Vittoria alla genovese: sterilità, gol e gestione
Il collaudato 4-4-2 di Ranieri fa capolino anche al Manuzzi di Cesena, con il solito cambio di interprete sulla fascia sinistra di centrocampo. Dopo Poli a Genova, stavolta tocca a Coutinho dare brio alla linearità del gioco nerazzurro. Arrigoni (4-2-3-1) punta sulla qualità dei suoi giocatori, rinati nell’ultimo mese con 4 vittorie nelle ultime 5 partite e trascinati da un Mutu in grande spolvero. I romagnoli scelgono la strada dell’aggressione ai portatori di palla di Ranieri, che faticano a costruire gioco dalle retrovie e sovente si vedono costretti a scaraventare il pallone nella metà campo avversario se non addirittura in fallo laterale. È il movimento di Mutu a dare imprevedibilità all’attacco dei padroni di casa, che fanno tutto benissimo sugli esterni ma non riescono a finalizzare per mancanza di un uomo d’area di rigore. L’Inter, che invece ne avrebbe due, non riesce a servirli con puntualità e, pur mantenendo il possesso del pallone, fatica a infilarsi nella difesa bianconera, ben organizzata. Il pressing del Cesena e la lentezza nella costruzione nerazzurra contribuiscono a rendere troppo prevedibile l’attacco degli ospiti, privo della vena creativa di un Coutinho in crisi d’identità.
Delle due punte interiste, è Milito che accorcia verso il centrocampo alla ricerca di palloni utili e li porta in velocità verso l’area di Antonioli, trovando però in Pazzini scarsa assistenza. Manca, in altre parole, quell’elemento in mezzo che possa estrarre dal cilindro la giocata decisiva. Ottima la copertura degli spazi del Cesena, che arriva sul pallone prima dell’avversario e riparte con una velocità impressionante, grazie al lavoro sugli esterni di Candreva (che si accentra con intelligenza, al contrario di Coutinho) e Ceccarelli, inesauribili. Non sorprende che Ranieri, nell’intervallo, sostituisca uno spento Cou con Obi, che lo priva della fantasia brasiliana (inespressa) ma gli permette di dare più equilibrio al centrocampo, oltre che di disporre di un crossatore (e un corridore) dalla fascia mancina.
Nella ripresa il Cesena crea un paio di buone occasioni, più a causa di un piazzamento inefficace della retroguardia interista. In attacco, però, i nerazzurri crescono e soprattutto con Maicon cominciano a cercare i compagni in area. Dopo la rete di Ranocchia, Arrigoni cerca un rimedio all’assenza di un finalizzatore e propone contemporaneamente Bogdani e Ghezzal, rispettivamente al posto di Eder e Ceccarelli. L’albanese prende il posto tatticamente del brasiliano, garantendo ai romagnoli qualche centimetro in più in area. Come a Genova dopo la rete di Nagatomo, l’Inter prova a decelerare e a gestire il prezioso vantaggio, aspettando magari il momento buono per colpire. A 10’ dalla fine Ranieri richiama Pazzini, non proprio in giornata, per inserire Forlan. L’uruguagio è più di movimento e garantisce alla squadra una migliore copertura della metà campo avversaria. Con la scelta di mantenere il pallino del gioco e rallentare, il Pazzo è meno utile di Milito.
Nel finale, con il Cesena proteso in avanti alla disperata ricerca del pareggio, Arrigoni sostituisce Lauro con Benalouane: entrambi difensori, il secondo è senza dubbio più abile nell’area avversaria e in pratica va a fare l’attaccante aggiunto. La replica di Ranieri è Stankovic al posto di Milito, con i nerazzurri che passano a un 4-5-1 con mediana di palleggiatori e mantengono questo posizionamento fino al termine del match.