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L'Inter del Mancio si vede a tratti. La linea a quattro si salva, Kovacic no. Inzaghi ci prova fino alla fine

di Luca Pessina

Ieri sera l’Inter affrontava il Milan nel derby che sanciva il ritorno in panchina di Roberto Mancini. Ne esce un 1-1 che accontenta un po’ tutti e un po’ nessuno. 

Il tecnico nerazzurro opta per il 4-3-3 che stupisce un po’ tutti. Nagatomo e Dodò sono i terzini con Juan e Ranocchia centrali. Kuzmanovic è in cabina di regia, Obi e Guarin sono le mezz’al. Kovacic si allarga a sinistra in un tridente atipico, con Palacio a destra e Icardi prima punta. 

Inzaghi risponde con un 4-2-3-1. Davanti a Diego Lopez da destra a sinistra Rami, Mexes, Zapata e De Sciglio. In mezzo la diga è composta da Essien e Muntari. Davanti Fernando Torres supportato da El Sharaawy, Bonaventura e Menez. 

Le due squadre partono forti. L’Inter punta sulle verticalizzazioni improvvise verso Icardi e le mezz’ali, Palacio e Kovacic sono molto bassi in fase di non possesso. Maurito ha la prima chance della gara, ma si fa ipnotizzare da Diego Lopez (dopo un regalo di Muntari). Il Milan prova a ripartire e allarga spesso sugli esterni, giocando sul nuovo modulo del Mancio che richiede tempo per oliare i movimenti tra terzini e centrocampisti. Guarin ci prova di cuore, i nerazzurri arrivano spesso al cross, mai pericoloso. Obi perde un pallone sanguinoso in mezzo al campo e proprio una ripartenza condanna l’Inter allo 0-1 per mano di Menez. La reazione vera non arriva, Dodò fa la spola tra dentro e fuori dal campo per medicarsi, il Milan gestisce e a centrocampo Obi e Kovacic sono spesso fuori posizione e spaesati. I rossoneri non rischiano quasi nulla, negli ultimi due-tre minuti di tempo Kovacic fa il trequartista nel 4-3-1-2, ma il tempo e poco e gli effetti nulli. 

La ripresa vede gli stessi 22 in campo. Il Milan si chiude bene e riparte all’occasione. L’Inter non accelera, ma va vicina al pareggio con un calcio da fermo. L’azione troppo spesso è orizzontale, con i rossoneri che coprono bene tutti gli spazi. Un episodio, in un momento di stanca della gara, porta i nerazzurri in pareggio. Obi trova il diagonale giusto e riscatta una partita di luci e ombre. Per velocizzare Mancini prova la carta Hernanes per Obi, stanco. Inzaghi risponde passando all’attacco col falso nuove Menez, con Honda al posto di Torres. Il Milan spinge e per poco El Sharaawy non punisce Handa su un passaggio verticale non coperto dai due centrali di Mancini. Hernanes riesce a dare verve al gioco in mezzo, Nagatomo spinge e trova il fondo più di Dodò, solo un altro errore di Icardi tiene la gara in sospeso. I nerazzurri faticano a uscire e Mancini tenta la carta Osvaldo per Icardi, non in serata per i minuti finali. Chiude in avanti il Milan, ma non basta.

L’Inter di Mancini si vede a tratti, nelle fasi iniziali di tempo. Buone delle verticalizzazioni, anche se Icardi troppo spesso esce dalla manovra (e grazia Diego Lopez). La difesa a 4 esce a testa alta soprattutto negli esterni, attivi, con Juan e Ranocchia qualche volta disattenti in modo potenzialmente letale. Kovacic fatica a trovare la sua posizione largo, senza attaccare gli spazi offerti da Rami, avrà tempo per riscattarsi in un ruolo non suo. Inzaghi imposta una partita intelligente, i suoi esterni offensivi sono ben curati da quelli nerazzurri. Torres fa fatica e il centrocampo non è di quelli che aiutano le gestione della sfera. Però nella ripresa il Milan è la squadra che ci prova di più coi suoi singoli, senza essere premiata. Un punto, un inizio per un lavoro che si preannuncia duro per Roberto Mancini. 


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