La distanza, la spinta sterile, lo spunto e il 4-4-2 naturale. Kondogbia l'unico che ci prova
Vittoria netta per la Lazio di Simone Inzaghi, che all''Olimpico' batte un'Inter deludente non in grado di impensierire in modo significativo la difesa avversaria. Decidono le reti all'8' del primo tempo di Miroslav Klose, che si conferma 'bestia nera' dei nerazzurri, e di Antonio Candreva (84'), bravo a realizzare dagli 11 metri. Cambia poco a livello di classifica (quarto posto ormai al sicuro e Roma ora matematicamente in Champions League), ma non può certamente mancare il disappunto per una partita tanto negativa, un netto passo indietro rispetto alla vittoria contro l'Udinese nel turno precedente.
Non sono ovviamente mancati gli spunti tattici nei 90' odierni, con la consueta analisi di FcInterNews che spiega le dinamiche di gioco che hanno funzionato (poche, evidentemente) e constata, invece, quelle ancora da migliorare.
LA PARTENZA - Va sul sicuro Roberto Mancini, che per conservare le residue speranze di terzo posto si affida all'ormai collaudato 4-2-3-1. Davanti a Samir Handanovic, consueta coppia centrale Joao Miranda-Jeison Murillo, con il rientrante dal 1' Danilo D'Ambrosio a destra e Yuto Nagatomo dirottato sull'out di sinistra (Juan Jesus in panchina). A centrocampo Gary Medel con Geoffrey Kondogbia, mentre Ivan Perisic torna titolare dopo la panchina contro l'Udinese. Nazionale croato che agisce a sinistra, con Stevan Jovetic in mezzo e Marcelo Brozovic a destra. Mauro Icardi confermato attaccante centrale.
LA DISTANZA - Troppa tra i reparti e tanto spazio per la Lazio. È soprattutto questo il problema dei primi 45', che i biancocelesti chiudono in vantaggio per 1-0. Il Pitbull fatica a tamponare a dovere, mentre Brozovic non risulta il solito, decisivo 'ago della bilancia' fungendo da esterno adattato, in grado solitamente di rendere 'camaleontica' l'Inter, passando senza problemi dal 4-2-3-1 al 4-4-2 in pochissimo tempo. La prova del classe '92 croato non è sufficiente, e viene quindi a mancare proprio la pedina - tatticamente parlando - migliore dell'Inter.
SPINTA STERILE - A sinistra, soprattutto. Per caratteristiche, l'out mancino sarebbe quello maggiormente predisposto alla fase offensiva. Nagatomo e Perisic da una parte, infatti, avrebbero dovuto garantire spinta continua a cross interessanti per Icardi, mentre a Brozo e D'Ambrosio dall'altra il compito di coprire e garantire l'attenzione tattica. All''Olimpico' manca però l'apporto del giapponese e dell'ex Wolfsburg (comunque meglio nella ripresa), che offrono con il 'contagocce' supporto a Maurito e suggerimenti interessanti all'interno del campo per dare respiro alla manovra e cambiare fascia in modo intelligente. Giocoforza il gioco ne risente, lo stesso diventa poco fluido e i palloni per l'attaccante argentino sono pari a zero.
GLI SPUNTI E IL 4-4-2 NATURALE - L'unico positivo in mezzo è sicuramente il Kondo ex Monaco. Prova sufficiente, perde qualche pallone ma sono di più quelli giocati. Mobile, riesce a trasformare palla al piede la fase difensiva in offensiva in velocità, nonostante qualche pausa, quelle che in stagione hanno purtroppo rappresentato un vero e proprio leitmotiv. Migliorerà ancor di più nel secondo anno in Italia, questa è la speranza del Mancio, che intanto osserva la crescita del classe '93 di Nemours. Sicuramente un altro giocatore rispetto all'andata, l'unico veramente positivo questa sera. Al 56' arriva invece il primo cambio: fuori Medel, dentro Jonathan Biabiany per un 4-4-2 puro con Perisic sull'out opposto. Cambia però poco. Il parigino ex Parma non entra in partita, al pari di Eder, subentrato a JoJo, e Rodrigo Palacio, che prende il posto di Nagatomo per un'Inter più offensiva. Ma solo nelle intenzioni del proprio tecnico, non nella sostanza.