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Lecce-Inter - Gli inserimenti di Frattesi, la posizione di Asllani, la pressione di Rafia: cosa emerge al Via del Mare

di Redazione FcInterNews.it

L’Inter dei 7 cambi rispetto alla partita di Champions strapazza il Lecce al Via del Mare con un gioco semplice, orientato al passaggio in verticale e di continuo interscambio nello spazio. E nel 2024 le vittorie sono dieci sui dieci per i ragazzi di Simone Inzaghi. 

Lecce-Inter è una partita dura per entrambe le squadre. Quasi impronosticabile. E infatti l’avvio di gara lascia pensare a una partita in bilico per 90 minuti. Il Lecce di D’Aversa tiene il baricentro altissimo e va a pressare il giro palla dei 3 difensori interisti con addirittura 4 uomini. Rafia e Piccoli escono forte su de Vrij mentre Sansone e Almqvist si occupano dei braccetti Bisseck e Carlos Augusto. Nell’Inter diventa fondamentale nel giro palla proprio Audero, che viene chiamato spesso in causa, e che riesce a creare parità numerica nel possesso dal basso con un vero e proprio 4 contro 4, talvolta rischioso. Il Lecce esce uomo su uomo con aggressività e una costante pressione verso l’area di rigore interista. Questo atteggiamento consente all’Inter, dopo un avvio difficoltoso, di trovare misure e spazi per scavalcare la pressione salentina e appoggiarsi direttamente sulle punte Lautaro e Sanchez. Fondamentale da questo punto di vista è il lavoro del play Asllani che, una volta capito di non servire in zona difensiva per farsi dare palla, si alza e si fa trovare dai difensori tra la linea a 4 di pressione del Lecce e i due centrocampisti interni Blin e Ramadan che non sempre riescono a tenere la squadra corta. Da quella zona di campo, senza troppa pressione, il numero 21 nerazzurro può impostare con calma e servire assist decisivi. Anche Frattesi, dopo un avvio timido e troppo schiacciato su Dumfries riesce a correre nello spazio centrale lasciato dai centrocampisti e inserirsi con pericolosità e tempi di gioco. Dall’altra parte anche Mkhitaryan si posiziona centralmente alle spalle di Blin per ricevere palla e inserirsi nei buchi lasciati dal Lecce tra il centrocampo e la difesa. La pressione dei giallorossi va scemando dopo i primi 25 minuti, complice anche il fatto che la difesa non accompagna alta con la giusta intensità e spesso rimane statica dietro in una linea a 4, lasciando troppi metri sulla trequarti ai portatori di palla interisti. 

Anche Lautaro e Sanchez capiscono che quella zona non è presidiata a dovere e si posizionano a turno lì per il dai e vai o ricevere e puntare, facendo salire la qualità delle giocate interiste di minuto in minuto. Con l’assenza di Thuram, è il cileno che svolge di più il lavoro di raccordo col centrocampo mentre Lautaro scappa spesso in profondità tenendo sempre in apprensione Baschirotto e Touba.
Il Lecce, che nei primi minuti aveva anche provato a rendersi pericoloso con le ali Sansone e Almqvist, cala di ritmo e si fa avvolgere dal giro palla preciso e spesso orientato alla verticalità dei nerazzurri. Il riferimento offensivo Piccoli non riesce mai a prendere le misure a de Vrij. L’olandese lo anticipa costantemente e riesce anche a ripartire spesso palla al piede creando superiorità in attacco. Rafia sulla tre quarti non riesce a giocare la palla con qualità e oltre la pressione forte senza palla dei primi minuti sul giro avversario, combina gran poco. Il secondo tempo parte per qualche minuto sulla falsa riga del primo, con un Lecce arrembante alla ricerca spasmodica e disordinata della palla e con un Inter calma che gira in difesa coinvolgendo sempre Audero per far saltare la pressione salentina. Ma poi la macchina perfetta di Simone Inzaghi alza i giri del motore, sfruttando con la corsa gli enormi spazi lasciati dal Lecce tra centrocampo e difesa. Da questo punto di vista sale in cattedra Frattesi, che con le sue qualità di corsa e inserimento spacca la partita e ricaccia il Lecce sempre sulla propria tre quarti. Infatti con il passare dei minuti la pressione salentina svanisce del tutto, trasformandosi in un presidio delle posizioni molto attendista e impreciso, con l’Inter che assale gli spazi fagocitando tutto ciò che si trova davanti. La partita è chiusa in 55 minuti. Quelli che restano alla fine sono solo una formalità, con l’Inter a dominare il gioco e con il Lecce chiuso, impacciato e fisicamente a terra che attende solo il triplice fischio.

Riccardo Despali


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