L'aggressività bianconera complica lo sviluppo verticale. Nella ripresa, l'Inter è solo poco cinica
Si gioca a San Siro l’andata della semifinale di Coppa Italia tra Inter e Juventus. Nei nerazzurri, Antonio Conte deve fare a meno di Hakimi e Lukaku. Sanchez affianca Lautaro in attacco, Darmian e Young giocano sugli esterni. Brozo in cabina di regia, Barella e Vidal mezzali. Skriniar-De Vrij-Bastoni il terzetto difensivo. Sponda bianconera, Pirlo schiera il 4-4-2: Cuadrado e Alex Sandro terzini, McKennie e Bernardeschi esterni alti. Bentancur e Rabiot in mediana, Kulusevski vicino a Ronaldo in avanti.
PRIMO TEMPO - Il match è sin da subito molto intenso, riempito da duelli a tutto campo e continui cambi di fronte. La Juve aggredisce molto alta, soprattutto su palle inattive - costruzione dal fondo e rimesse laterali -, mentre l’Inter si compatta a ridosso della metà campo, pronta ad uscire in pressione. Sul primo palleggio dei padroni di casa, Kulusevski si ‘incolla’ a Brozovic, McKennie e Bernardeschi escono su Bastoni e Skriniar, con tutta la squadra ad accorciare in avanti. A parti invertite, Barella e Vidal scalano in ampiezza sulle avanzate dei terzini, con i ‘quinti’ e i ‘terzi’ di difesa a dividersi le discese degli esterni e il continuo svariare dei due attaccanti. Una volta in possesso della sfera, disimpegnandosi in transizioni positive immediatamente verticali, con Barella largo e lontano dalla marcatura di Rabiot, i padroni di casa si rendono pericolosi. E, al 9’, con l’assist del numero 23 per il taglio sul primo palo di Lautaro, passano in vantaggio, con il Toro perfetto nell’anticipare De Ligt e sorprendere Buffon. La reazione ospite emerge per la grande aggressività, costante in entrambe le fasi di gioco. Lasciando poco respiro alla manovra nerazzurra, e accompagnando con tanti uomini le diverse iniziative offensive. La mobilità tra le linee, con l’Inter a tratti poco reattiva e coraggiosa nell’accorciare la pressione, avvicina i bianconeri alla porta difesa da Handanovic. L’ingenuità di Young su Cuadrado, sul cross innocuo di Bernardeschi dalla sinistra, porta al rigore e al conseguente pareggio firmato Ronaldo. Gli uomini di Conte, sulla prima costruzione avversaria, si dispongono a specchio (in un 4-4-2), sempre compatti e pronti a stringere in zona palla. Barella e Young in opposizione ai terzini, Darmian molto arretrato e Bastoni vicino a McKennie, da terzino sinistro. Il centrale italiano, con l’Inter pronta a ripartire da dietro sull’opposizione ospite, si rende protagonista dell’episodio valido il sorpasso juventino. L’uscita di avventata di Handanovic complica la scelta del numero 95, con Cristiano Ronaldo lucido è perfetto nell’approfittarne. In un primo tempo per molti tratti equilibrato, riempito dalle qualità, dalle idee di gioco di entrambe le squadre, pesano due gravi disattenzioni sponda nerazzurra. Importanti, nel corso della prima frazione, anche le difficoltà riscontrate da Sanchez e Lautaro - spesso nei consueti movimenti a venire incontro - nei duelli con Demiral e De Ligt, dopo una partenza promettente. E all’intervallo il punteggio dice 1 a 2.
SECONDO TEMPO - La crescita della prestazione nerazzurra caratterizza la seconda frazione. I padroni di casa, minuto dopo minuto, esibiscono maggior coraggio, sia nelle scelte in palleggio che nella pressione immediata una volta persa palla. I tre difensori, supportati da Brozo e aggrediti da attaccanti ed esterni avversari, trovano continuità nelle uscite palla al piede, portando la sfera nella metà campo offensiva. Dove la catena di destra, con Barella molto largo in supporto a Darmian, mette più volte in apprensione la fase difensiva ospite. Protagonisti di una manovra ‘globale’, da destra a sinistra, e capace di avvicinare Sanchez e Lautaro alla porta difesa da Buffon, i nerazzurri guadagnano metri di campo anche - e soprattutto - attraverso transizioni negative aggressive ed efficaci. Accorciando sullo sviluppo del gioco in fase di possesso, l’Inter si mostra molto corta in avanti, lasciando poco respiro ai tentativi di ripartenza bianconeri. Conte inserisce Perisic al posto di Young per alimentare la spinta offensiva, mentre Pirlo si affida a Danilo (fuori Bernardeschi, con Cuadrado più alto e Mckennie a sinistra) nel tentativo attenuare la sofferenza della squadra. I numerosi duelli, sempre ad alta intensità, spezzettano il ritmo gara, per un ultimo quarto di match riempito dalla grande attenzione ospite e dalla generosità - a tratti tradotta in frenesia - dei padroni di casa. E dai cambi dei due allenatori. Eriksen sostituisce Vidal, Arthur e Morata prendono il posto di Bentancur e Ronaldo. Il danese risulta importante per muovere con qualità la sfera nello stretto a ridosso dell’area avversaria, mentre il regista brasiliano della Juve mette ordine nella fase di palleggio (nel post riconquista). Sanchez e Lautaro, continuamente alle prese con la marcatura ravvicinata di De Ligt e Demiral, trovano giocate e spiragli per i compagni in inserimento, ma faticano nel concludere con successo l’azione. Gli ingressi di Sensi e Pinamonti, al posto di Brozovic e Bastoni, disegnano l’Inter in un 4-3-1-2 (con Eriksen vertice basso e Sanchez trequartista). Chiellini e Chiesa, subentrati a Mckennie e Kulusevski, portano ulteriore densità nei pressi dell’area bianconera, per un finale di match ancor più ‘spigoloso’. La squadra di Conte ci prova fino al fischio finale, dove a sorridere sono però Pirlo e i suoi. Errori individuali in fase difensiva, all’interno di una prima frazione iniziata in discesa, uniti a poca ‘cattiveria’ negli ultimi 16 metri, all’interno di una seconda frazione dominata, raccontano la sconfitta della Beneamata, nel primo round della semifinale di Coppa Italia.