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L'Inter ha già un'anima e si vede soprattutto in 10 uomini. Da limare i sincronismi, specie in difesa

di Alessandro Cavasinni

Walter Mazzarri conferma l'11 che era sceso in campo dall'inizio ad Amburgo e fa capire che, almeno in parte, delle scelte sono già state fatte. Manca ancora Milito, così come mancano Kovacic e Samuel. E mancano il mediano e l'esterno in arrivo dal mercato. Però l'Inter ha le idee chiarissime e il Chelsea – mandato in campo da José Mourinho con un 4-2-3-1 – se ne accorge subito.

La catena di destra funziona bene come già dimostrato all'Imtech Arena, con Guarin e Nagatomo supportati dall'incessante azione a tutto campo di Campagnaro. Buone proposizioni senza palla anche di Pereira, che però poi pecca quando la palla ce l'ha tra i piedi.

I nerazzurri, piuttosto a sorpresa, fanno la partita, ma è il Chelsea a passare in vantaggio dopo aver rischiato grosso su volée di Guarin. Pereira perde un contrasto con Moses che spacca in due la difesa e serve a Oscar la palla dell'1-0. Ecco: in fase di transizione difensiva, è evidente che vadano registrati alcuni meccanismi, perché quando si 'scappa' all'indietro qualcosa manca. Così come mancano le giuste distanze quando la squadra di Mourinho decide per il lancio lungo. Eppure le prestazioni individuali dei tre dietro soddisfano: ciò che viene a galla è proprio la non perfetta sincronia tra i reparti.

Meglio le combinazioni offensive, sebbene Icardi sembra ancora un po' intimidito e gli altri mancano della condizione ottimale (com'è normale che sia in questo periodo). In generale, comunque, la squadra ottempera al massimo di quello che può alle indicazioni di Mazzarri, che evidentemente si lascia capire e pure bene dai suoi.

Interessante sottolineare come nella ripresa, dopo il rosso a Campagnaro, l'Inter venga ridisegnata in un 4-4-1 solido e arcigno, che resiste senza troppi affanni al palleggio degli avversari. Chivu entra e si piazza terzino sinistro, con Ranocchia-Juan centrali e Nagatomo a destra. In mezzo, Cambiasso (poi Kuzmanovic) e Guarin formano il cuore della mediana, con Alvarez (a destra) e Pereira (a sinistra) sugli esterni. Palacio resta l'unica punta.

Il 4-4-1 non muterà più fino al 90', nonostante i tanti cambi che vedono entrare in campo i vari Belfodil, Capello, Olsen, Jonathan e Kuzmanovic. La squadra dimostra di avere già un residuo di anima e questo è un bene. Per i dettagli, quelli che fanno la differenza, ci vuole ancora tempo. 


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