Inter-Juventus - Lautaro crea spazi per attaccare. Ma il fraseggio della Juve manda fuori giri la pressione nerazzurra
Nel posticipo della settima giornata di campionato, l’Inter ospita la Juventus, per un match che chiude un periodo ricco di impegni, aprendo alla pausa per le Nazionali. Sponda nerazzurra, nel 3-5-2 di Antonio Conte viene confermato il terzetto difensivo visto al Camp Nou, così come il pacchetto dei centrocampisti centrali. D’Ambrosio e Asamoah sugli esterni, il rientrante Lukaku e Lautaro in attacco. Nell’11 di Maurizio Sarri, l’unica novità rispetto alla formazione anti Leverkusen è rappresentata da Dybala al posto di Higuain. Pjanic in cabina di regia, Bernardeschi nel ruolo di trequartista, Cuadrado-Alex Sandro laterali bassi.
PRIMO TEMPO - Sin dai primi istanti di gioco risalta l’atteggiamento propositivo, in fase offensiva, e aggressivo, in quella difensiva, di entrambe le squadre. Il continuo movimento degli attaccanti a venire incontro ‘attira’ l’uscita alta dei difensori avversari, aprendo a numerosi spazi da una parte e dall’altra. E, dopo pochi minuti di gioco, sono gli ospiti ad approfittarne, con la retroguardia nerazzurra - fuori posizione - punita dal diagonale mancino di Dybala. Veloci ribaltamenti di fronte, caratterizzati da grande precisione tecnica nelle giocate, trovano in alcuni interventi ‘scorretti’ l’unico immediato ostacolo alla creazione di azioni pericolose. Superato l’impatto del gol subito, sono i padroni di casa a sviluppare con continuità il proprio gioco: Sensi e Barella, partendo dal posizionamento in ampiezza nel primo step della costruzione dal basso - con i ‘quinti’ più alti - trovano poi spazi alle spalle delle mezzali bianconere, molto proiettate in avanti. Così come l’intera linea difensiva, con De Ligt e Bonucci portati a scappare o a tentare il pericoloso anticipo nelle occasioni in cui i padroni di casa si disimpegnano a campo aperto. Lukaku e soprattutto Lautaro collaborano nel palleggio, per poi attaccare la profondità e andare a riempire l’area di rigore. Dove, dal cross di Barella per il 10 argentino, nasce l’episodio che porta al tiro dal dischetto, trasformato con freddezza dallo stesso Toro. Match intenso, aperto, pieno di duelli e con il passare dei minuti riempito anche da qualche errore, sia nella pressione in fase di non possesso che nel palleggio in quella di possesso. Sensi si accentra nel tentativo di ostacolare Pjanic, mentre a complicare la regia nerazzurra targata Brozovic si posiziona Bernardeschi. Meno sviluppi fluidi per vie centrali, più palloni diretti agli attaccanti, in posizione decentrata. Sponda ospite, sempre accompagnati dalla spinta dei terzini, Cristiano Ronaldo e Dybala mettono in apprensione Godin e Skriniar, svariando lungo tutto il fronte offensivo e dialogando con successo tra le linee a ridosso dell’area nerazzurra. E costringendo, una volta mandata a vuoto una pressione alta a tratti troppo rischiosa, l’Inter a ripiegare e rincorrere. Anche l’ingresso di Vecino al posto di Sensi (Barella va sul centro-sinistra) contribuisce ad abbassare il baricentro dei padroni di casa, garantendo meno idee e qualità una volta riconquistata la sfera. Per un finale di prima frazione molto spezzettato.
SECONDO TEMPO - Continui movimenti indirizzati allo smarcamento, a sostegno e in appoggio tra le linee, collegati da passaggi quasi sempre precisi e immediati, caratterizzano il palleggio a tinte bianconere. Le combinazioni tra terzino, mezzala e attaccante abbassano il baricentro dell’Inter, complicando la collaborazione tra il difensore (Godin o Skriniar), il centrocampista (Vecino o Barella) e il ‘quinto’ (D’Ambrosio o Asamoah) di riferimento, non sempre puntuali nelle scalate e tempestivi nella pressione. Pjanic coordina per vie centrali e gli ospiti conquistano molto campo a inizio ripresa. Conte inserisce Bastoni per l’affaticato Godin, spostando Skriniar a ‘terzo’ di destra, dove qualche metro più avanti torna ad aggirarsi Vecino, in difficoltà nell’inserirsi tecnicamente nel match (Barella torna alla sinistra di Brozovic). I nerazzurri, per intensità e convinzione, nel complesso pienamente dentro alla gara, faticano nel costruire le proprie azioni dal basso, ricorrendo in qualche occasione al rinvio lungo di Handanovic o a qualche lancio ‘improvvisato’ da parte dei difensori pressati. Le due mezzali si allargano, alle spalle di D’Ambrosio e Asamoah, in supporto ai tre difensori e a Brozovic, obiettivo primario del pressing bianconero, con Bernardeschi - in prima battuta - e Pjanic decisi a non concedergli tempo e spazio. L’uscita del numero 33, con Higuain a dargli il cambio e Dybala a prenderne il posto nella mattonella di trequartista, libera il croato e la manovra dei padroni di casa. Spesso sviluppata a partire dal centro-sinistra, dove Bastoni si propone con qualità e Barella trova continuità nei movimenti e negli ‘strappi’ utili a superare il diretto avversario, Bentancur (entrato per Khedira), e ad affacciarsi nella metà campo offensiva, con Asamoah opzione costante per il gioco in ampiezza e Lautaro sempre pronto a ‘combattere’ al fianco di Lukaku contro Bonucci e De Ligt, aprendo spazi importanti e guadagnando qualche calcio piazzato. Sarri ricorre all’ingresso di Emre Can per Dybala (Bentancur vertice altro del rombo), ritrovando solidità in mezzo al campo e lunghe trame di gioco utili a smuovere l’organizzazione difensiva dell’Inter, coinvolgendo molti interpreti. Politano al posto di Lautaro disegna l’Inter in un 5-4-1 (il numero 16 a destra e Barella a sinistra a centrocampo) nella fase di non possesso. Il gol di Higuain apre a un finale caratterizzato dalla ricerca intensa - ma comunque ordinata - del pareggio da parte della Beneamata. Arrivata alla prima sconfitta in campionato, dopo quella settimanale in Champions contro il Barcellona. Al termine di un primo periodo di crescita continua, archivio di tanti punti e di una consapevolezza da squadra forte. Che si è ‘arresa’ a due corazzate.
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