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Inter-Lecce - Cinismo, saper soffrire e un Mkhitaryan tuttocampista: così Inzaghi ha la meglio su D'Aversa

di Redazione FcInterNews.it

Consapevolezza, cinismo e la voglia di soffrire tutti insieme. Gli ingredienti principali della vittoria dell’Inter sul Lecce, nell’ultima partita dell’anno a San Siro.

I ragazzi di Simone Inzaghi partono bene e giocano un primo tempo di alto livello. Il terzetto Bisseck, Acerbi, Bastoni non rischia quasi nulla e si muove insieme in fase di impostazione, lasciando indietro il tridente del Lecce composto da Banda, Piccoli e Strettezza. A centrocampo benissimo sin dalle prime palle Mkhitaryan. L’armeno accompagna sempre l’azione e si butta negli spazi alle spalle dei due centrali leccesi. Michele, come lo chiamano affettuosamente i suoi compagni, è il giocatore di raccordo tra centrocampo e attacco, si posizione spesso alle spalle di Arnautovic e al fianco di Thuram, o ci arriva palla al piede o con degli scambi veloci. Fa il tuttocampista. Anche Barella parte intraprendente e attivo, con giocate di qualità a spaccare la linea di centrocampo salentina, ma rispetto al 22 resta più basso e dà una mano in impostazione a un Calhanoglu un po’ macchinoso, con grandi sventagliate di 50 metri a cercare spesso Carlos Augusto sulla sinistra o Bastoni che si sovrappone. Entrambe le catene funzionano bene. A destra Bisseck non sa cosa sia la timidezza e in fase di possesso compie varie incursioni centrali e si trova spesso sulla linea degli attaccanti per provare la giocata decisiva, con Darmian che resta basso in copertura. 

Dall’altra parte Bastoni è meno bloccato del solito e sovrappone spesso a Carlos Augusto o si accentra palla al piede per cercare le punte con passaggi diretti. Thuram è il nerazzurro deputato a staccarsi dalla marcatura e venire indietro a ricevere palla per aumentare la qualità della manovra. Lo fa ma non con la destrezza abituale. Arnautovic parte impacciato in mezzo a Baschirotto e Pongracic, per poi staccarsi anche lui a destra e sinistra per cercare spazio, farsi dare palla e fare sponda e liberare campo in mezzo per le incursioni del migliore in campo Mkhitaryan. Il Lecce prova a rispondere con un ordinato 4-3-3 con la posizione di Strefezza che dà fastidio ai difensori nerazzurri. Il capitano del Lecce infatti parte a destra, ma ha licenza di svariare su tutto il fronte d’attacco. Ogni tanto si posiziona vicino a Piccoli per supportare il 91 altrimenti troppo solo, e talvolta anche vicino a Banda sul lato opposto per creare superiorità. Ma tranne l’anarchia del 27, il Lecce costruisce poco e resta sotto palla ad aspettare l’Inter, concedendo varie occasioni ai nerazzurri, che prima dell’intervallo trovano il vantaggio.

Nel secondo tempo il Lecce prende coraggio mentre l’Inter si abbassa e non riesce per lunghi tratti a ripartire con qualità. Calhanoglu e Barella vengono imbrigliati dai nuovi entrati Kaba e Rafia che portano pressione anche alla difesa interista grazie alla loro gamba. Acerbi e compagni soffrono e in ripartenza non hanno più l’appoggio degli attaccanti, troppo isolati o con Thuram che scende troppo basso per aiutare i centrocampisti senza però riuscire a tenere palla e liberarsi negli spazi. Il secondo tempo è molto più a tinte giallorosse, anche grazie a Krstovic, entrato al posto di Piccoli, che riesce molto più del suo collega a tenere palla e aprire sugli esterni che mettono cross pericolosi. I due esterni Gallo e Gendrey che nel primo tempo erano rimasti bassi, alzano il loro raggio d’azione. L’Inter però non si disunisce e riesce a trovare il gol che ammazza la partita grazie a un colpo di genio di Arnautovic, che fino a quel momento non aveva raggiunto la sufficienza con la sua prestazione. Massimo cinismo e la giusta sofferenza portano la quattordicesima vittoria in campionato. Buon natale dalla capolista.

Riccardo Despali


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