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Inter molle e senza idee, altro passo indietro. La ripresa è confusione totale. La Viola sul velluto

di Luca Pessina

Ieri sera l'Inter affrontava il test Fiorentina dopo il ko interno con il Cagliari. Ne esce un 3-0 pesante per la squadra ospite, anche per l'andamento, assolutamente negativo, della gara. 

Mazzarri punta su un atipico 3-5-1-1. Handanovic, Ranocchia, Juan e Vidic sono i soliti 4 del reparto arretrato. In mezzo Medel gioca da mezz'ala destra, M'Vila davanti alla difesa e Kovacic a sinistra. Osvaldo affianca Icardi in attacco. 

La Fiorentina punta sulla spinta di Alonso e Tomovic terzini e la geometria in mezzo al campo di Pizarro e Aquilani. Montella sceglie il 4-3-1-2 con Matias Fernandez trequartista alle spalle delle due punte mobili Cuadrado e Babacar.

L'Inter parte lenta, bassa e senza idee. La Fiorentina punisce subito con un eurogol di Babacar, con colpe individuali di Juan, che cade a una finta banale, e Vidic reo di non accorciare sul tiro da fuori. La reazione degli uomini di Mazzarri non c'è. Solite difficoltà nell'impostazione di gioco, lenta, e con i difensori e M'Vila che non trovano alcun movimento di centrocampisti e attaccanti. Dodò e D'Ambrosio ci provano, senza supporto e spesso da soli, senza sortire palle gol. In difesa invece le maggiori difficoltà. Marcature che saltano con la veloce circolazione del pallone Viola e giocatori costretti a inseguire avversari in giro per il campo (con spazi che si allargano). Il gol del raddoppio di Cuadrado è frutto da una mancanza di raddoppio di Ranocchia, che lascia mirare e tirare il colombiano, preciso. Nel finale di tempo si prova la reazione, con giocate dei singoli, come Kovacic e Icardi. Ma zero gioco e zero mordente e organizzazione nella prima frazione di gara. 

La ripresa vede gli stessi 22 in campo. L'Inter riparte meglio con il doppio mediano Medel-M'Vila e Kovacic trequartista del 3-4-1-2 dietro alle due punte e in marcatura su Pizarro. Gli esterni sono più alti e volitivi, ma le occasioni non arrivano, con gli uomini di Montella che coprono bene. Poi la Viola ritorna padrona del campo, Cuadrado va vicinissimo al gol con spazio in contropiede. Mazzarri cambia e passa al 4-3-1-2 con Ranocchia fuori e dentro Hernanes al suo posto. Montella risponde con Bernardeschi per lo stremato Babacar. Gli uomini di WM non creano gioco, Hernanes e Kovacic ci provano da soli, male e pestandosi i piedi tra loro. Obi prende il posto di Dodò terzino a sinistra. L'ultima mossa è Palacio per Osvaldo, il Trenza ci prova subito ma trova solo l'esterno della rete. La partita si chiude subito dopo con Tomovic che sfonda a sinistra (non c'era nessun terzino e la difesa resta immobile da rimessa laterale), ma anche Handanovic aiuta l'avversario. Da qui alla fine gli ospiti ci provano con il solo orgoglio, senza organizzazione, ma è ancora la Fiorentina ad andare vicina al 4-0 in più di una occasione (con salvataggi miracolosi e Obi assente ingiustificato nella sua posizione, occasionale, di campo). 

Un netto passo indietro, anche rispetto alla disastrosa gara interna con il Cagliari, per l'Inter versione trasferta a Firenze. Manca il gioco, aggressività e organizzazione della manovra. Zero movimento in fase di costruzione vuol dire zero occasioni per le due punte Icardi-Osvaldo, quasi spettatori. In fase difensiva soliti errori individuali, insieme a marcature blande che saltano con la circolazione del pallone Viola. Nella ripresa il passaggio a 4, come a Palermo, sancisce la fine dei nerazzurri, che agiscono solo in mezzo al campo. Obi terzino a sinistra è decisamente fuori ruolo e rischia di costare più di una rete. Montella mostra la solita squadra con personalità, movimento e anche organizzazione difensiva (la Viola riesce a subire senza apprensioni le timide reazioni dell'Inter). Mancano Gomez e Rossi, ma nessuno se ne accorge. Una passeggiata sul velluto. Un processo che invece inizierà in casa Inter, che non ha mai avvicinato la sufficienza in trasferta in stagione ed è in piena involuzione e confusione. Una pausa per riordinare le idee. E le posizioni di vetta che sono già lontane...


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