Udinese-Inter - I tagli di Dimarco, il cambio modulo, il blocco a 3 sulla trequarti friulana: le chiavi del match
Inter al cardiopalma. Domina l’Udinese per 95 minuti e rischia la sconfitta. Ma la forza di volontà e la cattiveria agonistica degli uomini di Inzaghi permettono di uscire dal Blu Energy Stadium con altri 3 punti fondamentali per potersi cucire lo scudetto addosso.
L’Inter approccia la gara decisa, anche se il giro palla nerazzurro è un po’ impacciato e da dietro c’è qualche errore tecnico di troppo. Ma la volontà dei nerazzurri è chiara: dominare la gara e chiudere il la partita il prima possibile. La catena di sinistra con Carlos e Dimarco funziona di più di quella destra. Il 32 è l’uomo che mette in difficoltà la linea difensiva a 5 dell’Udinese con tagli profondi sulla linea degli attaccanti da sinistra verso destra e corse in fascia pestando la linea per il dai e vai con Mkhitaryan. Quando Dimarco corre e taglia, Calha o Barella provano la palla alta a scavalcare il centrocampo per servirlo sulla corsa. Carlos è attento dietro e ogni tanto si concede qualche incursione centrale palla al piede per creare superiorità numerica. A destra la coppia Pavard e Dumfries è più impacciata e lenta, con l’olandese che non riesce mai a prendere le misure sul proprio uomo Kamara e spesso è troppo basso e schiacciato in fase di possesso, rendendosi poco pericoloso in fase offensiva. L’Udinese sceglie di far defluire il gioco interista sulle fasce e creare densità in mezzo, soprattutto con un blocco di tre uomini in posizione ibrida tra i 3 difensori interisti e i 3 centrocampisti. Quando ha palla la difesa dell’Inter, Thauvin Samardzic e Pereyra schermano il possesso non andando ad aggredire alto, ma restando a metà strada in blocco tra i difensori e Barella, Calhanoglu e Mkhitaryan, così da impedire un giro palla veloce e un’imbucata centrale. Con questo muro a 3, Barella e Calha sono costretti ad abbassarsi sulla linea difensiva e defilarsi per prendere palla e cercare di far partire l’azione con qualità. Quando uno dei due si abbassa, i due centrocampisti che fanno da filtro all’Udinese Zarraga e Wallace possono alzarsi in pressione, andando ad aggiungere densità centrale sulla trequarti.
L’Udinese lavora bene con le marcature preventive e le scalate e difende con un blocco basso, quasi granitico, disposto con un 5-2-3 da Cioffi, non proponendo però nulla a livello offensivo. Solo Thauvin prova con i suoi guizzi e intraprendenza a stressare la linea interista, con un Acerbi attento e in anticipo sull’attaccante francese. I due attaccanti dell’Inter allora provano a venire fuori dalla gabbia dell’Udinese e dalla superiorità numerica della linea a 5 difensiva bianconera e provano a lavorare palla fuori dalle marcature da trequartisti a turno per far salire la mezzala o l’esterno. Soprattutto Lautaro con il passare dei minuti viene sempre più fuori e partecipa alla manovra, togliendo però il peso offensivo, affidato spesso al solo Thuram. La ThuLa non riesce a dialogare in verticale con rapidità come era solita fare soprattutto tra gennaio e febbraio, segno che il 10 e il 9 hanno il fiato corto e non sono lucidi al 100% dopo un’infinità di minuti giocati in stagione. La mossa tattica di Inzaghi di togliere il play per mettere Sanchez trequartista paga: nonostante il cileno sia confusionario e rischi più volte di perdere palle sanguinose, è l’unico che forza il passaggio in verticale per la corsa degli esterni, e riesce a far girare l’Inter dalla tre quarti in poi con una marcia in più. Anche l’ingresso di Frattesi mette in apprensione la linea difensiva dell’Udinese, con un uomo in più da marcare negli inserimenti, che attacca feroce la profondità e riempie l’area di rigore. Ed è proprio il 16 il più pericoloso nell’ultimo quarto d’ora, con 3 occasioni create oltre al gol vittoria al 95esimo.
Riccardo Despali