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Lazio-Inter - L’intraprendenza di Bisseck, la posizione di Mkhitaryan: le chiavi della vittoria nerazzurra

di Redazione FcInterNews.it

Inter letale, come un serpente che aspetta che la preda abbassi la guardia per attaccarla e avvelenarla. È ciò che è successo in Lazio-Inter. I nerazzurri aspettano, soffrono il giusto senza mai andare in affanno, si compattano. E al momento giusto sputano fuori il veleno che ammazza avversario e partita. 

La Lazio parte bene. Con un palleggio di qualità grazie a un buon inizio di Rovella e pressing alto. I biancocelesti fanno girare palla a due tocchi e cercano sempre gli uomini liberi tra le linee. Si aprono molto e giocano tanto sulla catena di destra con Lazzari centrocampista aggiunto e Guendouzi che copre anche in mezzo e Felipe Anderson che gioca praticamente con i piedi sulla linea. Dall’altra parte Zaccagni con la palla si accentra spesso e gioca più vicino a Immobile. Il capitano della Lazio mette in difficoltà la difesa dell’Inter con tagli a destra e sinistra alle spalle di Darmian, Acerbi e Bisseck. Ma la Lazio, grazie all’ordine e alla compattezza dell’Inter, non riesce praticamente mai ad arrivare in area o tirare in porta. Dall’altra parte gli uomini di Inzaghi partono prudenti e molto bassi, lasciando il pallino del gioco in mano agli avversari. Il giro palla dei nerazzurri però è lento grazie anche alla gabbia sulla tre quarti di cinque uomini preparata da Sarri, che non fa filtrare palle veloci e fluide dalla difesa al centrocampo interista. L’unico duello che sembra poter spaccare la partita a favore dei padroni di casa è quello Zaccagni-Bisseck, con il numero 31 un po’ in affanno sulla marcatura a inizio gara, per poi trovare le giuste misure e difendere in maniera impeccabile. Il nazionale tedesco comincia anche a salire palla al piede con intraprendenza per creare superiorità, lasciando invece che Bastoni e Acerbi stiano bassi. Il palleggio della squadra di Inzaghi nei primi venti minuti è praticamente solo da difensore a difensore, anche se la sensazione è che l’Inter non stia rischiando di subire gol da un momento all’altro, anzi. Il centrocampo è schiacciato a pochi metri dalla linea difensiva per proteggere la porta di Sommer dagli attacchi della Lazio. 

Ne Dimarco ne Darmian da quinti si occupano di spingere ma piuttosto di coprire e raddoppiare su Felipe Anderson e Zaccagni. Thuram e Lautaro rientrano dietro la linea della palla per difendere ma non riescono a ripartire con il piglio giusto, anche perché i compagni di centrocampo nei primi minuti non sembrano avere gamba per accompagnarli. Poi l’episodio che sblocca la partita, con il capitano dell’Inter bravo a finalizzare l’errore di Marusic nel passaggio. L’Inter prende coraggio, sale di ritmo, si sente in fiducia. A sinistra Dimarco comincia ad allungare il suo raggio d’azione. Mettendo in difficoltà un Lazzari fino ad allora totalmente proiettato in fase offensiva. La Lazio prova a giocare molto sugli esterni, lasciando liberi spazi in mezzo che Mkhitaryan e Barella cominciano a sfruttare con costanza dopo il vantaggio. Specialmente l’armeno, già da qualche minuto prima del gol di Lautaro, aveva cominciato a giocare più avanti, a ridosso delle due punte, per lasciarli meno isolati e accompagnare la manovra. 
Il serpente avvelenato dunque la preda con un’azione fulminea. Ma ci vuole un po’ perché faccia effetto. Allora la Lazio prova anche nel secondo tempo a mettere in difficoltà l’Inter, entrando con il piglio della squadra che vuole a tutti i costi il pareggio. Rovella da play comincia ad alzarsi di più e a giocare anche come incursore, non solo come palleggiatore. L’Inter tiene, e su una ripartenza iniziata dalla solita pressione alta e recupero palla, ammazza definitivamente la gara grazie a Thuram. Il veleno ora fa effetto, la Lazio tramortita non riesce più a essere precisa e brillante nel palleggio, arrendendosi alla forza dell’Inter, che gestisce con cambi ragionati e abbassando i giri del motore, l’ultima parte di gara

Riccardo Despali


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