Muntari è ordinato, Coutinho fa anche il terzino
L’Inter esce dal Ferraris con tre punti veramente pesanti, frutto di una gara non bella, ma molto concreta, vinta con il minimo sforzo. Il terreno di gioco, che definire in non perfette condizioni è solo un eufemismo, non ha favorito di certo la fitta ragnatela di passaggi nerazzurri, facendo fallire un gol a Samuel Eto’o, che ieri sera non è andato a segno dopo tante partite. L’estetica della gara di Milano contro la Sampdoria ha fatto posto alla concretezza di Genova. L’Inter ha fatto il massimo col minimo sforzo, non ha creato tantissime occasioni da gol, merito di una mossa astuta di Gasperini, che ha francobollato Ranocchia su Sneijder, ma ha portato a casa il bottino. Benitez, nel suo undici iniziale, sceglie ancora Biabiany, lasciando fuori Pandev e lanciando Davide Santon. Gasperini opta per un 3-4-2-1, che in fase difensiva diviene un 5-3-2, con Ranocchia, come detto prima, attaccato su Sneijder, pronto a non far girare l’olandese e con il compito di ripartire. Toni la davanti a fare legna contro Lucio e Samuel.
DA TOPPA A UOMO CARDINE- L’Inter cerca di fare la partita. Maicon sembra poco ispirato come nelle passate uscite, Coutinho conferma i suoi progressi, facendosi apprezzare anche per dei recuperi difensivi, Sneijder è bloccato così come Eto’o. La tattica di Gasp funziona e l’olandese viene imbottigliato dalla mediana genoana. Sono rare le opportunità per i nerazzurri, ma quando Wes si divincola riesce a mandare dentro il baby brasiliano, abile con i suoi tagli a presentarsi davanti ad Eduardo. Al 19esimo la svolta data dal destino: Cambiasso si ferma. Rafa scova in panchina Muntari. Il ghanese entra e sembra subito a suo agio. Si prende la responsabilità di giocare la palla, è preciso in copertura e detta anche i tempi di gioco, arrivando anche nella trequarti avversaria e mettendo sul piede di Eto’o un pallone che il camerunese doveva solo spingere in porta. Il Genoa in avanti è poca cosa e riesce solo a essere pericoloso quando Toni fa sponda per Mesto e gli altri.
GESTIONE OCULATA MA SQUADRA UN PO’ BASSA- Nel secondo tempo il copione non cambia. L’Inter però non affonda più, ma neanche il Genoa fa male. La prima parte di gara scivola liscia, con i nerazzurri che non sfruttano alcune buone ripartenze. Gasperini cambia e passa al 4-4-2, con gli ingressi di Destro e Zuculini che prendono il posto di Chico e Mesto. L’obiettivo è di allargare l’Inter e sfruttare il doppio centravanti, ma a parte un colpo di testa di Toni, ben bloccato da Castellazzi (subentrato all’infortunato J. Cesar), ed un sinistro pericoloso di Criscito, i nerazzurri non soffrono, tenendo comunque poco la palla e abbassandosi un po’, anche perché anche Benitez schiera Cordoba al posto di Biabiany, dopo che il tecnico rossoblù aveva provato la carta della disperazione Boakye, pericoloso con un destro che passa vicino al sette. Dainelli è la seconda carta della disperazione: il centrale difensivo diviene la quarta punta rossoblù, ma non incide sul risultato.
L’Inter passa, ed è questo quanto basta. Una squadra meno bella rispetto alle due gare con Tottenham e Sampdoria, molto vicina a quella di Cagliari. Ma gli infortuni, ai quali si aggiungono Lucio, Julio Cesar e Cambiasso, fanno la parte del leone. Benitez, una volta recuperati appieno i vari Milito e Pandev, farà cambiare marcia alla sua squadra.
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