Salernitana-Inter - Partita intensa e senza esclusione di colpi… fino all’arrivo del ciclone argentino
62’, 77’, 85’, 89. Non sono i numeri del Superenalotto. Sono il segno temporale del ciclone Lautaro Martinez, abbattutosi su Salerno lasciando non pochi danni all’Arechi. L’angolo tattico non può che partire da qui. Dai quattro gol in 38 minuti del Toro argentino, primo giocatore in Serie A a segnare così tanto da subentrato in una partita di campionato. Il triplo cambio di Inzaghi al 54’ con dentro Asllani, Mkhitaryan e Lautaro infonde una scossa potente ai nerazzurri, fino a quel momento alle prese con una partita ad alta intensità con ondate offensive cadenzate da entrambe le parti, che sarebbe potuta finire con qualsiasi risultato. Henrikh prende il comando delle operazioni e con il suo dinamismo e superiorità tecnica fa alzare il baricentro ai suoi, che cominciano a piantarsi stabilmente sulla trequarti avversaria e creare occasioni. Ci pensa poi Lautaro a fare il resto con inserimenti perfetti nel tempismo, tiri, aperture sugli esterni, dai e vai, dribbling e una ripartenza letale orchestrata con Tikus in occasione del gol che stappa la partita. La seconda sliding door del match, meno devastante del ciclone argentino ma psicologicamente rilevante, è il gol annullato alla Salernitana per fuorigioco di Legowski al 66’. Il VAR cancella l’entusiasmo della squadra campana, fino a quel momento in partita, e riesce a dare quella convinzione in più all’Inter per buttare il cuore oltre l’ostacolo e chiudere definitivamente i conti.
Mare in tempesta. La partita inizia a ondate alte e pericolose, di quarto d’ora in quarto d’ora. Salernitana e Inter sono due pugili al primo round che cominciano a dare e incassare un volume di colpi impressionante senza mai dare il minimo segno di cedimento. Nei primi 15 è l’Inter a creare delle occasioni grazie a un avvio deciso ed elettrico di tutti i suoi effettivi. Gli esterni Carlos Augusto e Dumfries prendono stabilmente campo e riescono sempre a mettere pressione alla Salernitana, schierata a 3 dietro sulla carta con Daniulic, Gyomber e Lovato, ma di fatto con una difesa a 4 con Bradaric che si abbassa per prendere Dumfires o Thuram e Lovato che scala al centro a fare coppia con Gyomber. l’Inter risponde con una mossa interessante sul centrosinistra. Klaassen, dinamico ma non ancora entrato al cento per cento nei meccanismi di squadra, spesso si allarga a sinistra e libera spazio davanti per gli inserimenti a turno di Carlos Augusto, Sanchez e Thuram. Da quel lato arrivano i pericoli, ma la Salernitana regge. Lo stesso Sanchez si abbassa spesso a legare il gioco e pulisce palloni in maniera impeccabile. Thuram invece gioca in verticale e di presenza in area di rigore. Fa il 9 puro. Il secondo quarto d’ora di gara è targato Salernitana. Dopo aver aspettato e resistito agli affondi interisti, gli uomini di Sousa alzano il baricentro e cominciano a giocare veloci a due tocchi grazie alla tecnica di Cabral, Martegani e Legowski. L’Inter si abbassa rispettando il momento e cerca di contenere i danni. Dia, schierato da punta centrale, si allarga a fare gioco a destra o sinistra e libera spazio in mezzo per gli inserimenti di Cabral e Martegani, che mettono in apprensione la difesa “pesante” Pavard-Devrij-Acerbi. Nell’ultimo quarto d’ora del primo tempo torna a regnare l’equilibrio, con poche occasioni. Le squadre prendono fiato dopo un avvio esasperante e si riservano di giocarsi tutto nel secondo tempo. Quel secondo tempo dove il ciclone argentino domina in lungo e largo, prendendosi la scena e annullando i buoni propositi di un’ottima Salernitana.
Riccardo Despali