Primo tempo, Inter perfetta nella zona cieca. Poi solita ipocondria
Doveva essere la partita che avrebbe rilanciato l'Inter verso un'insperata qualificazione. E' stata invece l'ennesima brutta figura di questa stagione, con un sapore ancora più amaro perché, dopo il buon primo tempo, l'epilogo immaginato doveva essere ben diverso.
PRIMO TEMPO BRILLANTE - Pioli schiera la squadra con un sistema di gioco che fonde il 4-3-3 e il 4-2-3-1; Banega parte come terzo centrocampista di sinistra, con Melo davanti alla difesa e Brozovic sulla destra. Davanti, insieme a Icardi, ci sono Eder e Candreva. Il ruolo di trequartista, quello che deve dare maggiore sostegno a Icardi, lo interpretano sia Banega, che alza il proprio raggio d'azione, sia a turno uno tra Candreva ed Eder, che accentrano la propria posizione andando a cercare il fraseggio stretto, portando quindi molti uomini vicino al pallone e di conseguenza i difensori avversari, per poi aprire sull'esterno opposto e arrivare al cross o alla conclusione. E' una tattica vincente, che manda in confusione la fase difensiva avversaria che non riesce mai ad accorciare adeguatamente sul giocatore che va ad occupare quella terra di nessuno tra l'attacco e il centrocampo nerazzurro. Dopo l'1-0 firmato Icardi, che con un gran movimento sul primo palo anticipa la difesa avversaria insaccando il bel pallone di Eder, è proprio grazie ad una serie di passaggi corti e veloci che l'Inter riesce a liberare, nella zona cieca del campo, Brozovic, che poi è abile a trovare il palo lontano con un bel sinistro a giro. E' una buona Inter quella del primo tempo, perché sia Eder sia Candreva trovano sempre lo spazio per farsi servire e creare gioco, proprio come Banega. Brozovic può con costanza accompagnare l'azione offensiva, anche perché Melo è vigile e abile a mantenere la posizione, senza commettere gli errori di Kondogbia nel derby, che raramente ha saputo dare l'adeguata copertura agli inserimenti del 77. Per questo infatti nel primo tempo l'Hapoel Be'er Sheva non riesce mai a verticalizzare con pericolosità: dall'iniziale 3-5-2, i padroni di casa a metà primo tempo tolgono un difensore come Taha per inserire il centrocampista di qualità Radi, passando al 4-3-3. Nonostante questo accorgimento, l'Inter mantiene il controllo del campo e chiude il primo tempo in vantaggio 2-0, facendo presagire una seconda frazione di pura gestione.
BLACK THURSDAY - Invece l'Inter nella ripresa commette un grave errore di presunzione, dimenticandosi di essere una squadra in convalescenza e pensando di poter giocare solo i primi 45' dei 90' che completano le partite per vincere. Icardi ha anche la palla del 3-0, colpendo la traversa da posizione defilata, ma è solo un'illusione. Il Be'er Sheva alza il proprio ritmo di gioco, l'Inter non riesce più a far girare la palla con qualità come nel primo tempo, subendo la pressione avversaria. Icardi non riesce a dare profondità, e quindi la squadra entra in una fase di affanno che si conclude con il gol dell'1-2 di Lucio Maranhao. Rete avversaria su cui ha grandi responsabilità Miranda, che perde l'uomo su un cross molto prevedibile e quindi di facile lettura dalla trequarti. E' il gol che dà la carica decisiva all'Hapoel, mentre manda in totale confusione l'Inter. Pioli prova a correre ai ripari inserendo Perisic per Eder, con l'idea di punire in contropiede l'avversario in cerca del gol, m il copione non cambia. Come un malato che non prende la dovuta medicina e inizia a soffrire di ipocondria prima che di reali mali, l'Inter perde ogni certezza e si scioglie su se stessa. Quasi inevitabile il gol del pareggio, che però ancora una volta arriva da una situazione di gioco che era tutt'altro che pericolosa: un lancio lungo sul quale Murillo non scatta con il dovuto anticipo, facendosi scavalcare dal pallone e permettendo a Buzaglo di arrivare da solo davanti ad Handanovic, che con una mossa di karate porta a casa espulsione e rigore. Due errori, quelli di Miranda e Murillo, che dimostrano come la fase difensiva dell'Inter fin dall'inizio sia palesemente danneggiata da una costante mancanza di concentrazione che non è ammissibile per giocatori di questo livello. Nel finale il gol beffa del 3-2 con tutta la squadra gettata in avanti in cerca del gol vittoria. Alla fine l'Inter perde ed esce meritatamente dall'Europa League con la coda tra le gambe. Come contro il Milan, ci sono degli aspetti positivi da cui ripartire, ma bisogna in grande fretta liberarsi delle tossine altrimenti qualunque terapia sarà superflua.