Una squadra vittima della disorganizzazione
Pressing alto, aggressività e ripartenze, queste le armi con cui Colomba spera di fermare l’Inter al Tardini. Dal canto loro, orfani di Maicon e Thiago Motta, i nerazzurri si presentano con il solito 4-3-1-2, equilibrato grazie al combo argentino Cambiasso-Zanetti, che evitano pericolosi sbilanciamenti in attacco. Ma siccome la coperta è quella, coprendosi i piedi Leonardo lascia scoperta la testa e i suoi non riescono a creare nulla in attacco. Colpa anche di un gioco troppo accentrato, che esalta l’organizzazione difensiva alla Schalke del Parma. Inoltre, a sinistra la tendenza ad accentrarsi di Stankovic lascia solo soletto Chivu, che non riesce a salire con la quantità e qualità auspicata. Il reparto offensivo nerazzurro patisce anche il girovagare di Eto’o, che abbandona Pazzini negli ultimi sedici metri e va a cercare fortuna verso la metà campo. Amauri e soprattutto Giovinco sono le spine nel fianco della difesa nerazzurra, ancora impreparata in occasione della rete ducale al 35’.
Nella ripresa entra Sneijder al posto di Chivu, con Zanetti che si sposta a destra (Nagatomo a sinistra) mantenendo invariato il 4-3-1-2. L’ingresso di Milito al posto di Pazzini non cambia nulla dal punto di vista tattico, visto che il baricentro nerazzurro è già più alto rispetto al primo tempo. La replica di Colomba è Candreva per Valiani, senza variare schieramento. A un quarto d’ora dalla fine Leonardo si gioca la carta Pandev, togliendo Kharja e passando al 4-2-3-1, con Cambiasso e Stankovic mediani. L’abbondanza di giocatori offensivi però non serve per raddrizzare il risultato, anche perché le voragini in difesa aumentano e in attacco governa la confusione.
- La riproduzione anche parziale dell'articolo è consentita solo previa citazione della fonte FcInterNews.it. I trasgressori saranno segnalati a norma di legge.