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Inter-Milan - Le uscite di Perisic e Calhanoglu fanno perdere la rotta. Alla ripresa è un altro Diavolo

di Daniele Alfieri
Nessuna sorpresa nei due undici di Inter e Milan, protagoniste a San Siro di uno dei derby di Milano più preziosi in chiave punti degli ultimi anni. I nerazzurri di Inzaghi, prima della stracittadina a più 4 sui cugini e con il match contro il Bologna da recuperare, si schierano con il consueto 3-5-2: davanti al capitano Handanovic, il terzetto difensivo è composto da Skriniar, De Vrij e Bastoni. A centrocampo la scelta ricade su Dumfries a destra con Perisic a sinistra, Barella, Brozovic e Calanhoglu in cabina di regia. Davanti spazio al tandem Dzeko-Lautaro, con Sanchez pronto a subentrare a gara in corso. Dall'altra parte Pioli in attacco deve rinunciare a Ibrahimovic e a Rebic, mentre Tomori si accomoda in panchina: nel 4-2-3-1 rossonero, Kalulu e Romagnoli giocano al centro della difesa. Giroud unica punta è supportato dal trio di trequartisti formato da Saelemaekers, Kessie e Leao.

I primi duelli vanno in scena sulle fasce, con il Milan che anche in fase di attacco fa affidamento sulla spinta dei suoi terzini: da una parte è Dumfries con la sua velocità a sfidare Theo Hernandez, dall'altra Calabria costringe Perisic ad abbassarsi in difesa, poi però rischia quando sul fronte opposto il 14 nerazzurro serve il cross per lo stacco vincente dell'olandese, la cui esultanza viene subito fermata dal fuorigioco fischiato allo stesso ex Bayern. Dzeko è il fulcro della manovra in attacco, mentre Lautaro è l'ultimo terminale offensivo: Romagnoli prova ad anticipare le sponde del bosniaco, ma al 21' è irruento e colpendolo da dietro rimedia il primo giallo dell'incontro. Il Toro da centravanti si trasforma in rifinitore, prima in area per il solito inserimento da dietro di Barella (tiro a lato), poi allargandosi a destra e scambiandosi i ruoli con Dumfries, che servito dall'argentino davanti a Maignan non riesce a sfruttare il buco della difesa rossonera e spara addosso al portiere. Sull'altro fronte il giro palla del Milan non trova sbocchi, anche perché l'Inter tiene strette le marcature riuscendo a coprire ogni zona di campo. Mentre Giroud e i tre trequartisti finiscono spesso imbottigliati, l'unica occasione per gli uomini di Pioli arriva a 10 minuti dall'intervallo con il siluro dalla distanza di Tonali respinto in corner da Handanovic. Angolo non sfruttato, a differenza di quanto fanno al 39' Calhanoglu alla battuta e Perisic con il tocco di piatto di prima a firma dell'1-0: Lautaro, Dzeko, Skriniar, Dumfries e De Vrij attaccano la zona di fronte a Maignan, ma vengono marcati da ben otto calciatori rossoneri, mentre GiroudSaelemaekers stazionano al limite d'area monitorando eventuali incursioni (o tentativi da fuori) di Brozovic e Barella, e il croato, totalmente dimenticato dagli avversari ad altezza dischetto del rigore, rimane solissimo e libero di colpire con il mancino per il vantaggio nerazzurro.

Alla ripresa la mossa di Pioli è Messias che subentra proprio a Saelemaekers, tra i più impalpabili nel deludente primo tempo del Milan. Cambia anche l'atteggiamento tattico dei rossoneri che, soprattutto a livello caratteriale, rientrano in campo con maggiore cattiveria e foga, alzando il pressing fino all'area di Handanovic e stabilendosi nella metà campo nerazzurra. L'Inter difende in maniera ordinata e, decidendo di far sfogare l'avversario e puntare sul contropiede, non corre mai seri pericoli, così Pioli al 58' manda nella mischia anche Brahim Diaz richiamando in panchina Kessie. Al 69' déjà vu dello schema che ha portato al gol Perisic, con il croato che stavolta è meno freddo e spara alto, poi i primi due cambi anche per Inzaghi: escono proprio l'esterno mancino che per un problema fisico lascia il posto a Dimarco e Lautaro che come da copione cede il suo a Sanchez, mentre al 73' è il turno di Vidal che rileva Calhanoglu, protagonista come all'andata nel suo secondo derby nerazzurro, stavolta con l'assist per l'1-0. Fuori dunque i fari dell'Inter, che in pochi minuti paga a caro prezzo gli stravolgimenti a centrocampo. A 15 dal termine Giroud abbatte Sanchez scatenando la ripartenza del Milan, l'Inter però si ritrova clamorosamente scoperta e nell'impari sei contro i tre difensori rimasti senza scudo viene trafitta in stirata dallo stesso centravanti francese. Passano 3 minuti e l'ex Chelsea addirittura la ribalta liberandosi astutamente della marcatura di De Vrij: fondamentale, oltre al movimento da prima punta a ingannare l'olandese e il sinistro a battere ancora Handanovic, l'incursione velenosa sulla trequarti di Calabria, che riceve la sfera indisturbato e vede il corridoio per il 9 rossonero, mentre l'Inter rimane scossa chiaramente anche dal punto di vista psicologico e non riesce più a ritrovare ordine, idee e brillantezza nella proposta di gioco offensiva. Le mosse successive sono Krunic per Bennacer da una parte, Vecino e Darmian per Brozovic e Bastoni dall'altra, con Dimarco che passa dietro in difesa. L'antidoto contro il Diavolo non ha effetto (nei titoli di coda il rosso per fallo tattico a Theo Hernandez), l'Inter viene stesa dopo due tempi giocati in controtendenza, sia dall'una che dall'altra squadra, e a causa di due proprie falle che innescano l'uno-due micidiale di Giroud. A influire, soprattutto, il piglio più aggressivo mostrato alla ripresa dal Milan e i cambi a gara in corso nei due undici (l'Inter chiude la gara con 11 conclusioni contro le 10 dei cugini e con un possesso palla al 46%): cruciali gli ingressi di Brahim Diaz e Messias per dare maggiore imprevedibilità agli attacchi dei rossoneri, mentre le uscite nerazzurre di due fari come Calhanoglu e Perisic fanno perdere la rotta alla squadra di Inzaghi.
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