentina, poi, conferma le parole pronunciate da Spalletti ieri in conferenza, spaccando la tattica del match, con iniziative personali che fanno scricchiolare la solidità dei padroni di casa. L’Inter, sbagliando tanti appoggi in uscita e arrivando troppe volte in ritardo sulle seconde palle, è "costretta" a salvarsi dentro la propria area di rigore, con il muro formato da De Vrij e Skriniar. Pjaca per Simeone regala ancora più imprevedibilità al gioco degli uomini di Pioli, Politano per Candreva non riesce a risolvere i momentanei problemi nerazzurri. I padroni di casa sono chiamati anche a corse laterali per andare a chiudere, prima accentrandosi e poi aprendosi, il giro palla avversario, veloce e accompagnato da qualche cambio di gioco. Gerson per Edimilson aggiunge qualità nell’1vs1 in mezzo al campo, così come Keita per Vecino nella trequarti opposta, con l’abbassamento di Nainggolan al fianco di Brozovic. Il croato, senza sottrarsi alla lista degli errori tecnici, ne commette molti meno dei compagni, tenendo in piedi la mediana con qualità e soprattutto intensità. Rispetto ai primi 45 minuti, l’Inter, oltre a sfruttare meno la pressione ospite (per i già citati "pasticci" in uscita e il ritardo sulle seconde palle), non riesce a dare concretezza al pressing, buono senza il possesso della sfera, impreciso una volta conquistatola. Ma nel momento di maggiore difficoltà, arriva il nuovo vantaggio firmato D’Ambrosio, tra ingenuità ospite e un misto di cattiveria e qualità dei padroni di casa, tramutatosi nello scambio tra il terzino e Icardi su azione di rimessa laterale. Tra cambi (la fisicità della giovane punta Vlahovic per Pioli e di Gagliardini per Spalletti) e poco altro, gli ultimi 20 minuti scarsi di gioco - recupero compreso - confermano il carattere, la voglia di vincere e la compattezza di una squadra che, in una settimana, ha ottenuto tre successi importantissimi. Tre vittorie che, al netto di momenti al loro interno non sempre esaltanti, hanno ridato credibilità, forza e fiducia a tutto l'ambiente. Tre avversari che hanno messo alla prova la crescita del gruppo, tre ostacoli ampiamente superati. Tre punti, quelli conquistati in ognuna delle ultime sfide, che dovranno essere il primo obiettivo anche in casa contro il Cagliari (prima della trasferta di Eindhoven)... in attesa di una crescita nel gioco e nella condizione fisica, guardando con orgoglio alla settimana appena passata e con coraggio a una stagione appena iniziata. 

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