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Inter-Genoa - Il piano Inzaghi funziona già. Con licenza di inventare e Calha-magic

di Daniele Alfieri
Squadra che vince non si cambia: si trasforma. L'Inter torna a San Siro con lo scudetto cucito sulle maglie e davanti a 30mila tifosi per la prima di Simone Inzaghi alla guida dei nerazzurri. Dopo quasi due mesi di ritiro e quattro test amichevoli, si fa sul serio. Il modulo scelto (e quasi obbligato dalle varie defezioni in attacco) per la prima giornata di campionato contro il Genoa è il 3-5-1-1: confermati in blocco i titolarissimi della migliore difesa di A 2020-2021, con Skriniar, De Vrij e Bastoni a protezione del capitano Handanovic. Sulle corsie di centrocampo giocano Darmian, preferito all'ultimo arrivato Dumfries, e Perisic, con Brozovic regista, Barella e Calhanoglu mezzali. Sensi avanza in posizione di trequartista alle spalle di Dzeko unica punta. Dall'altra parte Ballardini schiera un 3-5-2 con Kallon in attacco a fianco di Pandev, mentre a centrocampo Rovella è preferito a Sibelli.

La prima occasione per De Vrij arriva sugli sviluppi di un calcio di punizione con cinque nerazzurri in area del Genoa, ma la pressione nei primi minuti rimane altissima e l'atteggiamento della squadra ultra-offensivo: Dzeko e Sensi vanno in pressing su Sirigu, mentre Bastoni e Skriniar si alternano nelle sortite in area di rigore rossoblu. Ed è proprio lo slovacco a mettere la firma di testa sul gol che apre la stagione, stavolta con uno stacco imperioso su calcio d'angolo battuto da Calhanoglu, confermando uno dei leitmotiv dell'Inter contiana. Le trame di gioco tra centrocampo e attacco sono invece più fluide e fantasiose: al 12' Brozovic a ridosso dell'area calcia di prima sulla sponda di Calhanoglu, trovando in risposta i guantoni di Sirigu. Un minuto dopo è proprio il numero 20 turco che partendo da più lontano e dopo lo scambio di prima con Dzeko mira all'angolino dove il portiere avversario non può arrivare.

L'Inter di Inzaghi gioca con il piano già imparato a memoria e licenza di inventare: al 24', dopo l'assist e il gol del 2-0, ancora l'ex Milan che per ricevere palla si allarga spesso a sinistra sforna l'ennesima magia del repertorio con il cambio di campo millimetrico per Darmian, che si accentra e crossa al centro per Dzeko ma la girata del bosniaco è deviata sulla traversa esterna. Tre minuti dopo, Bastoni con una sgroppata palla al piede di 'scuola Lucio' si fionda in area venendo stoppato in corner proprio sul più bello da Vanheusden. Solo in chiusura di primo tempo un'Inter disattenta in fase di copertura con Skriniar in ritardo su Kallon concede la prima vera chance al Grifone (l'attaccante sierraleonese spreca tirando a lato della porta difesa da Handanovic). Campanello d'allarme a cui risponde l'asse croato Brozovic-Perisic, ma sul filtrante verticale del numero 77 l'esterno è in posizione di leggero fuorigioco ed è costretto a vedersi annullare il gol dopo check del Var.

Genoa inesistente nel primo tempo e alla ripresa Ballardini prova a dare la scossa con un triplo cambio che non altera lo schieramento tattico: entrano Sabelli, Bianchi e Serpe, fuori Cambiaso, Hernani e Biraschi. A variare nei primissimi minuti è quindi lo spirito dei rossoblu che provano ad alzare la linea del pressing e a costruire manovre che non portano pericoli, così l'Inter riacquista subito pieno controllo del match. Al 55' arriva anche il quarto cambio per il Grifone con Favilli che prende il posto in attacco di Kallon, ma è ancora la squadra di Inzaghi a portarsi a un passo dal 3-0 con il secondo gol annullato, stavolta a Calhanoglu che assapora la doppietta, dopo il gioco di sponda di Dzeko che fa salire Sensi e quindi Perisic, ma sul passaggio del numero 12 il croato, che conserve l'assist perfetto al turco a centro area, è ancora in fuorigioco.

Con il passare dei minuti rallentano i ritmi, non quelli di Barella a cui Inzaghi ha affidato le chiavi dell'interdizione e che in una delle sue azioni in ripartenza, in cui l'azzurro fa da collante tra la fase difensiva e quella offensiva, guadagna fallo con cartellino giallo per Sturaro, che viene sostituito a 20' dal termine da Melegoni, mentre nell'Inter entrano Vidal e Dimarco al posto di Sensi e Perisic. Il cileno non si fa attendere e timbra il tris su virtuosismo di tacco dello stesso Barella, rapidissimo e lucido nell'assist sulla respinta di Sirigu dopo il destro di Dzeko. Il 23 viene poi richiamato in panchina insieme a Calhanoglu, mentre al loro posto entrano Vecino e Satriano, con l'attaccante uruguaiano che gioca a fianco di Dzeko e Vidal che si abbassa sulla linea dei centrocampisti.

A 7' dalla fine c'è tempo anche per l'esordio di Dumfries che sostuisce Bastoni e si piazza nel suo ruolo naturale di esterno destro: Darmian cambia lato spostandosi sulla corsia mancina e si alterna con Dimarco come terzo a sinistra di difesa. L'ex Verona occupa l'area con Satriano e Dzeko nell'azione che porta al 4-0 di testa del bosniaco, servito dal cross dalla trequarti di Vidal, autore così come Calhanoglu di un gol e di un assist. Quattro anche i minuti di recupero in cui succede poco altro. L'Inter dimentica i fantasmi di Hakimi, Lautaro e Conte stappando la stagione con un poker. Come aveva già lasciato trasparire dai toni fiduciosi in conferenza stampa, Inzaghi conferma alla prima ufficiale sul campo di avere già in mano la sua nuova creatura, rimotivata sia nei big rimasti in rosa che negli ultimi arrivati nella missione di difendere lo scudetto. E a dispetto anche delle nuove gerarchie, il mercato non sembra poi aver stravolto chissà che.
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