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Inter-Milan - Icardi leader, Vecino cervello e polmoni. Per i rossoneri 45' buttati

di Matteo Serra

Proprio come l'anno scorso il primo derby di Milano va in scena dopo la pausa delle nazionali. Le partite per le qualificazioni ai mondiali privano i due allenatori dei rispettivi giocatori croati: Brozovic da una parte e Kalinic dall'altra. Spalletti schiera i suoi senza troppa possibilità di scelta; con il numero 77 fuori, seguito a ruota anche dal suo sostituto ideale, Joao Mario, l'allenatore toscano non può che mettere in campo tutti i suoi tre centrocampisti che rimangono: Gagliardini, Borja Valero e Vecino. Dietro la linea a 4 è confermata, con Nagatomo che vince il ballottaggio con Dalberta a sinistra. Candreva e Perisic accompagnano Icardi. Montella conferma il 3-5-2, tornando ad inserire Suso alle spalle di André Silva. Borini fa il quinto di destra, Bonaventura la mezzala con diritto di offendere. 

PRIMO TEMPO - Se l'Inter ha già un fisionomia, l'atteggiamento tattico del Milan crea interesse nei minuto che anticipo il fischio iniziale di Tagliavento: dove giocherà Suso? Chi andrà a prendere il regista dell'Inter? Spalletti prova a rispondere a questa domanda schierando Nagatomo a sinistra, la zona dove solitamente Suso va a muoversi, cercando così di garantirsi maggiore copertura difensiva. In mezzo su muovono Vecino e Gagliardini, con Borja Valero più alto, cosa che non si vedeva dal negativo primo tempo del match contro la Roma. La prima parte di gara vede un Milan decisamente attendista: le due punte rossonere non pressano mai i difensori ma si limitano a fare schermo sui mediani avversari. Questo rende libera l'Inter di girare il pallone con i difensori e terzini abbastanza liberamente, anche senza dover tenere un ritmo eccessivo. Montella infatti ha chiesto ai suoi di fare densità in mezzo al campo, preferendo tenere Rodriguez e Borini molto bassi per occuparsi di Perisic e Candreva: l'Inter nei primi minuti di gioco si trova davanti un 5-3-2 a tutti gli effetti. Questa strategia del Milan non sembra pagare troppo, anche perché Borja Valero è bravo ad andare ad occupare quella terra di nessuno tra Biglia e Bonucci, riuscendo così, quando imbeccato, a creare più di un fastidio agli avversari, come nell'occasione che porta alla traversa di Candreva. Nagatomo e D'Ambrosio, spesso liberi, potrebbero avanzare per cercare di essere più propositivi, ma qui vengono fuori i limiti dei due terzini. L'Inter prende subito controllo del campo, e solo il fuso orario mal smaltito da Miranda permette ad André Silva di rendersi pericoloso. Infatti la fase offensiva del Milan del primo tempo è spesso improvvisata, perché Suso non riceve mai il pallone per fare e il portoghese invece è troppo solo. Borini e Rodriguez partono da troppo lontano per incidere: situazioni che l'Inter di Pioli aveva vissuto l'anno scorso proprio contro la Roma di Spalletti. Alla mezz'ora Icardi inizia il suo show: D'Ambrosio e Candreva scappano via sulla destra, Romagnoli fa quello che non si dovrebbe fare perché lascia spazio all'ex Lazio di crossare, oltre a girare anche il corpo. Il resto lo fa Icardi, che legge prima la situazione e brucia Bonucci: è vero che non colpisce bene, ma la sua intenzione era di mettere il pallone proprio dove è andato a finire. L'Inter chiude così il primo tempo avanti, con il MIlan che prova ad alzare la voce con Borini, che la prima volta in cui è messo nelle condizioni di attaccare Nagatomo dimostra che il giapponese non è proprio una muraglia. 

SECONDO TEMPO - Nella ripresa Montella cerca di imparare da quanto visto nei primi 45 minuti e inserisce Cutrone al posto di Kessie, con Suso e Bonaventura che agiscono da mezzali di qualità. E' una mossa giusta, ma più per la scelta degli uomini perché l'allenatore napoletano alza la squadra, chiedendo a Cutrone, ma soprattutto a Borini e Rodriguez di alzare il proprio pressing, obbligando Perisic e Candreva ad abbassarsi. La partita cambia faccia, perché l'Inter non riesce più ad uscire e gestire il pallone con la facilità di prima. Borja inizia ad andare in debito di ossigeno, Candreva quando può prova a spezzare la partita, ma il Milan sembra avere un altro passo. Ecco che arriva il pareggio, ancora una volta con Suso. Lo spagnolo è bravissimo perché mette la palla a un soffio dal palo, ma l'errore del duo Perisic-Gagliardini lo aiuta: il croato indica al mediano italiano di occuparsi del possibile arrivo del terzino avversario, salvo poi andarci anche lui. Suso, quasi incredulo, si trova liberissimo di spostarsi la palla sul sinistro e successivamente esultare. E' un gol che può lanciare il Milan e affondare l'Inter. Nereo Rocco diceva: "Datemi un portiere che para e un attaccante che segna, e ho fatto metà squadra". Mai come ieri sera si realizza tutto ciò: Handanovic tiene letteralmente in piedi i suoi andando a prendere con la punta delle dita un tiro ravvicinato di Bonaventura, sul ribaltamento di fronte Icardi, quasi irriconoscibile, ruba palla a Biglia e sfida l'intera difesa rossonera. Aspetta Perisic, lo serve e fa quello che nessuno fa bene come lui, occupare l'area di rigore. Sbaglia Bonucci perché si preoccupa di curare il primo pallo senza rendersi conto che il pericolo pubblico numero uno è già in aria con il sapore del gol sulla lingua. Perisic salta l'uomo ed ecco Icardi, che con un calcio volante sorprende ancora Donnarumma. Dopo il gol Spalletti toglie un esausto Candreva per far esordire a San Siro Cancelo, mentre Montella rende i suoi ancora più proiettati in avanti con Locatelli al posto di Romagnoli. L'Inter adesso prova a chiudersi per poi ripartire, il Milan mette in mostra più qualità di quanto vista prima, facendo soffrire l'Inter soprattutto con repentini cambi di gioco: giocando a 5 infatti gli esterni rossoneri sono sempre liberi di offendere. Infatti Rodriguez pesca Borini, che rientra e fa un cross, tutto sommato prevedibile, verso l'area. Sono le palle stregate perché passano vicino a tutti ma nessuno la devia, se non Bonaventura, colpevolmente perso da Cancelo. Handanovic nel tentativo di buttarla oltre la linea la trascina con sè, facendo 2-2. Brutto errore del portghese che sbaglia una diagonale decisamente elementare: c'è tanto da lavorare. Quando il destino sembra andare verso l'ennesimo 2-2, dopo due sgaloppate di Vecino che invoglia a paragoni con i più grandi del ruolo, ecco il rigore. Ingenuità colossale di Rodrigruez che cintura D'Ambrosio. Icardi mette sul dischetto quello che non è un pallone ma un macigno: trova la forza però di chi è stato scelto dagli Dei del pallone per bucare ancora Donnarumma. L'Inter vince un derby bello, bellissimo, come non se ne vedevano da tanto. Il Milan paga l'aver buttato un tempo: Montella ha detto che ha preparato così la partita. Se così fosse, ha sbagliato. Nella ripresa la qualità del Milan è venuta fuori, facendo capire che è quel tipo di 3-5-2 che i rossoneri devono giocare e non quello della prima frazione. L'Inter nel mezzo è rimasta sempre se stessa: ha provato a dominare per poi subire, come un pugile che sa che lo scontro è fatto di diverse fasi e quello che conta è arrivare alla fine ancora in piedi. L'ha tenuta in piedi Handanovic, un Vecino con 4 polmoni e finalmente Mauro Icardi. La squadra di Spalletti non si è mai sciolta, anche davanti alle minacce rossonere e alla fine ha regalato al suo popolo una notte che non viveva da anni. 


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