Inter-Udinese - Nerazzurri in moto perpetuo, sia della palla sia degli uomini. C'è un'immagine su tutte
Un’immagine su tutte. Lautaro Martinez che all’80’ torna in difesa e copre Cuadrado, fermo a terra a centrocampo, recuperando palla. La prestazione del capitano è lo specchio di quello che ha fatto tutta la squadra per novanta minuti: una partita vibrante, veloce, di prima e di cuore. Una partita di movimento perpetuo. Della palla e degli uomini.
Quella vista a San Siro nel gelo di dicembre è la migliore Inter della stagione insieme quella del derby, per qualità del gioco e prestazioni individuali. Tatticamente Inzaghi imbriglia il 3-5-1-1 dell’Udinese grazie a un dominio territoriale straripante, il continuo interscambio senza palla di tutti gli effettivi e un gioco a massimo due tocchi con pressione alta e asfissiante in fase di non possesso. Risultato perfetto. Gli artisti Calhanoglu, Barella e Mkhitaryan, autori di una prestazione sontuosa degna di copyright, fanno entrare in una centrifuga tutti i centrocampisti bianconeri, che non riescono mai a prendere le misure e corrono a vuoto dietro al torello interista a centrocampo. Lautaro si defila spesso prima a sinistra poi a destra per aprire spazi, staccarsi da Kabasele e Perez e creare gioco. Scambia di prima e manda nello spazio chiunque abbia la voglia di crederci. E sono in tanti, a turno. Spesso Dimarco si mette vicino a Thuram per riempire l’area quando il Toro è a spasso per il campo. Lo stesso 32 spinge e attacca la profondità arrivando a mettere un’infinità di palloni in mezzo o tentare la conclusione. Bisseck, autore di una prestazione attenta, sulla sinistra non è affatto timido e si proietta verso l’area avversaria sovrapponendo a Darmian e scambiando con Thuram e Barella, mettendo pressione e creando apprensione alla difesa a 5 troppo statica e in linea dell’Udinese. Bastoni sulla sinistra ha gamba per andare fino alla linea di fondo e tornare a coprire in caso di contrattacco.
Il campo sembra inclinato verso la porta dell’Udinese. Non c’è nulla che non funzioni negli ingranaggi della macchina Inter, che viaggia a ritmo frenetico e investe tutto ciò che si trova davanti. I friulani non riescono a uscire dalla propria tre quarti, aspettano i tornadi interisti sempre bassi, affacciandosi in attacco solo dopo 15 minuti schiacciati dal dominio interista. Wallace da play non riesce a far ripartire la squadra e a smistare i palloni, Samardzic è annullato e gelato dal freddo di San Siro, Payero è impalpabile. Le frecce Zemura ed Ebosele non corono quasi mai nello spazio in campo aperto grazie alla compattezza interista. Lucca davanti non tiene una palla e non gioca di sponda grazie all’aggressività e al tempismo del solito Acerbi. Pereyra dovrebbe fungere da raccordo tra i reparti ma rimane spesso preso in mezzo tra i difensori nerazzurri che si alzano e i centrocampisti che vengono a creare gioco bassi. Insomma, nel complesso, una prestazione tecnicamente e tatticamente insufficiente della squadra di Cioffi che ha l’attenuante di essersi trovata davanti l’Inter del movimento perpetuo, quella dove o stai al passo, o soccombi senza se e senza ma.
Riccardo Despali