Inter-Salisburgo - Maturità e qualità: così i nerazzurri schivano l'insidia austriaca dopo 15 minuti di difficoltà
Inter-Salisburgo è una partita tosta, ben preparata tatticamente da entrambe le squadre, che riserva insidie e pericoli per i nerazzurri. Si potrebbe sintetizzare così: primi 15 minuti del primo e secondo tempo di pressione e aggressività degli ospiti, e i minuti restanti di gara di palleggio di qualità e ricerca della profondità dell’Inter. Il Salisburgo parte vivace, con un discreto controllo territoriale e un palleggio aristocratico a trovare sempre l’uomo libero tra le linee. La squadra campione d’Austria non teme San Siro e impone il proprio credo sin da subito. Nascono tanti pericoli nel primo quarto d’ora che Sommer è bravo a disinnescare. Gli austriaci sono bravi a portare la pressione alta con i terzini Ulmer e Dedic sulla linea dei centrocampisti e oltre, e i difensori centrali che impostano senza sbavature il gioco da dietro, con rapidità di pensiero ed esecuzione.
La banda di Simone Inzaghi rimane un po’ sorpresa dall’avvio frizzante degli avversari e si fa trovare spesso scoperta sulla trequarti, con Gloukh, Simic e Sucic che si cercano continuamente e trovano gli spazi scoperti con velocità e dai e vai di prima. L’Inter è unita ma scossa, compassata e fa fatica a seguire le marcature a uomo con i centrocampisti del Salisburgo grazie alla loro grande duttilità, ma è altrettanto brava a reggere la qualità del gioco avversaria e ad alzare il baricentro con il passare dei minuti, salendo con il palleggio dei propri centrocampisti, anche se con ritmi bassi. Frattesi, preferito a Barella, comincia a portare pressione alta sulla linea degli attaccanti e a legare il gioco. Calhanoglu e Mkhitaryan si alzano in piedi sulla cattedra con vista Milano e puliscono palloni sporchi che nei primi minuti non erano riusciti a distribuire a causa della pressione degli uomini di Struber. Carlos Augusto dopo un avvio timido alza il suo raggio d’azione e costringe il terzino avversario ad occuparsi molto più della fase difensiva piuttosto che quella di impostazione. Dumfries si libera dal costante raddoppio di marcatura che non lo lascia ragionare a inizio gara e accentrando un minimo il suo raggio d’azione riesce a essere pericoloso e portare apprensione alla difesa del Salisburgo. Sanchez sulla trequarti si abbassa a legare il gioco e ha l’elettricità giusta per spaccare la partita. Dopo il suo gol l’Inter per tutto il primo tempo non rischia nulla e abbassa i giri del motore controllando la gara grazie a un palleggio perfetto e una ricerca dell’uomo libero nello spazio maniacale.
Il pericolo, però, è dietro l’angolo. Soprattutto in Champions, soprattutto se non chiudi la partita contro questo tipo di squadre, che non rinunciano mai a giocare. Il secondo tempo inizia come aveva preso forma il primo. Con una pressione spasmodica del Salisburgo, rivitalizzato dall’intervallo, che grazie a una bella combinazione sulla tre quarti, agevolata da una pressione blanda di Bastoni and co, trova il gol del momentaneo pareggio. L’Inter si riorganizza ed esce dal disagio come nel primo tempo grazie a un palleggio con i tempi giusti e la qualità dei suoi centrocampisti, complice anche un abbassamento repentino del baricentro austriaco a protezione del pareggio. Barella, entrato nel secondo tempo, dà il dinamismo giusto alla manovra. La vittoria è frutto di una mezz’ora finale ben giocata e controllata, come era stato nel primo tempo. Ma il Salisburgo, avversario tosto, con tante idee e senza timore reverenziale ha messo in difficoltà Lautaro e compagni. L’Inter è uscita dalle sabbie mobili con qualità e maturità. Maturità che quest’anno si comincia a vedere, partita dopo partita, con una certa frequenza.
Riccardo Despali